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Cuoncio Cuoncio
nasce dall’idea di coniugare una dimensione minima con
una abitabilità tale da consentire una vita a bordo confortevole
per
lunghi periodi a due o quattro persone. Tutte le scelte progettuali sono improntate a concetti di facilità ed economicità di costruzione e manutenzione. Tutti i dettagli sono dunque pensati per ridurre al minimo le lavorazioni, soprattutto quelle meno piacevoli: il sistema costruttivo, la scelta ed il dimensionamento dei materiali, le soluzioni tecnologiche, tutto concorre ad una costruzione divertente e veloce. Chi poi volesse dedicare più tempo esercitando le proprie abilità manuali potrà sempre farlo, arricchendo questa base di semplicità con dettagli più complessi o raffinati. |
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Ecco, in numeri,
il ritratto della barca: Lunghezza fuori tutto 6,00m È davvero la misura più piccola possibile compatibilmente con le esigenze di abitabilità e comfort. Altro elemento determinante nella scelta della lunghezza è il dislocamento: una barca più piccola (considerato che parliamo di un multiscafo) non sopporterebbe il sovraccarico del necessario per vivere a bordo alcune settimane. Lunghezza al galleggiamento 5,94m La massima possibile con una concessione di 6 cm ad un accenno di slancio di prua. Baglio fuori tutto 4,20m Una barca così piccola è pensata per non pagare un posto barca: se proprio si vuole stare in porto si occupa poco più di un monoscafo di 10 metri; altrimenti si sta in rada oppure si passa l’inverno impacchettati sul carrello nel garage di casa. Pescaggio 0,30-0,35m Niente derive: la V della carena costituisce un piano di deriva sufficientemente efficace; i timoni basculanti si alzano da soli quando toccano. In definitiva si naviga o si sta in rada dove l’acqua arriva al ginocchio (io passo l’inverno all’ancora in 40cm d’acqua, con il tiro dell’ancora quasi orizzontale e soprattutto dove nessun altro può arrivare!) Motore fb 4t-4cv Con mare piatto spinge la barca a quasi 6 nodi, 4.5 con onda. |
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LCB da
0 2,90m È la posizione del baricentro del volume immerso rispetto all’ordinata 0 (estremità prodiera della linea di galleggiamento). La barca è estremamente leggera ed il suo assetto longitudinale è facilmente modificabile spostandosi anche solo di pochi centimetri. Inoltre non vi sono serbatoi fissi che rappresentano in genere una buona parte del dislocamento: tutti i pesi significativi non hanno a bordo una posizione fissa (sebbene possano avere una collocazione abituale): le taniche dell’acqua, le ancore, la catena e i cavi, i parabordi e non ultimi i membri dell’equipaggio possono spostarsi per adeguare l’assetto alle condizioni specifiche di navigazione. |
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La distribuzione
dei pesi a bordo è di fondamentale importanza
in ogni
condizione. In linea di principio si tenderà ad appruare la
barca con
arie leggere e mare calmo, per non trascinare acqua con lo specchio di
poppa; con mare formato si baderà invece ad evitare il rischio
di
ingavonamento (sebbene la barca non ne dia accenno persino nelle
condizioni più impegnative) spostando i pesi verso poppa. RM (in assetto da crociera) 1125kgm Il momento raddrizzante è direttamente proporzionale al dislocamento e all’interasse degli scafi. È il fattore determinante della capacità di portare vela e della scelta del momento di ridurla. Cuoncio Cuoncio porta la sua velatura piena in sicurezza fino a 18 nodi di reale in assetto da crociera. |
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Abitabilità:
4 persone (più 2 bimbi) Niente male per un sei metri, tanto più se si pensa che due coppie godono della privacy di due cabine separate e distanti! Si dorme in due nel cuccettone a estrema poppa con oblò sulla scia. Per chi preferisce i letti separati, una seconda cuccetta si può ricavare nella parte prodiera della cabina. Altezza in cabina di 1,3m e un metro sopra le sedute. Quando piove o fa freddo si può prendere un tè in quattro seduti comodamente intorno al tavolo a murata. Materiali: Scafi in compensato marino da 6 e 15 millimetri, resina epossidica, rinforzi di fibra di vetro in chiglia. Alberi e traverse in alluminio. Il sistema costruttivo adottato è il cosiddetto "compensato stressato", traduzione piuttosto bruttina dall’inglese "compound plywood", che sta a significare l’uso dei fogli di compensato sfruttandone le proprietà di assumere una doppia curvatura, seppure con raggi molto ampi. Il compensato stressato si coniuga, poi, con le più tradizionali tecniche del cuci e incolla. Il sistema della precurvatura dei pannelli tramite bagnatura è stato mutuato dalle esperienze di Gabriele D’Alì, che a suo tempo fu correlatore della mia tesi di laurea. |
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LA COSTRUZIONE DEL PROTOTIPO: PICCOLO DIARIO DI CANTIERE Il cantiere è stato aperto nell’agosto 2000. La barca è stata varata nell’aprile del 2002, dopo un anno e otto mesi di costruzione. Abbiamo lavorato in due, Irene ed io, nei fine settimana con una discreta costanza. Una grossa quantità di tempo è stata impegnata per la ricerca dei materiali. La barca in acqua è costata circa 8.000.000 di vecchie lire. La costruzione si è svolta sotto un capannone in riva al lago di Bracciano, presso il Circolo Velico Acquarella, che ci ha ospitato a braccia aperte. La riva del lago distava dalla nostra abitazione quarantacinque minuti di macchina, compromesso che abbiamo ritenuto valido, considerato che non si trattava di una barca da costruire sul balcone di casa. |
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Il cantiere si apre ufficialmente al momento della consegna dei fogli di compensato. La prima operazione è il taglio e la giunzione dei pannelli del fasciame. Le lapazze riportate che si vedono nella foto sono risultate poco soddisfacenti e, a conti fatti, nella loro esecuzione, non più facili delle palelle: queste ultime sono, dunque, la scelta consigliata nei piani definitivi. | ![]() |
Procediamo incollando i dormienti e tutti i correnti longitudinali, lavorando in piano, con resina addensata e sparapunti. Sul secondo scafo (nella foto) abbiamo sperimentato l’incollaggio dei correnti sullo scafo già formato, ma lavorare in piano è estremamente più semplice. | ![]() |
Pratichiamo,
quindi, i fori per la cucitura con filo di rame e
finalmente mettiamo il tutto in precurvatura, bagnando abbondantemente
e ripetutamente e lasciando asciugare per un paio di settimane. In questo tempo apparentemente…morto, si studiano i disegni e le prossime mosse, si tagliano tutti i pezzi e si può anche cominciare a impregnare con le canoniche due mani di resina epossidica fluida. |
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Una volta che
tutto è ben asciutto ed il fasciame ha assunto una
curvatura lieve, ma permanente, scuciamo il trincarino, inseriamo lo
specchio di poppa e cuciamo la prua. È un momento molto
emozionante: qualche amico ci fa da testimone e ci aiuta a
stringere…tirare…annodare. |
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In realtà siamo appena all’inizio, ma vedere il nostro
guscio bello e pronto, davanti a noi, dopo soli quindici giorni di
lavori, è senza dubbio un bell’incentivo per quello che ancora
ci aspetta. Gli scafi, ora ritornano al coperto ![]() |
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Il taglio e
l’incollaggio delle coperte di prua e poppa e dei relativi
rinforzi è una fase veloce e rilassante, lavoriamo comodamente e
speditamente. La piallatura del trincarino, rigorosamente a mano,
è la passione di Irene. Qualcuno comincia a immaginarsi la barca
…finita. |
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Prima di
chiudere la coperta di prua, posiamo in ogni scafo
l’alloggiamento dell’albero, una specie di bicchierone in compensato da
15mm per giunta completamente stratificato con fibra di vetro: si
rivelerà pesante, non ispezionabile e sostanzialmente inutile.
È sostituito, nei disegni, da una mastra circolare in derlin e
da un alloggiamento in chiglia su madieri di rinforzo. Gli alberi non
sartiati saranno costituiti da un tubolare a sezione circolare in
Anticorodal di 100mm di diametro esterno (e sezione rastremata
internamente) e dovranno essere liberi di ruotare, per evitare sforzi
torsionali e turbolenze eccessive all’inferitura. A questo punto, Irene ha indossato tuta e maschera e non si può più rimandare: resiniamo gli scafi! |
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Ora allestiamo gli interni, che sono ridotti all’essenziale, niente di più che un piano apribile per il cuccettone di poppa, due panchette ed un tavolo a murata. C’è, però,tutto il calore del legno a vista. È la bellezza di una barca in compensato: hai appena finito il guscio e già ti trovi gli interni belli e fatti, senza bisogno di coibentare e foderare. Anche i bimbi danno una mano a carteggiare i bordi dei pannelli delle cuccette. | ![]() |
Quando
tagliamo, assembliamo e resiniamo la tuga è primavera del
2001. Di nuovo la barca sembra finita: Irene, nella pancia dello scafo,
sta già sognando, ad occhi aperti, navigazioni senza tempo. |
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Verniciamo
tughe e scafi per proteggere l’epossidica dagli
ultravioletti, con smalti acrilici a base d’acqua che, a distanza di
qualche anno si rivelano una alternativa valida e molto meno tossica
alla tradizionale poliuretanica bicomponente. Costruiamo i portelli dei boccaporti e finalmente Cuoncio Cuoncio esce dal suo capannone, sotto il cielo stellato. È l’estate del 2001: chiudiamo il cantiere e ci prendiamo una vacanza. A settembre si ricomincia. |
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Ormai sembra
che manchi davvero poco, ma, come da copione, rifinisci
qua, rifinisci là, si rifà primavera. L’assemblaggio
delle traverse, la costruzione degli alberi, la realizzazione dei
timoni, occupano gli ultimi fine settimana, insieme all’acquisto e al
montaggio dell’attrezzatura. Intanto il velaio taglia le vele ed il trampolino. Durante un’influenza che ci stende a letto tutti e due, Irene ed io, annodiamo gli infiniti nodi della rete di prua da un sagolino da 3mm, tutto rosso: la cura funziona e l’influenza…passa! Ultime operazioni prima del varo: nella foto, Piero Barone, esimio matematico e… raffinato autocostruttore, ci dà una mano a tendere la rete di prua. |
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Ora è davvero tutto pronto… | ![]() |
Cuoncio Cuoncio scivola in acqua a mezzogiorno, in calma piatta. | ![]() |
oi si naviga
e si fa festa fino a tarda sera. La barca galleggia (!),
si muove (!!) e, per giunta, bolina allegramente. Ora comincia la fase
della messa a punto e delle prove in acqua. Il cantiere, però,
è finalmente chiuso e, sotto sotto, qualcosa ci manca. |
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Eccoci arrivati! | ![]() |