CUONCIO CUONCIO S
di  Francesco Fabbrovich e Irene Ausiello

Presento in queste righe il Cuoncio Cuoncio S, che in napoletano significa … piano piano ( S sta per Small, chè poi arriveranno un Medium ed un Large). È un cabinato di 6 metri, che ho disegnato qualche anno fa per la tesi di laurea e ad alcuni è già noto per essere apparso sulle pagine di Bolina (n. 166, giugno 2000) in forma di disegni della tesi. Il prototipo naviga felicemente da tre anni e, in questi giorni, sono stati ultimati i piani per l’autocostruzione di una versione modificata ed ottimizzata.
Come architetto, affianco all’attività nel campo del progetto di edifici ed oggetti di design, quella specifica della progettazione per la nautica da diporto con una particolare predilezione per la barca a vela e l’autocostruzione. Seguo personalmente tutti gli aspetti del progetto, dalla definizione dei dimensionamenti strutturali al problema dell’abitabilità, dai calcoli idrostatici fino al disegno degli interni. Nonostante la mia predilezione per i multiscafi, non disdegno di cimentarmi nel progetto di monoscafi di ogni tipo e materiale. Sono attualmente impegnato nei progetti delle due versioni più grandi di Cuoncio Cuoncio, rispettivamente di 7,5 e 9 metri e nella definizione di un piccolo trimarano da spiaggia, trasportabile sul tetto dell’auto, tutti in compensato e indirizzati all’autocostruzione.
Conduco, in particolare, una ricerca iniziata in sede di laurea sul tema della comprensibilità del disegno tecnico convenzionale per gli autocostruttori dilettanti. Nei piani proposti, questo aspetto è fondamentale: i disegni e le spiegazioni abbandonano spesso il tipico formato di pianta, prospetto e sezione, che vengono integrati con schizzi di più facile lettura. Qualcosa di simile, per capirsi (…e solo per capirsi!), alle istruzioni di montaggio di un divano di Ikea, riportato al grado di complessità di una imbarcazione a vela. Informazioni e didascalie sono concepite per non lasciare adito a dubbi, neanche ai neofiti. Le fasi di costruzione sono descritte una ad una, fino ai dettagli dell’attrezzatura e dell’alberatura.
DEFINIZIONE DEL PROGETTO
Cuoncio Cuoncio nasce dall’idea di coniugare una dimensione minima con una abitabilità tale da consentire una vita a bordo confortevole per lunghi periodi a due o quattro persone.
Tutte le scelte progettuali sono improntate a concetti di facilità ed economicità di costruzione e manutenzione. Tutti i dettagli sono dunque pensati per ridurre al minimo le lavorazioni, soprattutto quelle meno piacevoli: il sistema costruttivo, la scelta ed il dimensionamento dei materiali, le soluzioni tecnologiche, tutto concorre ad una costruzione divertente e veloce. Chi poi volesse dedicare più tempo esercitando le proprie abilità manuali potrà sempre farlo, arricchendo questa base di semplicità con dettagli più complessi o raffinati.

Ecco, in numeri, il ritratto della barca:
Lunghezza fuori tutto 6,00m
È davvero la misura più piccola possibile compatibilmente con le esigenze di abitabilità e comfort. Altro elemento determinante nella scelta della lunghezza è il dislocamento: una barca più piccola (considerato che parliamo di un multiscafo) non sopporterebbe il sovraccarico del necessario per vivere a bordo alcune settimane.
Lunghezza al galleggiamento 5,94m
La massima possibile con una concessione di 6 cm ad un accenno di slancio di prua.
Baglio fuori tutto 4,20m
Una barca così piccola è pensata per non pagare un posto barca: se proprio si vuole stare in porto si occupa poco più di un monoscafo di 10 metri; altrimenti si sta in rada oppure si passa l’inverno impacchettati sul carrello nel garage di casa.
Pescaggio 0,30-0,35m
Niente derive: la V della carena costituisce un piano di deriva sufficientemente efficace; i timoni basculanti si alzano da soli quando toccano. In definitiva si naviga o si sta in rada dove l’acqua arriva al ginocchio (io passo l’inverno all’ancora in 40cm d’acqua, con il tiro dell’ancora quasi orizzontale e soprattutto dove nessun altro può arrivare!)
Motore fb 4t-4cv
Con mare piatto spinge la barca a quasi 6 nodi, 4.5 con onda.


Dislocamento a vuoto 480kg
È un peso contenuto considerato il generoso volume interno. Una volta disarmata la barca e tolte le traverse, uno scafo pesa a vuoto 170kg e si alza agevolmente in quattro persone.
Dislocamento in assetto da crociera 750kg
Con due persone, armi e bagagli (480 + 140 di equipaggio + 130 di attrezzature) la barca naviga nelle condizioni di progetto.
 Dislocamento a pieno carico 960kg
È il dislocamento che non va superato. In questa condizione, comunque, la barca rallenta e la sicurezza generale diminuisce, pur aumentando il momento raddrizzante.


Superficie velica 30,6mq (due rande da 15,3mq con armo biplano)
Questa configurazione spinge la barca in assetto da crociera a 4 o 5 nodi nelle arie leggere, intorno ai 7 nodi al rinfrescare del vento e sopra i 12 nodi con venti tesi.
L’armo biplano è sicuramente l’aspetto più chiacchierato, criticato e spiazzante di Cuoncio Cuoncio. Meriterebbe una lunga… disquisizione, magari in qualche altra pagina! Per il momento diciamo solo che per i più scettici e tradizionalisti è possibile una modifica con unico albero centrale, randa e fiocco, vantaggi e svantaggi compresi.
Interasse scafi     3,00m
In teoria più è larga la barca, più aumenta il momento raddrizzante, più vela si può portare. Non si può esagerare, però, perché aumentando troppo il braccio trasversale delle forze si pregiudica il comportamento della barca e la sua governabilità.
LCB da 0         2,90m
È la posizione del baricentro del volume immerso rispetto all’ordinata 0 (estremità prodiera della linea di galleggiamento). La barca è estremamente leggera ed il suo assetto longitudinale è facilmente modificabile spostandosi anche solo di pochi centimetri. Inoltre non vi sono serbatoi fissi che rappresentano in genere una buona parte del dislocamento: tutti i pesi significativi non hanno a bordo una posizione fissa (sebbene possano avere una collocazione abituale): le taniche dell’acqua, le ancore, la catena e i cavi, i parabordi e non ultimi i membri dell’equipaggio possono spostarsi per adeguare l’assetto alle condizioni specifiche di navigazione.

La distribuzione dei pesi a bordo è di fondamentale importanza in ogni condizione. In linea di principio si tenderà ad appruare la barca con arie leggere e mare calmo, per non trascinare acqua con lo specchio di poppa; con mare formato si baderà invece ad evitare il rischio di ingavonamento (sebbene la barca non ne dia accenno persino nelle condizioni più impegnative) spostando i pesi verso poppa.
RM (in assetto da crociera)    1125kgm
Il momento raddrizzante è direttamente proporzionale al dislocamento e all’interasse degli scafi. È il fattore determinante della capacità di portare vela e della scelta del momento di ridurla. Cuoncio Cuoncio porta la sua velatura piena in sicurezza fino a 18 nodi di reale in assetto da crociera.


Abitabilità:    4 persone (più 2 bimbi)
Niente male per un sei metri, tanto più se si pensa che due coppie godono della privacy di due cabine separate e distanti! Si dorme in due nel cuccettone a estrema poppa con oblò sulla scia. Per chi preferisce i letti separati, una seconda cuccetta si può ricavare nella parte prodiera della cabina. Altezza in cabina di 1,3m e un metro sopra le sedute. Quando piove o fa freddo si può prendere un tè in quattro seduti comodamente intorno al tavolo a murata.
Materiali: Scafi in compensato marino da 6 e 15 millimetri, resina epossidica, rinforzi di fibra di vetro in chiglia. Alberi e traverse in alluminio.
Il sistema costruttivo adottato è il cosiddetto "compensato stressato", traduzione piuttosto bruttina dall’inglese "compound plywood", che sta a significare l’uso dei fogli di compensato sfruttandone le proprietà di assumere una doppia curvatura, seppure con raggi molto ampi. Il compensato stressato si coniuga, poi, con le più tradizionali tecniche del cuci e incolla. Il sistema della precurvatura dei pannelli tramite bagnatura è stato mutuato dalle esperienze di Gabriele D’Alì, che a suo tempo fu correlatore della mia tesi di laurea.


Lo straordinario vantaggio di questo metodo è la grande facilità, velocità ed economicità di costruzione, essendo l’unico sistema costruttivo che non richiede uno stampo, manichino o scalo di montaggio con tutti gli evidenti vantaggi di tempo e di soldi (legno a perdere, allineamenti…). Inoltre, la curvatura conferisce rigidità al guscio, evitando i pesi aggiuntivi di irrigidimenti riportati, quali costole e longitudinali.

Questi, invece, sono i …numeri dei singoli scafi:
Baglio fuori tutto    1,10m
Baglio al galleggiamento      0,50m
Lwl/Bwl       11,88
Superficie bagnata      3,50mq
Area piano di galleggiamento      2,24mq
Cp       0,62
Disl. a vuoto            170kg
Disl. rel. a vuoto         30
Disl. rel. di crociera    48
LA COSTRUZIONE DEL PROTOTIPO:
PICCOLO DIARIO DI CANTIERE

Il cantiere è stato aperto nell’agosto 2000. La barca è stata varata nell’aprile del 2002, dopo un anno e otto mesi di costruzione. Abbiamo lavorato in due, Irene ed io, nei fine settimana con una discreta costanza. Una grossa quantità di tempo è stata impegnata per la ricerca dei materiali. La barca in acqua è costata circa 8.000.000 di vecchie lire. La costruzione si è svolta sotto un capannone in riva al lago di Bracciano, presso il Circolo Velico Acquarella, che ci ha ospitato a braccia aperte. La riva del lago distava dalla nostra abitazione quarantacinque minuti di macchina, compromesso che abbiamo ritenuto valido, considerato che non si trattava di una barca da costruire sul balcone di casa.




Il cantiere si apre ufficialmente al momento della consegna dei fogli di compensato. La prima operazione è il taglio e la giunzione dei pannelli del fasciame. Le lapazze riportate che si vedono nella foto sono risultate poco soddisfacenti e, a conti fatti, nella loro esecuzione, non più facili delle palelle: queste ultime sono, dunque, la scelta consigliata nei piani definitivi.
Procediamo incollando i dormienti e tutti i correnti longitudinali, lavorando in piano, con resina addensata e sparapunti. Sul secondo scafo (nella foto) abbiamo sperimentato l’incollaggio dei correnti sullo scafo già formato, ma lavorare in piano è estremamente più semplice.
Pratichiamo, quindi, i fori per la cucitura con filo di rame e finalmente mettiamo il tutto in precurvatura, bagnando abbondantemente e ripetutamente e lasciando asciugare per un paio di settimane.


In questo tempo apparentemente…morto, si studiano i disegni e le prossime mosse, si tagliano tutti i pezzi e si può anche cominciare a impregnare con le canoniche due mani di resina epossidica fluida.

Una volta che tutto è ben asciutto ed il fasciame ha assunto una curvatura lieve, ma permanente, scuciamo il trincarino, inseriamo lo specchio di poppa e cuciamo la prua. È un momento molto emozionante: qualche amico ci fa da testimone e ci aiuta a stringere…tirare…annodare.


I curiosi (e gli esperti del circolo, che sono i cugini degli esperti di banchina…!) ci hanno guardato con diffidenza mentre lavoravamo su un tavolo, con fogli piani, dicendo di voler costruire una barca: ora se la ritrovano davanti nel giro di dieci minuti e gli scappa una smorfia di sorpresa.

  In realtà siamo appena all’inizio, ma vedere il nostro guscio bello e pronto, davanti a noi, dopo soli quindici giorni di lavori, è senza dubbio un bell’incentivo per quello che ancora ci aspetta.
Gli scafi, ora ritornano al coperto


Resiniamo, con filetti di resina addensata, il filo interno di specchio e dritto di prua, con lo scafo a chiglia in su, che qualche amico ci aiuta a rigirare. Poi, è la volta della chiglia, con la sua stratifica interna in tessuto di vetro. A questo punto, inseriamo la paratia ad anello e verifichiamo l’avviamento del trincarino; poi resiniamo il tutto.






Il passo successivo è l’incollaggio dei bottazzi, che irrigidiscono il trincarino e ne facilitano l’avviamento.


Il taglio e l’incollaggio delle coperte di prua e poppa e dei relativi rinforzi è una fase veloce e rilassante, lavoriamo comodamente e speditamente. La piallatura del trincarino, rigorosamente a mano, è la passione di Irene. Qualcuno comincia a immaginarsi la barca …finita.






Prima di chiudere la coperta di prua, posiamo in ogni scafo l’alloggiamento dell’albero, una specie di bicchierone in compensato da 15mm per giunta completamente stratificato con fibra di vetro: si rivelerà pesante, non ispezionabile e sostanzialmente inutile. È sostituito, nei disegni, da una mastra circolare in derlin e da un alloggiamento in chiglia su madieri di rinforzo. Gli alberi non sartiati saranno costituiti da un tubolare a sezione circolare in Anticorodal di 100mm di diametro esterno (e sezione rastremata internamente) e dovranno essere liberi di ruotare, per evitare sforzi torsionali e turbolenze eccessive all’inferitura.

A questo punto, Irene ha indossato tuta e maschera e non si può più rimandare: resiniamo gli scafi!



Ora allestiamo gli interni, che sono ridotti all’essenziale, niente di più che un piano apribile per il cuccettone di poppa, due panchette ed un tavolo a murata. C’è, però,tutto il calore del legno a vista. È la bellezza di una barca in compensato: hai appena finito il guscio e già ti trovi gli interni belli e fatti, senza bisogno di coibentare e foderare. Anche i bimbi danno una mano a carteggiare i bordi dei pannelli delle cuccette.
Quando tagliamo, assembliamo e resiniamo la tuga è primavera del 2001. Di nuovo la barca sembra finita: Irene, nella pancia dello scafo, sta già sognando, ad occhi aperti, navigazioni senza tempo.

Verniciamo tughe e scafi per proteggere l’epossidica dagli ultravioletti, con smalti acrilici a base d’acqua che, a distanza di qualche anno si rivelano una alternativa valida e molto meno tossica alla tradizionale poliuretanica bicomponente.
Costruiamo i portelli dei boccaporti e finalmente Cuoncio Cuoncio esce dal suo capannone, sotto il cielo stellato. È l’estate del 2001: chiudiamo il cantiere e ci prendiamo una vacanza. A settembre si ricomincia.


Ormai sembra che manchi davvero poco, ma, come da copione, rifinisci qua, rifinisci là, si rifà primavera. L’assemblaggio delle traverse, la costruzione degli alberi, la realizzazione dei timoni, occupano gli ultimi fine settimana, insieme all’acquisto e al montaggio dell’attrezzatura.
Intanto il velaio taglia le vele ed il trampolino.
Durante un’influenza che ci stende a letto tutti e due, Irene ed io, annodiamo gli infiniti nodi della rete di prua da un sagolino da 3mm, tutto rosso: la cura funziona e l’influenza…passa!
Ultime operazioni prima del varo: nella foto, Piero Barone, esimio matematico e… raffinato autocostruttore, ci dà una mano a tendere la rete di prua.

Il giorno del varo ufficiale è il 18 aprile del 2002. Ci sono un centinaio di invitati: tutti sono passati almeno una volta ad impiastricciarsi le mani, a bagnare, tracciare, segare o incollare.


Aspettiamo che siano tutti presenti e poi, finalmente, la prima issata, che, ovviamente, non si scorda mai!


Ora è davvero tutto pronto…
Cuoncio Cuoncio scivola in acqua a mezzogiorno, in calma piatta.
oi si naviga e si fa festa fino a tarda sera. La barca galleggia (!), si muove (!!) e, per giunta, bolina allegramente. Ora comincia la fase della messa a punto e delle prove in acqua. Il cantiere, però, è finalmente chiuso e, sotto sotto, qualcosa ci manca.

Eccoci arrivati!



Francesco Fabbrovich, Irene Ausiello, architetti
www.laboratorioarchitettura.it


Tutte i disegni di queste pagine sono estratti dal manuale di costruzione.