Fregoli
di Fabio Retali

Prologo

Continuamente pensiamo ed immaginiamo barche, almeno per me è così, finché non troviamo un pretesto o una scusa per cercare di concretizzare quello che abbiamo in mente.
In questo caso la scusa me l’ha fornita Roberto Prina, offrendo del compensato marino di pioppo da testare costruendo un 10 piedi.

Progetto

Una volta entrato in possesso della materia prima, in occasione del raduno di Fano, ho iniziato a riordinare le idee cercando di capire cosa volevo costruire. Inizialmente pensavo di realizzare il progetto del 10’ “Frizio”, con il quale partecipai al concorso dell’anno scorso, ma intanto l’estate si avvicinava e con essa le vacanze, ovvero il periodo dell’anno in cui riesco a godermi la barca. Ho cominciato quindi ad immaginare quale potesse essere il tipo migliore di 10’ da portarmi in vacanza. Basandomi sulle precedenti esperienze, ovvero 2 vacanze di 15 giorni con il mio F10 al seguito, sono giunto alle seguenti conclusioni: la barca dovrà essere leggera (dove vado in vacanza cambiamo di frequente spiaggia, per cui la barca dorme sopra l’auto); di semplice costruzione (il tempo a disposizione è poco); dovrà poter portare piuttosto agevolmente due adulti ( con l’F10 ero costretto ad uscire quasi sempre da solo e vi lascio immaginare le sceneggiate dei miei due figli, di 8 e 2 anni, e le rimostranze di mia moglie costretta a cibarseli piangenti o imbronciati fino al mio rientro); dovrà essere pratica e robusta (poche complicazioni nelle manovre e spiaggiare con facilità), possibilmente anche comoda; infine dovrà essere il più possibile sicura e poter essere usata anche in condizioni di vento e mare critiche (ovvero troppo o troppo poco, tenendo presente un uso prevalentemente molto vicino alla spiaggia).
 
Con queste premesse la prima cosa che mi è venuta in mente è stata una canoa: pratica, di facile costruzione, godibile dall’intera famiglia. Ho iniziato però a fare i conti con pesi e dimensioni, mettere due persone con il relativo peso su una barca di appena tre metri (per di più relativamente stretta, come deve essere una canoa per funzionare a pagaia), significa avere un bordo libero piuttosto alto, e delle sedute anch’esse alte. Il tutto a scapito di una stabilità laterale, già molto bassa in una canoa. Quindi ho pensato di aggiungere uno scafetto laterale, che avesse una bella forma filante e facesse da bilanciere, insomma una piroga a tutti gli effetti ( se in Polinesia le costruiscono da migliaia di anni qualcosa di buono l’avranno!). A questo punto realizzo un modello 1\10 in legno pieno, di ciò che avevo in mente e lo mostro al “nostro” Gigis. Lui , dopo vari commenti sulle forme mi dice: “ma che non ci metti la vela!” Ovviamente non nascondo di averci già pensato in partenza, ma fin dall’inizio ho voluto privilegiare un uso facile e divertente del mezzo, anche da parte dei familiari e amici. Questo non significa però che io debba rinunciare alla mia passione per la vela! E allora ho allungato le traverse, ho previsto due terrazze, ho aggiunto uno skeg, ed ho messo da parte armo e timone dell’F10.
Risultato finale: un’imbarcazione che giustifica il suo nome: ” FREGOLI ” ( noto trasformista dei tempi che furono), Piroga a pagaia / Proa a vela, a piacimento.
 

 
Realizzazione

Come per le mie precedenti esperienze, purtroppo, la parola d’ordine durante tutta la costruzione è stata: NON C’E’ TEMPO!
Questo ha condizionato molto le tecniche costruttive, però con dei risultati che potrebbero essere interessanti.
Per tutti gli incollaggi strutturali e le giunzioni a palella, ho usato una nuova colla Poliuretanica che mi ha dato grosse soddisfazioni, sia in qualità che in rapidità.


 
 
 
Per le giunzioni degli spigoli dello scafo principale ho usato un sistema misto: internamente chiglia e dormienti di spigolo realizzati in Douglas, su cui ho incollato, avvitandoli, i pannelli del fasciame. Successivamente ho tolto tutte le viti ed ho protetto con fibra di vetro ed epossidica lo spigolo esterno. Stessa tecnica per fissare lo specchio di poppa, mentre la prua ha internamente un cordolo di epossidica + microsfere (fillite), sistema che ho usato anche per lo scafetto (amas).

Le traverse, visto che non avevo il tempo di andarle a cercare di alluminio, le ho realizzate in di massello di Mogano scatolato, tutto sommato hanno un buon rapporto peso\resistenza\flessibilità.
 
 


 
Pregi e Difetti
 

Per quanto riguarda l’uso a pagaia mi ritengo abbastanza soddisfatto, lo spazio fra le traverse a volte risulta essere un poco insufficiente, ma prendendoci la mano si riesce a pagaiare piuttosto agevolmente. Qualche problemino sorge quando si è in due, perché lo scafetto maggiormente immerso offre una resistenza che fa tendere la barca da quel lato, il problema si supera usando la mezza pagaia e prevalentemente su quel lato.
La conduzione a vela mi ha dato grosse soddisfazioni in quanto a velocità, ma anche problemi, perché i trampolini che avevo preparato si sono rivelati insufficienti a sostenermi (adesso ho realizzato delle piccole terrazze rigide), quindi non ho potuto controbilanciare come avrei voluto. Il passaggio sull’onda è buono, batte poco e, con il dovuto vento, accenna anche a planare.


Per contro ho avuto dei problemi dovuti alla mancanza di una lama di deriva. Quindi barca troppo poggiera e difficoltà nelle virate. La barca senza deriva è estremamente pratica e sicura, ma se dovessi continuare ad avere problemi di conduzione anche con le terrazze, la doterò di deriva mobile.
 
 
Cenni Sui Materiali

Materiali utilizzati:
Comp. marino di pioppo da 6mm n° 2 fogli da cm 252x125
Comp. marino di pioppo da 3 mm n° 2,5 fogli da cm 252x125
Massello di Douglas per la chiglia e i dormienti di spigolo
Massello di Abete per le serrette ed i bordi superiori
Massello di Mogano Sipo per le traverse scatolate
Resina epossidica 1 Kg
Colla poliuretanica 1,5 Lt
Nastro fibra vetro orlato 20 mt

Mi sembra doveroso parlare del comp. di pioppo della ditta Brivio.
L’aspetto è assolutamente identico al compensato di pioppo che comunemente uso per il mio lavoro. Per quanto riguarda la durabilità in ambiente umido (notoriamente non eccelsa per il pioppo) ho provato a lasciare immersi in acqua per due settimane due spezzoni di compensato grezzi, uno quello fornito da Brivio ed uno comune. Devo dire che, oltre al cospicuo assorbimento di acqua da parte di entrambe, non hanno presentato problemi apparenti. Anche dopo l’asciugatura non hanno mostrato differenze molto evidenti. Non mi sento comunque di trarre delle conclusioni da questo test un pò troppo“casereccio”.


 
La cosa che invece mi sento di dire è che, mentre i fogli da 6mm a 5 strati hanno evidenziato un’ottima rigidità, quelli da 3mm a 3 strati si sono rivelati troppo flessibili e deformabili, anche per realizzazioni che richiedono una curvatura abbastanza accentuata.
Tant’è vero che , tranne che per i fianchi dell’amas (purtroppo, visto le deformazioni che ha subito), ho utilizzato tutto 6mm, incollando anche due strati del 3mm.
 

Dati Tecnici

Scafo principale:

lunghezza fuori tutto 304,5cm
larghezza massima 60 cm
pescaggio 18 cm
Ama:
lunghezza fuori tutto 250 cm
larghezza massima 24 cm
Interasse fra gli scafi 123 cm
Larghezza massima 210 cm
Dislocamento massimo 200 Kg
Pesi:
Scafo principale 18,5 Kg
Ama 7 Kg
Traverse 4 Kg
Terrazze rigide 5 Kg
Timone 3 Kg
Armo 7,5 Kg
Peso complessivo versione piroga 30 Kg
Peso complessivo versione proa a vela 45 Kg

  fabio retali:   fabio.retali@poste.it