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Falconara,
dall'inviato specialissimo Mario Marti
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Bohème
Da questa parola, ormai in disuso, ha estratto solo i valori relativi alla libertà ed alla mancanzs di vincoli, il progettista francese di questa barca di 33 piedi, che l' ha costruita e verificata con un paio di traversate atlantiche. E dalla pubblicazione di un trafiletto su Bolina, alla lettura della prova in mare pubblicata da Voiles nel novembre del 2000, prendeva forma nella mente dei due uomini dal braccio d'oro di Falconara un solo pensiero: "Famola!" Due sprovveduti? Due sognatori? Fondamentalmente due che -come me- accettano malvolentieri i vincoli imposti dalle barche a chiglia fissa. Alle loro spalle ci sono alcune tra le più belle piccole barche autocostruite da non professionisti, ultima tra le quali un trimarano di 26 piedi, costruito in lamellare su piani di Ian Farrier, cogli scafi laterali retrattili ed un albero che tocca il cielo. E così, fatta una mano di conti, avuti dal Cantiere licenziatario (Francia del Nord) permesso piani ed albero, affittato a prezzo amico un capannone poco distante da casa (un incredibile colpo di c... fortuna!), acquistata una partita di listelli di Western Red Cedar (oh Yeah) spessore 17 per 45 per tutta lunghezza (12 m.circa) ed un numero adeguato di tavole di truciolare, fatti numerosi giuramenti alle mogli e dimostratisi straordinariamente affettuosi per qualche giorno davano il via ai lavori. Ma che cosa ha questa barca che una moglie non abbia? Il modello mette in evidenza delle linee molto armoniose ed avviate, con la larghezza massima da mezzanave a poppa: linee che farebbero inorridire Sciarrelli ma piacerebbero a Santarelli, linee da barca planante, progettualmente modernissima, una deriva. |
Imbarcazione:
Bohème 33
Loa 9,95 Beam 3,15 disloca 3000 kg di cui 1100 di zavorra in sentina Architetto .J.Duperon Cantiere Naval Force 3 La Rochelle Gli uomini dal braccio d'oro sono
i soliti Daniele e Fausto ben noti al folto pubblico del Cantierino
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Questa è la fotocronaca in progress della loro fatica. Data presunta di completamento scafo: settembre c.a. Prima navigazione: primavera 2003. Ci saremo.
L'autocostruttore coscenzioso prima
costruisce il modello....
...ben dettagliato così si
rende conto del lavoro da fare
...quindi comincia l'avventura in
scala reale
Daniele medita tra le dime.......
Luglio 2002:
Non ci sono più dime tra
cui giocare: ora l'Orca si mostra.
La bellissima prua, pressochè
completa, è priva del musone in acciaio inox: l'attacco strallo
è stato posizionato all'interno e scarica gli sforzi su tutto il
dritto prodiero.
Le linee di poppa, evidenziate
dalla forma dello specchio, mostrano chiaramente l'attitudine alla planata
da vera deriva moderna.
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Il colore giallo dell'opera morta
è un fondo da carteggiare e verniciare: il nero dell'opera viva
è un'antivegetativa "strutturale" su cui tornare ad esperimento
concluso.
Le appendici sono ad alto allungamento
: i timoni, biconvessi, in carbonio; le derive, pianoconvesse, in cpm/epoxy
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Le ultime -per il momento- foto mostrano
il lavoro di ricopertura delle lamelle fiancata sx e dello specchio di
poppa: ci sono voluti 13 strati di tessuto dai 300 ai 600 grammi, con ricopertura
integrale di kevlar dell'opera viva e fazzoletti di carbonio sulle aree
stressate dalle derive per ottenere questo monolito; ciononostante la barca
peserà meno di quanto progettato, con la possibilità di incrementare
la zavorra in pb, a tutto vantaggio della stabilità, o di lasciarla
inalterata, a vantaggio della velocità.
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Novembre 2002
barca fuori capannone-verifica punti di presa |
inizia la manovra di sollevamento |
Inizia la rotazione |
a metà dell'opera, le cime a destra e a sinistra regolano la velocità di rotazione funzionando come freni |
i due invasi poggiano su dime circolari in legno che consentono la rotazione |
a rotazione è alla fine; l'energumeno che si dimena a sx è Fausto |
operazione conclusa. Si ripongono le cime e si tira un sospiro di sollievo |
Bohème viene offerta in tutta la sua eleganza agli occhi degli spettatori |
si centra la barca per dare inizio all'operazione di rientro nel capannone |
foto ricordo prima del reingresso.Daniele è al mascone prodiero di sx, la testa di Fausto spunta a dx tra le dime |
rientro concluso; notare il paso doble di Daniele -in tuta blu di spalle-. |
tre momenti di puro godimento (la supremazia estetico-olfattiva del cedro a vista). la bellissima prua |
la fuga delle lamelle verso prua |
vista scafo da tre quarti posteriore sx. sulla poppa la scritta "quel matto de Pio", un supporter falconarese |
ora, modello alla mano, si riempiono i vuoti. Si noti l'ampio lazzaretto poppiero, il pozzetto, i gavoni laterali |
nasce il pozzetto, coi supporti del piano gavone di dx |
il piano gavone poppiero dx è posato |
si formano gli ambienti. Il tessuto è il peelply,distribuisce l'epossidica in modo uniforme, raccoglie l'eccesso,non si attacca |
L'impalcatura delle casse di deriva |
il dolmen è destinato a contenere due derive pianoconvesse ad alta efficienza. |
Ciao Gi'
per il momento è tutto.
Potresti fare tu due commenti
a cappello e conclusione?
Ciao
Mario Marti
Caro ed efficientissimo inviato
speciale, il tuo editore (cioè :io) non ha parole per commentare....
Complimenti per l'ottimo servizio
e i puntuali commenti: mi sembrava di percepire le essenze delle lamelle.
Più che un commento - e Daniele
e Fausto non ne hanno bisogno - vorrei trasmetterVi un pensierino... Pensavo
al piccolo autocostruttore, un po' imbranato (come me, ad esempio) che
dopo essersi guardato e riguardato le foto della rotazione se ne va a letto
sognando di essere Lui quello in tuta blu che grida ai forzuti con la corda
in tensione:-"Piano, Piano, adesso cosi!...Piano....Ecco! Ancora un po',
Piano..... Ehi laggiù: molla ...hai capito? MOLLA!....."
Bravi tutti! adesso vediamo gli
interni....Buon Lavoro, UOMINI DAL BRACCIO D'ORO!
L'editore
Impostati gli interni, gli Uomini dal braccio d'oro procedono alla formazione della semicoperta di destra (qui nella delicata fase della stuccatura interlamellare) |
la semicoperta di sinistra, invece, è già stata resinata ed il peelply provvede alla distribuzione omogenea dell'epossidica e all'assorbimento dell'eccesso. |
Le panche del pozzetto sono state fissate e risultano essere ergonomiche leggere e robustissime (come tutto il resto). |
I due personaggi che fingono di
essere sorpresi dalla macchina fotografica sono Fausto - a dx- e il nostro
amato Webmaster, peraltro leggermente ingrassato.
Mario Marti |
webmaster:
Poichè avevo con me l'Istamatic della Prima Comunione ho approfittato anch'io per prendere qualche foto. Potete osservare Fausto (parzialmente coperto da Daniele) che stucca con resina e sfere rosse lo spazio tra le lamelle mentre Daniele fissa con viti dei fazzoletti (da rimuovere a resina tirata) tra le lamelle per pareggiarne l'andamento. |
Mentre la stesura delle strisce
di cedro della carena è avvenuta su ordinate complete, la costruzione
della coperta si avvale di semiordinate dando origine a due semicoperte.
Nella foto potete osservare le semiordinate ricoperte sullo spigolo di
nastro da pacchi (per non farle incollare alle strisce) fissate su due
robusti travi che costituiscono lo scalo.
Le fasi del lavoro sono: -si sistemano le semiordinate -si stendono le strisce di cedro resinandole e stuccandole tra loro e fermandole di tanto in tanto con qualche vite e qualche fazzoletto(come nella foto sopra) -Una volta tirata la resina, il fascio di strisce è stabile e viene ricoperto all'esterno (giacendo sempre sulle semiordinate) della pelle di tessuto e resina e ricoperto con peel-ply -Completata la polimerizzazione della pelle esterna si rivolta il monolito e si stende la pelle interna. |
In questa foto avreste dovuto notare
sulla semicoperta di sx (resinatura già completa) un leggero scalino
in prossimità della cinta. Dico "avreste" perchè l'Istamatic
ovviamente non è la Yashica di Mario - accontentatevi!
Allo scalino sulla coperta ne corrisponde uno sulla fiancata. Questo spessore sarà riempito da vari nastri allo scopo di rinforzare la giunzione scafo-coperta. Per la giunzione delle parti è previsto un incollaggio strutturale a base di epossidica. |
Un altro particolare da notare è questo rinforzo della zona lande. Sono state stese delle linee di nastro unidirezionale in carbonio allo scopo di ridistribuire gli sforzi del sartiame. |
Come sapete il Boheme è dotato di due derive asimmetriche a baionetta. Quella che vedete é la cassa della deriva di dritta. Notate la generosa fasciatura della parte soggetta a sforzo e la resinatura alle due paratie. In basso, si scorge appena, la paratia è accompagnata da una robusta sesta in lamellare. |
Altro particolare importante é
l'interno della cassa di deriva. Questa è sempre quella di dritta.
Notate l'andamento asimmetrico ed in particolare le strisce di materiale
anti-usura che deve appoggiare sulla deriva garantendo l'allineamento ed
eliminando il gioco. Questo materiale è una specie di teflon ma
Daniele si scusa ma proprio non riesce a ricordare il nome. Queste strisce
sono posizionate sia in corrispondenza del bordo d'entrata e d'uscita che
sui lati. Quindi di fatto la cassa è almeno un paio di cm più
larga della deriva. Questa soluzione è molto importante perchè
tiene conto del problema della formazione di vegetazione e denti di cane
all'interno della cassa prevenendo gli eventuali danni da abrasione che
si possono produrre.
Il movimento della deriva è garantito da due paranchi semplici, uno per l'immersione una per la ritrazione, entrambi manovrabili dal pozzetto. Le casse sono orientate rispetto alla longitudinale dello scafo di circa 7°. Questi gradi di orientamento uniti alla portanza generata dal profilo asimmetrico del piano di deriva consentono al bohemé di mantenere angoli di bolina da mozzafiato annullando e superando lo svantaggio prodotto dalla larghezza della poppa in fase di sbandamento. |
Osserviamo insieme questo particolare
della prua.
Nella parte alta è stato sistemato uno strato di materiale a bassa densità allo scopo di assorbire gli eventuali urti. Ma non fatevi ingannare dalle apparenze: nella parte immersa il rinforzo è ad alta densità e corrazzato da diversi strati di tessuto. Non Vi sto a fare l'elenco dei rinforzi ma credetemi: se un domani doveste vedere il Boheme venirvi incontro dritto di prua scansatevi, anche se state in banchina! Osservate anche il correntino che fascia la cinta dello scafo. E' in lamellare di mogano ed è stato modellato sulle ordinate e poi incollato sul sandwich dello scafo irrigidendo tutta la struttura. Allo scopo di conferire la massima rigidità strutturale Daniele e Fausto hanno steso anche delle strisce di unidirezionale di carbonio nella direzione timone- derive e dei rinforzi in kevlar all'esterno sul fondo per garantire una eventuale spiaggiatura senza danni. |
Qui termina il mio contributo alla
documentazione del lavoro degli uomini dal braccio d'oro. Ah, per la cronaca:
non mi sono ingrassato. Aloa! Luigi
Maggio 2003
si approntano triplici gavoni poppieri (uno per lui, uno per lei, uno per l'altra) |
E questa fuga di lamelle ci porta dritti alla cabina di prua -luogo di delizie e ricreazione, immagino-, con sovrastante passo d'uomo. |
Per concludere, una carrellata
sui particolari.
Da sx, porta cabina armatoriale, scatola timone a baionetta; alle sue spalle, deriva pianoconvessa; coperchio tambuccio carbonio con inserti in cedro, con funzione anche- dato il colore- di piano cottura uova all'occhio di bue, bistecche e sgombro ai ferri, chiappe di malcapitati/e; davanti al quale giace un tientibene lega leggera-carbonio e vicino un candeliere inbasato- segue una base candeliere rovesciata per offrire al palato dei Cantierinisti la delizia di una mousse carbon kevlar! E mentre voi digerite tutto ciò, io me la squaglio e vado a fare altre foto - perchè queste, fatte 5 giorni fa, appartengono già al passato. Ciao a tutti marios |