BLUE MOON
di
Antonio Finizola



Nel 1998 lasciai la città di Milano dove lavoravo come autista di autobus per trasferirmi sul lago a Mandello del Lario (Lc). Fino ad allora la mia passione per il legno era limitata al solo modellismo navale statico. Dopo il trasloco cominciai un po’ alla volta a costruirmi tutto l’arredamento in legno massello. Quindi se il lago è qui, lo spazio c’è, ci vorrebbe anche una bella barca.

Nell’estate del 1999 trovandomi sull’isola di Ponza, trovai in una libreria il libro di Pierre Gutelle “Come costruirsi la barca in legno”; lo comprai subito e passai l’estate leggendolo tutto. Cominciai a sognare la mia prima barca.
Col passare degli anni, terminati tutti i miei mobili e.…. quelli di qualcun altro, tirai fuori il sogno dal cassetto e dopo l’acquisto del computer scoprii sul sito “Il Cantierino”  una marea di “autocostruttori” e, a questo punto pensai di non essere l’unico “matto” a volersi costruire una barca.
Mi sarebbe piaciuta una barca a vela, ma poi optai per una canoa canadese abbastanza grande per tutta la famiglia e facilmente trasportabile anche per quando ci vado da solo.

Da internet presi dei modelli e cominciai col disegnare su carta millimetrata (in scala 1:1) la sezione centrale e da lì mi calcolai i tagli del fasciame, con non poche difficoltà, poi la struttura interna, ecc.

Decisi per la costruzione con “scafo cucito” in compensato marino con cinque corsi per lato, per ottenere una forma il più arrotondata possibile. Progettato il tutto, a luglio del 2009, andai ad acquistare i pannelli di okoumè da 5 mm e ad agosto cominciai così a costruire la mia prima barca.

 
Dopo i tagli comincio con la prima cucitura.

 

 

Non mi sembra vero! Pare davvero una canoa!

 



Con la resina poliestere fisso le ruote di prua e le paratie.

 



Dopo aver passato il tessuto di vetro all’interno tolgo le cuciture, fisso la chiglia e l’ordinata centrale. Dopo di chè applico il bordo superiore.

 



Ho riempito i gavoni con schiuma poliuretanica.

 



Girato lo scafo incollo la controchiglia fissandola alla chiglia interna con viti coperte da tappi di legno.

 

 
 
Particolari della costruzione delle panche.

 

 

Dopo la vetroresina esterna si parte con la verniciatura e… siamo a primavera!

  


Alcuni particolari per abbellire…


Qui faccio un pò lo sborone!

 
 


Ho costruito anche un carrello in legno per quei 100 m. che mi distano dal lago.

 

Eccola finita, con mio figlio che non vede l’ora di provarla!


Ora si va al varo. Aiuto!!!

 

Varo effettuato! Naviga che è un piacere!

 

Per testarla per bene, abbiamo partecipato alla “Remada”, la manifestazione sportiva che si svolge ogni anno ad Abbadia Lariana (Lc). Chi volesse cimentarsi per il prossimo anno, vi aspettiamo!



Della serie: “come con il maiale che non si butta via niente”, sulla sezione centrale ricavata dal disegno ho dipinto un quadretto dedicato all’isola di Ponza, che mi ha dato l’ispirazione.


Buona pagaiata a tutti.
Antono Finizola.





AGGIORNAMENTO 2011 – A VELA!    

Sentire il vento è piacevole, specie quando soffia quella leggera brezza sufficiente a gonfiare una vela e stare a guardare la scia spumeggiante lasciata dalla barca, mentre la superficie dell’acqua brilla sotto il sole.

Quest’anno ho deciso di metterci la vela alla “Blue Moon”, una vela latina, come ai tempi dell’antica marineria e navigare dolcemente spinto dalla “breva”, vento locale di questo lago.

Innanzitutto ho cominciato abbassando i sedili per un baricentro più stabile e dai moncherini avvitati allo scafo ho ricavato delle comode maniglie.



Ed ora inizia la trasformazione a vela:

Preparazione della traversa,in compensato marino da 20 mm, per infilare l’albero, con rinforzo in mogano.








Il piede:





Costruzione del timone in compensato marino da 20 mm e abete:








Rinforzo per le cerniere:      



Particolare della pala basculante. 






Costruzione della deriva mobile, sempre in compensato marino da 20 mm.






Praticamente viene messa fuori bordo, incastrandola in una delle maniglie del sedile centrale ( più o meno nel centro velico), dal lato sottovento, infilando poi la spinetta per evitare la sua spinta di galleggiamento.      





Ed ora l’albero!
Per l’albero e per l’antenna ho usato legno di kotò, leggero, flessibile, resistente,facilmente
lavorabile e soprattutto senza nodi.
Lunghezza 2,5 metri (perché nella vela latina l’albero è più corto rispetto agli altri tipi di vela).


Dopo la rastrematura, da diametro 50 mm fino a 35 mm, ho praticato in cima il foro per far passare la drizza.( Più avanti ci metterò una puleggia)









Particolare della galloccia, in mogano, per legare la drizza dopo aver issato l’antenna con la vela.




Per fare un’antenna di 4 metri ho unito due tondi di 2,5 m. ciascuno, del diametro di 30 mm, con resina poliestere e viti tappate con legno.



Particolare  del punto di aggancio dell’amante con la drizza posto tra i 2/5 e i 3/8 della lunghezza dell’antenna. 





Adesso che tutto è pronto c’è da pensare alla vela e al materiale con cui confezionarla.
Prima di tutto c’ho pensato un bel po’ su che tipo di armo velico mettere su una canoa canadese;
ho guardato e riguardato video, su internet, di tantissime canoe a vela e tra la vela bermudiana,
la vela al terzo e la vela latina ho deciso per quella latina. Questo tipo di armo velico mi ha sempre
affascinato, mi ricorda le velature d’altri tempi e anche quelle in giro per l’oceano indiano su piroghe di pescatori locali e poi mi sembra abbastanza facile da manovrare anche per me che non sono velista. E mò c’è lo voglio diventà! 
Dunque per il tessuto, anche lì, tra il dacron che è il migliore e altri tessuti, poliesteri e no, ho scelto il lankotex.Un po’ per aver visto gli amici del “Cantierino” usarlo e un po’ per aver stressato  mister
Scarnicchia, che me l’ha consigliato, come prima esperienza. Ho ordinato così alla SPRAY un bel telo di 4 metri per 3 di quello buono con grammatura di 150g/mq e mi sono disegnato una vela latina di m. 3,30 x 2,20 con una diagonale di m. 4 per inferirla all’antenna.
Devo precisare anche che mi sono fatto una cultura sulla vela latina acquistando il libro di Luigi Scotti:”NAVIGARE A VELA LATINA”, dopo di che pronti via!





Intento a tracciare e ritagliare la mia vela:









Ecco la vela finita e cucita. L’ho fatta cucire con filo di nailon con tutti i rinforzi, gli occhielli di metallo e la corda nel bordo della base, da un sellaio sotto casa.




Come si presenta montata sul pennone con l’albero e le sue manovre, la drizza, il carro e la bugna per agganciare la scotta. Per la trozza userò un cordino annodato all’antenna,in modo da avvolgere l’albero per poi legarlo di nuovo dall’altra parte.



Particolari dei vari legamenti e l’angolo di bugna







Il carrellino, come si vede dalla foto, l’ho modificato per posizionarlo al centro della canoa, con relativa barra, per farlo stare dritto mentre la carico sopra.
Così essendo basculante è più leggera da trainare.



Adesso si và a NAVIGARE !!  







Manovre dell’alberatura, del timone e della scotta.






In queste foto c’è poco vento, quindi l’andatura è tranquilla e non ho messo neppure la deriva. In altre occasioni invece, quando soffia la “breva, vento abbastanza moderato, la canoa comincia ad inclinarsi e a prendere velocità. E’ lì che viene il bello! Sembra come in una discesa con la bicicletta. Comunque, si riesce ad andare sia di bolina, sia al traverso e naturalmente con andature portanti. In questa lunga estate 2011, durata fino ai primi di ottobre, la BLUE MOON ha navigato in lungo e in largo per l’oceano, pardon, per il lago Lario ( un po’ di fantasia non guasta e te ne viene tanta quando si sente il rumore della prua che fende l’acqua, mentre si osserva in uno sguardo il paesaggio circostante e nell’altro la bellezza del legno pensando alle imbarcazioni di tempi remoti).








BUON VENTO!





                                              Antonio Finizola.