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Prologo
Continuamente pensiamo ed
immaginiamo
barche, almeno per me è così, finché non troviamo
un pretesto o una scusa per cercare di concretizzare quello che abbiamo
in mente.
In questo caso la scusa me l’ha
fornita Roberto Prina, offrendo del compensato marino di pioppo da
testare
costruendo un 10 piedi.
Progetto
Una volta entrato in possesso
della
materia prima, in occasione del raduno di Fano, ho iniziato a
riordinare
le idee cercando di capire cosa volevo costruire. Inizialmente pensavo
di realizzare il progetto del 10’ “Frizio”, con il quale partecipai al
concorso dell’anno scorso, ma intanto l’estate si avvicinava e con essa
le vacanze, ovvero il periodo dell’anno in cui riesco a godermi la
barca.
Ho cominciato quindi ad immaginare quale potesse essere il tipo
migliore
di 10’ da portarmi in vacanza. Basandomi sulle precedenti esperienze,
ovvero
2 vacanze di 15 giorni con il mio F10 al seguito, sono giunto alle
seguenti
conclusioni: la barca dovrà essere leggera (dove vado in vacanza
cambiamo di frequente spiaggia, per cui la barca dorme sopra l’auto);
di
semplice costruzione (il tempo a disposizione è poco);
dovrà
poter portare piuttosto agevolmente due adulti ( con l’F10 ero
costretto
ad uscire quasi sempre da solo e vi lascio immaginare le sceneggiate
dei
miei due figli, di 8 e 2 anni, e le rimostranze di mia moglie costretta
a cibarseli piangenti o imbronciati fino al mio rientro); dovrà
essere pratica e robusta (poche complicazioni nelle manovre e
spiaggiare
con facilità), possibilmente anche comoda; infine dovrà
essere
il più possibile sicura e poter essere usata anche in condizioni
di vento e mare critiche (ovvero troppo o troppo poco, tenendo presente
un uso prevalentemente molto vicino alla spiaggia).
Con queste premesse la
prima cosa
che mi è venuta in mente è stata una canoa: pratica, di
facile
costruzione, godibile dall’intera famiglia. Ho iniziato però a
fare
i conti con pesi e dimensioni, mettere due persone con il relativo peso
su una barca di appena tre metri (per di più relativamente
stretta,
come deve essere una canoa per funzionare a pagaia), significa avere un
bordo libero piuttosto alto, e delle sedute anch’esse alte. Il tutto a
scapito di una stabilità laterale, già molto bassa in una
canoa. Quindi ho pensato di aggiungere uno scafetto laterale, che
avesse
una bella forma filante e facesse da bilanciere, insomma una piroga a
tutti
gli effetti ( se in Polinesia le costruiscono da migliaia di anni
qualcosa
di buono l’avranno!). A questo punto realizzo un modello 1\10 in legno
pieno, di ciò che avevo in mente e lo mostro al “nostro” Gigis.
Lui , dopo vari commenti sulle forme mi dice: “ma che non ci metti la
vela!”
Ovviamente non nascondo di averci già pensato in partenza, ma
fin
dall’inizio ho voluto privilegiare un uso facile e divertente del
mezzo,
anche da parte dei familiari e amici. Questo non significa però
che io debba rinunciare alla mia passione per la vela! E allora ho
allungato
le traverse, ho previsto due terrazze, ho aggiunto uno skeg, ed ho
messo
da parte armo e timone dell’F10.
Risultato finale: un’imbarcazione che giustifica il suo nome: ” FREGOLI ” ( noto trasformista dei tempi che furono), Piroga a pagaia / Proa a vela, a piacimento. |
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Realizzazione
Come per le mie
precedenti esperienze,
purtroppo, la parola d’ordine durante tutta la costruzione è
stata:
NON C’E’ TEMPO!
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Per le giunzioni degli
spigoli dello
scafo principale ho usato un sistema misto: internamente chiglia e
dormienti
di spigolo realizzati in Douglas, su cui ho incollato, avvitandoli, i
pannelli
del fasciame. Successivamente ho tolto tutte le viti ed ho protetto con
fibra di vetro ed epossidica lo spigolo esterno. Stessa tecnica per
fissare
lo specchio di poppa, mentre la prua ha internamente un cordolo di
epossidica
+ microsfere (fillite), sistema che ho usato anche per lo scafetto
(amas).
Le traverse, visto che
non avevo
il tempo di andarle a cercare di alluminio, le ho realizzate in di
massello
di Mogano scatolato, tutto sommato hanno un buon rapporto
peso\resistenza\flessibilità.
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Pregi e Difetti
Per quanto riguarda l’uso
a pagaia
mi ritengo abbastanza soddisfatto, lo spazio fra le traverse a volte
risulta
essere un poco insufficiente, ma prendendoci la mano si riesce a
pagaiare
piuttosto agevolmente. Qualche problemino sorge quando si è in
due,
perché lo scafetto maggiormente immerso offre una resistenza che
fa tendere la barca da quel lato, il problema si supera usando la mezza
pagaia e prevalentemente su quel lato.
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Per contro ho avuto dei
problemi
dovuti alla mancanza di una lama di deriva. Quindi barca troppo
poggiera
e difficoltà nelle virate. La barca senza deriva è
estremamente
pratica e sicura, ma se dovessi continuare ad avere problemi di
conduzione
anche con le terrazze, la doterò di deriva mobile.
Cenni Sui Materiali
Materiali utilizzati:
Mi sembra doveroso
parlare del comp.
di pioppo della ditta Brivio.
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La cosa che invece mi
sento di dire
è che, mentre i fogli da 6mm a 5 strati hanno evidenziato
un’ottima
rigidità, quelli da 3mm a 3 strati si sono rivelati troppo
flessibili
e deformabili, anche per realizzazioni che richiedono una curvatura
abbastanza
accentuata.
Tant’è vero che , tranne che per i fianchi dell’amas (purtroppo, visto le deformazioni che ha subito), ho utilizzato tutto 6mm, incollando anche due strati del 3mm. Dati Tecnici Scafo principale: lunghezza fuori tutto 304,5cmAma: lunghezza fuori tutto 250 cmPesi: Scafo principale 18,5 KgPeso complessivo versione piroga 30 Kg Peso complessivo versione proa a vela 45 Kg |
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