Salve, mi chiamo Gianni, sono un ex marinaio, ed un ex istruttore di  vela; nonostante queste mie ex attività rimango ancora un appassionato di mare; ho un´ottima capacità manuale ed avrei pensato di metterla a frutto costruendomi il sogno della mia vita. Un cabinato a vela di circa 9 mt. l.f.t. per effettuare delle piccole e medie crociere con la famiglia, conciliando il più possibile, la comodità (e la sicurezza) che una famiglia ha bisogno, con delle discrete prestazioni alle varie andature.
Viste le premesse, mi servirebbero se possibile, dei consigli: sul progetto da acquistare; sul tipo di barca; sui metodi costruttivi; sui libri da leggere; dove trovare le informazioni necessarie; quali materiali usare. Ecc.....

Ciao Gianni,
9 metri cominciano ad essere abbastanza impegnativi...non me la sento di darti consigli su uno specifico progetto anche perchè non conosco le tue capacità manuali che in questo caso dovrebbero essere notevoli.
Ad esempio Francesco con il suo Vania ha fatto ricorso ad uno scafo già stampato, soluzione che potresti percorrere con un discreto risparmio di tempo e non ultimo anche di denaro.
Invece Fausto e Daniele con il loro Bohené in costruzione hanno delle conoscenze e capacità manuali che in Italia pochi hanno, anche tra i professionisti ed hanno maturato una buona esperienza costruendo anche barche più piccole.

In ultimo (ma non ultimo) per intraprendere questa avventura mi piacerebbe sapere se qualcuno mi può indicare su quale ordine di spesa sto andando incontro, l´aspetto economico, sarà per me un aspetto importante, e sarò costretto ad affrontare la costruzione in modo da risparmiare dove possibile.

Molto dipende anche dalla zona dove ti trovi: se ci sono grossisti di materiali ed attrezzature. Considera che da questi puoi ottenere sconti, offerte, buoni consigli e vederti le cose direttamene, un po' meglio che su cataloghi.
I costi dipendono anche molto dal grado di rifinitura che vorrai dare alla tua barca.
Non dimenticare però che una barca ben rifinita (anche se autocostruita) un domani si vende meglio che una costruzione "povera". Aumentano quindi le possibilità di rientrare dell'investimento se non di guadagnarci e recuperare il costo del lavoro.
Nella fase di acquisto di scafo o progetto entra anche nel dettaglio (magari con un parere preventivo di un ente di certificazione) della categoria di omologazione per la navigazione.
Impianti e attrezzature spesso costano più della costruzione dello scafo (motore, impianto elettrico, idraulico, rigging ecc) e sono funzioni molto variabili.
Cerca di valutare bene queste variabili e di considerare con attenzione l'impegno (di qualche anno) che stai prendendo. In Italia, come nel mondo, ci sono molte barche nei garage ferme a metà costruzione.... per stanchezza, perdita di interesse per il troppo tempo necessario, costi elevati ecc.
Oggi una barca sui 9 metri può costare ad un cantiere dai 60.000 E al doppio. Dipende molto dal tipo di attrezzatura e dalla costruzione e, cosa molto importante, dalla navigazione alla quale la vuoi sottoporre.
La stessa barca di 9m per fare delle gite sottocosta é una cosa, un'altra cosa é volerci fare il giro del mondo in termini di resistenza dei materiali e dell'attrezzatura.
Data la tua esperienza di vela non ti dovrebbe essere difficile valutare anche questi aspetti.
buon vento!
Webmaster


Ciao Gianni, ho appreso che anche tu vuoi entrare a far parte del mondo degli autocostruttori.
Ho anche letto le risposte che ti sono pervenute e trovo che siano sufficientemente giuste ma incomplete.
L'autocostruzione sottintende una quantità molto estesa di tempo, ed uno spazio sufficiente per costruire.
In termini economici, sicuramente se uno ha gli spazi sufficienti è conveniente, ma se bisogna considerare l'affitto di uno spazio per un tempo alquanto lungo per la costruzione, la cifra ipotizzata che inizialmente per una barca di 9mt è racchiusa in poche migliaia di euro per i compensati ed i masselli.
Considerando quanto detto circa i costi che sono poi la voce primaria per sbilanciare una scelta a favore dell'autocostruttore se non una passione viscerale per la costruzione, è ipotizzabile anche un'altra soluzione per non eludere la possibilità di autocostruirsi la barca. Farsi allestire scafo, coperta e struttura da un cantiere artigianale e realizzare la finitura, gli interni, e tutte le altre parti quali bulbo, timone in casa nel tempo che il cantiere costruisce la carena, così da avere tutto pronto per essere montato e mettere in acqua la barca in un lasso di tempo ridottissimo, essendo la costruzione demandata al cantiere quella che ha un maggior dispendio di ore.
Prendi in considerazione anche questa faccia della medaglia e Buon Vento.
Ciao Alessandro


[indice]


> Vorrei costruire un motoscafo fuoribordo in vetroresina, mi servirebero
> consigli sia su come fare che su che libri comprare.
Carlo Aberto
>
La vetroresina cioé il composto di diversi strati di tessuto di vetro e di resina (vinilestre, poliestre o epossidica) si lavora su stampi femmina.
Va da sé che per ammortare il costo di uno stampo occorra da questo tirar fuori un certo numero di esemplari.
Qualcuno ha provato tecniche intermedie ma i risultati sono abbastanza dubbi.
Per la costruzione di esemplari unici conviene adottare materiali e tecniche diverse.
Chiaramente la materia è ampia e non posso esaurirla in una mail.
Diciamo che comunque un motoscafo si presta bene ad essere costruito in compensato marino. A sua volta il compensato può essere rivestito all'esterno in vetro + resina epossidica o con finalità di protezione o addirittura strutturali; questo dipende dal progetto. Quello che ne esce, se ben costruito, è uno scafo migliore della comune vetroresina per molti fattori quali leggerezza, rigidità e non ultima una migliore vivibilità della barca nonchè del cantiere (dopo vent'anni la resina poliestere o vinilestere ancora puzza).
Nella pagina Biblioteca trovi elencati parecchi titoli. Per introdurti potresti leggere "Costruirsi una barca in legno" di Gutelle o "la barca in vetroresina" di Streiffert entrambi in italiano editi da Mursia, in inglese c'è Boat Building di Sam Devlin che è un ottima guida per la tecnica cuci&incolla - Luigi



> Salve,sarò un architetto non prima di confrontarmi con un 24 metri a
> vela!...
> Sapreste dirmi quant'è lo spessore di scafo e paratie (strutturali e non)?

beh, vedo che punti in alto....
Comunque quando si deve determinare una dimensione prima si mette a fuoco il tipo e il carico di lavoro, il fattore di sicurezza e  il materiale da impiegare.
Circa  dimensionamenti (legno, vtr, acciaio, allluminio) puoi far ricorso al libro di Dave Gerr "Boat Strength" e a "Boat Data Book" di Ian Nicolson. Entrambi si fondano sulla tumb rule espressione della praticità e pragmatismo anglosassoni.
Questi vanno presi come punti di partenza.
Puoi anche avvalerti delle pubblicazioni del Rina o LLoyds.

> Inoltre vorrei sapere se è staticamente corretto( e precisamente
> perchè)collocare dinette e cucina in asse con la deriva.

Proverò a darti qualche risposta dall'alto della mia esperienza di progettista di barche di tre metri.

Sotto il profilo statico in generale non ci sono problemi; questi semmai cominciamo quando ci si mette la dinamica.
La barca in genere è il frutto di tutta una serie di compromessi.
Anche la scelta delle sistemazioni segue questa linea.
La cucina è uno degli elementi più complessi in quanto deve tener presenti molti fattori. Deve essere comoda in genere e funzionale ma al tempo stesso deve fornire adeguati appoggi quando si è sbandati.
I fornelli dovrebbero basculare in asse con i fuochi allineati in modo da equilibrare i pesi.
In più su un ventiquattrometri è probabile che l'armatore abbia molti ospiti e comunque che la cucina sia frequentata da un cuoco professionista.
Se la cucina della barca che stai progettando è usata dalla moglie dell'armatore è una cosa, se sarà usata da un cuoco pagato è un'altra.
Chiaramente (qui lo dico e qui lo nego) sarebbe auspicabile la seconda ipotesi che lascerebbe più libertà al progettista.
Nelle barche dai 6 ai14m penso che il miglior posto per una cucina sia a murata con andamento ad L nella parte più alta della cabina che di solito è quella immediatamente a ridosso del tambuccio. Hai anche migliore aereazione e si passano facilmente le pietanze o la tazza di caffè caldo al pozzetto.
Però se  progettassi la mia barca da 24m (e avessi adeguata servitù) metterei la cucina in un posto lontano dalla dinette e cabine salvando la barca dagli odori.
Chiaramente ogni sistemazione prossima alla parte centrale della barca gode della minore escursione per rollio e beccheggio ma  non tutto può trovare posto al centro (dinette wc cucina carteggio ecc).
A parte i compromessi legati alla funzionalità  noto che entrano in gioco molti altri fattori non ultimi l'estetica e l'affermazione di status.
Se fai un giro sui maxi al  salone di Genova puoi vedere molte soluzioni che un "marinaio" giudicherebbe folli o comunque inaccettabili.
E a sentire molti, pare che le barche dove si cucina in navigazione siano poi molto rare. Di solito lo spaghettino si fa in porto o al massimo in rada.
Quindi penso che prima di individuare la posizione della cucina bisogna fare una approfondita indagine sulla destinazione effettiva dell'imbarcazione.
Le esigenze di un giramondo sono molto differenti da quelle di una barca da regata , di una per  charter, di una che fa crociere a ospiti paganti facendo tappa ogni sera in un porto diverso o di una che è destinata ad essere stabilmente ormeggiata in banchina a porto Cervo per ricevere l'amico industriale o l'avvenente pin-up.
Capito questo non è difficile regolarsi di conseguenza.
Luigi

Ciao futuro Architetto,
la tua richiesta di suggerimenti mi sembra un tantino vaga per essere elusa completamente.
I consigli sulle pubblicazioni di riferimento siono giusti, ma, essendo un progettista navale, mi spaventa un pò notare che nella progettazione di una barca in special modo di dimensioni ragguardevoli, 24mt dove i carichi sulla struttura sono dell'ordine delle migliaia di chili, ci si preoccupi più dove mettere il blocco cucina piuttosto che pensare a dimensionare correttamente senza aggiungere pesi inutili o peggio ancora sottodimensionare la struttura. I manuali sono utilissimi per dare una indicazione dei dimensionamenti, ma ogni barca in funzione delle sue linee ha carichi differenti che è meglio calcolare prima con le reali prestazioni che raggiungerà la barca.
Una barca leggera subirà sollecitazioni differenti e talvolta maggiori da quelle di una barca dislocante - impatto sull'onda ecc.-
Per quanto riguarda la disposizione degli interni, il tutto è rimandato alle preferenze dell'armatore piuttosto che ad una vera e propria tendenza progettuale.
Spero che tali informazioni ti possano essere di aiuto.
Saluti Alessandro



 Premetto che non ho mai costruito una barca. Vorrei farlo, ma non so da dove
> cominciare. Autatemi a farlo la cosa mi eccita e non vedo l'ora di cominciare.
> La mia intenzione è di costruirne una piccola 4 o 4,5m.
>
> Grazie
>
> A.
>
Prerequisiti particolari non ne vedo se non quello di avere uno spazio adeguato a disposizione.
Se giri tra le esperienze pubblicate sul nostro sito puoi vedere che si può anche fare la barchetta in salotto ma valuta attentamente queste soluzioni anche considerando la pace familiare come una risorsa non illimitata.
Una volta che sai di poter contare su uno spazio adeguato allora puoi guardarti intorno: La BCA-Demco Kit vende un piccolo catalogo di piani con delle indicazioni di massima sulle tecniche di costruzione. Molte indicazioni puoi trovarle sui vari siti dei progettisti.
Perdi un po' di tempo tra le pagine dei Link e, se vuoi approfondire, anche tra quelle della Biblioteca.
Ci sono molti libri sull'autocostruzione, alcuni fatti molto bene. In giro troverai molti disposti a darti un buon consiglio (anche troppi!) ma "l'arte"  devi impararla da te. Del resto essere autocostruttore è anche un po' essere autodidatta. Se poi trovi un maestro d'ascia che ha il tempo e la voglia di insegnarti gratuitamente il mestiere vuol dire che sei proprio molto fortunato e che potresti mettere più profiquamente a frutto questa tua dote con il superenalotto.
Valuta bene il tipo di barca che vuoi costruire e informati sulle tecniche necessarie, sulla reperibilità e costo dei materiali, sul tipo degli attrezzi necessari.
Nessuno prima di autocostruirsi la prima barca ne aveva costruita una.
Quelli che se la costruiscono di 10 metri magari prima ne hanno fatta una di 3 e si sono chiariti le idee...
Ma di tutti quelli che hanno pubblicato le loro esperienze sul nostro sito, nessuno è un professionista. Quindi se ci sono riusciti loro ci puoi riuscire anche te!
Una raccomandazione generica che mi sento in dovere di fare è quella di non sopravvalutarsi nell'impegnarsi in una costruzione troppo impegnativa.
Per IMPEGNATIVA mi riferisco sia alle dimensioni che alle tecniche di costruzione.
Se per costruire una barca di 3 metri ci vogliono 100 ore di lavoro non è detto che una di 6metri si possa fare in 200. Stesso discorso per i costi.
Quando trovi indicato per un progetto un tempo previsto di 150 ore significa che in un week-end di duro lavoro puoi arrivare al massimo a 20 ore e quindi 150 ore sono almeno 7,5 week end cioé due mesi ma che possono diventare 4 con gli inconvenienti (troppo freddo, troppo caldo, troppo umido, le ferie, l'influenza ecc), con il trovare i materiali ecc.
Un'altra raccomandazione te la farei circa il grado di rifinitura della barca.
Una barca autocostruita non dovrebbe apparire come una barca fatta in casa!
Ci sono molte vie di mezzo tra il ninnolo da salotto e la zattera del naufrago: cerca di trovarne una!
(la zattera: può succedere che in garage ti appaia bellissima ma poi magari sulla spiaggia ti fa vergognare  - Il ninnolo: talmente bella da vedere che ti dispiace metterla in acqua per non rovinarla).
A mio avviso possono essere prese a riferimento le barche dei pescatori: molte sono ben tenute e "virilmente" rifinite.



Misure americane, per esempio 0-4-7.
0 è il piede
4 sono i pollici
7 cos'è.......?
In centimetri quanto viene?
Se qualcuno mi illumina ne sono grato.
Giorgio

E' lo standard americano.
La prima cifra sono piedi (1 piede = 30.48 cm)
La seconda cifra sono pollici (1 pollice = 25.4 mm)
La terza cifra sono OTTAVI di pollice (1/8 pollice = 3.175 mm)

Spesso, a fianco alla terza cifra, si trova un segno "+" o "-" che
indica che bisogna rispettivamente aggiungere o sottrarre 1/16 di
pollice.

Nel tuo caso, 0-4-7 equivale a 123.8 mm.

Ciao e bv

Pippo



sto progettando un picco di una randa....

Le manovre di un picco di una randa aurica fondamentalmente sono due:
-drizza della gola
-drizza della penna o martinetto
La drizza della gola agisce sulla "forchetta"
il martinetto regola l'alzo del picco

Meglio di tante parole è qualche immagine. Quelle che vedete sono tratte dal bellissino libro di Giovanni Santi-Mazzini "Yachting '600 -'800 ed.Gribaudo che secondo me è un buon investimento per chi voglia farsi un po' di cultura marinara.
 
Un elemento importante del picco è la "gola". Questa deve tenere unito il picco all'albero consentendo il movimento verticale.

nel disegno piccolo sono mostrati due gole: una di un boma (superiore) e una di un picco. Come potete notare quella del picco si differenzia per la presenza di un pattino all'interno della gola che serve ad evitare che il picco si incastri sull'albero. Di solito il punto di forza della drizza è sul pattino o immediatamente vicino ad esso

 

Nel disegno più grande si può vedere il complesso di un armo aurico completo di controranda (D) e controfiocco (E).
Il picco viene alato dalla drizza di gola e mantenuto in assetto dalla drizza di penna o martinetto. Nel disegno sono parancati. Nel disegno appare anche un alabasso del picco.


un piccolo approfondimento circa la laminazione con resina poliestere

Sono Francesco ..un appassionato autocostruttore di piccole imbarcazioni , conosco discretamente le resine, il legno ecc.  (fatte, 1 canoa e 1 lancia da 4,5 mt );
Nella lavorazione di discrete quantità di resina poliestere mi sono reso conto dei limitati tempi a disposizione nella laminazione (circa 10 minuti di tempo disponibile) oltre i quali la resina si condensa e la relativa possibilità' di bagnare le fibre finisce + altri problemi.
A differenza delle resine epossidiche che si avvalgono di una gamma di additivi notevole che risolve quasi tutti i problemi (a costi esorbitanti...!!!) , per la più economica r. poliestere non conosco altro che il catalizzatore;
- desideravo un piccolo approfondimento circa la laminazione in vetroresina (poliestere) : e cioè' se esistono  additivi (metodi !!!!!) per rallentarne l'indurimento specialmente quando si devono eseguire grossi lavori (barche da 6 metri in su' ) e quindi realizzare laminati di grosso spessore , considerando il problema della laminazione che va fatta non su di uno strato che già' si e' indurito,(ma su bagnato) valutando anche il problema del calore che si sprigiona durante la reazione chimica ( pericolo incendio !!!!!) , cioè' ........come fanno i cantieri nei grandi lavori ( stampate di barche in vtr da 10 metri) per esempio.
............................Grazie in ogni caso e saluti
 
 
 

parliamo di resina poliestere :

partendo da uno stampo prima cosa si da il gelcoat e si lascia asciugare circa 24 ore, poi si stende il primo tessuto che di solito è di una grammatura leggera così non marca sul gelcoat, ci sono delle tazze che contengono la resina con capacita di circa 3 kg quindi ogni persona ha questa tazza e catalizza con circa 10-12 millilitri (si compra un misurino) quando è caldo come in questo periodo oppure con 15-20 mill. se è freddo (diversamente da come diceva il Costantini in cantiere si usa fare così e funziona benissimo) .
con questa tazza così catalizzata si lavora comodamente per 30 minuti, ed in30 minuti si finiscono prima i 3 kg di resina e non ha tempo di indurirsi, poi si riempie la tazza e via così.
finito il primo strato si aspetta che il tutto sia secco (contrariamente a quello che scrive questo signore) e il giorno dopo si stende il secondo strato e così via.
raramente si riescono a stendere due strati contemporaneamente proprio perché sviluppa molto calore, è possibile farlo con tessuti leggeri e per piccole superfici.
ciao
Daniele

PS. se lui ha un tempo di lavoro di soli 10 minuti significa che catalizza troppo, così facendo il prodotto non avrà buone caratteristiche meccaniche perché la resina diventa troppo dura (come il vetro) così gli strati non sono uniti fra loro, bisogna ricordare che la resina non da nessuna caratteristica meccanica ha solo la funzione di collante per le fibre, quindi se si da poca resina il tessuto rimane asciutto così poi si straccia, se si da troppa resina si aumenta il peso e le fibre non sono ben unite fra loro .
trovare la giusta misura e la giusta dose di catalizzazione non è facile per questo esistono cantieri che lavorano bene ed altri che lavorano meno bene.
****

Vorrei aggiungere circa le lavorazioni in epossidica che gli induritori ritardati - a 8 ore o anche più- fanno la loro comparsa in seguito all'esigenza di fare una stampata completa (e differenza della tecnica della laminazione per strati) al fine di mettere l'intero manufatto in sacco a vuoto d'aria . Nel caso del sacco la laminazione deve avvenire a ciclo completo. Questi induritori sono realizzati anche con un occhio alla progressione della reazione termica. Di solito comunque questi manufatti molto sofisticati sono sottoposti anche a post cottura.

Vorrei invitarti inoltre a riflettere circa la questione del costo.
Hai senz'altro ragione in termini assoluti.  Se invece  si fanno delle considerazioni in termini costo/resistenza e costo/peso allora l'ago della bilancia pende per l'epossidica . Questo per dire che il costo é anche in funzione delle esigenze di progetto del manufatto.
Un risparmio di peso del 20% per una barca a vela significa meno tela (meno costo) meno energia per spingerla anche a motore (altro risparmio) e magari più velocità. Se il tutto si rapporta ai 20/30 anni di probabile vita dell'imbarcazione allora vedi che certe scelte che sembrano più costose in realtà sono le più economiche.
Chiaramente é un discorso generico, con tutte le grossolanità del caso.. prendilo come tale.
Luigi



Realizzare una sartia in tessile

Si può fare una efficace sartia usando un cavo in fibra tessile. Sceglieremo la fibra che da’ maggiori garanzie di tenuta e di non elasticità ovvero di minore allungamento sotto sforzo. Una fibra che si é validamente dimostrata adatta allo scopo é ed es. il dyneema. Già una cima in dyneema da 4mm, calza compresa, viene dichiarata avere un carico di rottura di 700kg.
Una particolare attenzione merita la questione arridatoi.
Avendo usato un tessile per sartia, nulla impedisce di usare lo stesso tessile per produrre un efficace arridatoio per tensionare correttamente la nostra sartia. Ci sono varie possibilità. La prima che prendiamo in considerazione é la più semplice. Si tratta di eseguire una gassa semplice verso la parte della coperta lasciando una buona quantità di cima. Questa cima viene poi fatta passare per il cavallotto  o la landa . Da questi la cima rientra nella gassa per tornare al cavallotto o landa che sia. Si mette in tensione sfruttando il braccio del paranco. Se le tensioni sono importanti potremo anche raddoppiare i bracci del paranco. Un doppio nodo ad ancorotto assicura la tenuta del nostro “arridatoio”. La figura 1 é un tentativo grafico di spiegare il sistema. Nella figura 2 é rappresentata la versione evoluta del nostro “arridatorio”. La sartia termina con una redancia regolarmente impiombata. Il paranco si forma facendo passare una cima tra cavallotto o landa e la redancia. Questo sistema si addice meglio dove sono richiesti più bracci di paranco essendo migliore lo scorrimento della cima sulla redancia anziché tessile su tessile come nel primo caso. Un ulteriore miglioramento al sistema potrebbe essere apportato sostituendo un grillo col gambuccio a filo (non quelli stampati che potrebbero rovinare la cima con lo spigolo) come terminale del paranco. Questo miglioramento è consigliabile qualora l’albero della vostra barca venga armato ogni volta che uscite in mare rendendo l’operazione di accordatura del sartiame molto più rapida. Valutate l’ipotesi del grillo anche considerando che a distanza di qualche mese potreste non ricordarvi con caspitaccio si faceva correttamente il sistema del paranco. In tal caso il grillo vi risparmierà qualche poco lusinghiero commento da parte degli inevitabili spettatori (onnipresenti quando qualcosa non va’ per il verso suo).
Questa foto é un ulteriore tentativo per spiegare il sistema.
 



Ti ringrazio per i preziosi consigli, ma il fatto è che mi è molto difficile valutare approfonditamente il danno. La barca è in acqua e il venditore non ha la possiilità di metterla in secca se non al momento di venderla.
Giusto per rendere l'idea, il venditore chiede 6000 euro, ma a mio avviso è disposto a vendere a qualsiasi prezzo. Non voglio tirare il collo a nessuno, ma solo mettermi ai ripari dalle spese e da tutti i lavori che si renderanno
necessari anche all'interno.
Se dovesse vendere a 3000 euro si potrebbe rischiare?
Grazie anticipatamente per i suoi consigli.
Buon vento.
Massimo

Personalmente considero la valutazione del prezzo della barca un argomento molto complesso.
In primo luogo mi riferisco ad una barca in condizione di navigare in sicurezza. Questo significa in parole povere tutte le dotazioni ok, sartiame, vele, scotte, motore, sistemi di sicurezza e di ospitalità al meglio.
La pietra di paragone quindi è la barca di nuova costruzione in linea di navigazione. Attualmente il costo di una barca di quelle dimensioni e in quelle condizioni, nel mercato del nuovo è di circa 25/35.000 euro.
A fronte di questo costo puoi aspettarti una vita utile del bene di circa vent'anni che con un certo costo di manutenzione varrebbe circa 1.500/2.000 euro l'anno. Alla fine dei vent'anni la barca ha un valore modesto e non lo prendiamo in considerazione.
Adesso per fare un paragone bisognerebbe quantificare i costi per la messa in condizione di navigare in sicurezza e ripartirlo per un certo numero di anni ragionevole - l'aspettativa di vita di questo bene.
L'ammiragliato britannico aveva per le sue navi i un programma in tre intervalli che prevedeva  due ricostruzioni parziali e il definitivo disarmo al terzo periodo. Si stimava che oltre un certo periodo sarebbe stata necessaria una ricostruzione totale ovvero una nuova costruzione.
Io da qui, di fronte al mio Macintosh, ho dei grossi problemi a fare una valutazione anche sommaria degli interventi che devi affrontare per mettere questa barca in condizioni di navigare in sicurezza. Stai attento che quando dico in sicurezza mi riferisco alla sicurezza dell'armatore ma maggiormente delle persone che imbarcherai a tua totale responsabilità. E' ovvio che qualunque cosa che galleggi può navigare. La questione sicurezza invece è un argomento più complesso e riguarda le responsabilità dell'armatore anche nei confronti delle persone che eventualmente devono rischiare la propria pelle per soccorrerlo, se necessario.
Eventuali interventi di ricostruzione della mobilia possono essere lunghi e faticosi ma sarebbero inutili se prima non si è verificata la tenuta dello scafo, le condizioni dell'armamento e la dotazione delle vele - che sono il motore della barca.
So bene che questo discorso è grossolano e troppo terra terra.
Nella scelta di una barca entrano in gioco una enorme quantità di altre considerazioni. Più o meno le stesse che facciamo quando scegliamo la donna della nostra vita. Mi rendo anche conto che , come nel caso dell'amore, una scelta tutta ragionata, potrebbe alla fine non dare quelle forti emozioni e sensazioni che invece una scelta di passione porta con sé.
Un domani potrebbe succedere che tu hai una moglie bella e gentile , dei bellissimi figli, belli anche la casa, l'auto, il lavoro e anche il conto corrente ed ecco lì che ti ritrovi a struggerti per una bruttona capricciosa solo perché di ha guardato in certo modo...
Così vedo certi armatori di barche perfette, nuove fiammanti, accessoriate e competitive stare lì a sognare contemplando un rottame che hai loro occhi appare chissachè.....
Però - c'è un però - quando penso ad una scelta passionale mi vengono anche in mente la Carmen e il professore dell'Angelo Azzurro.
E come concludo ?
Mah... cerca di guardarti dentro...

Buon vento!
Luigi