|
|
Cari amici
Tutto ha avuto inizio nel luglio
2001 quando, in occasione della nostra annuale vacanza sulle coste del
Gargano, decidemmo di costruirci una barchetta con caratteristiche
particolari, che si adattasse bene alle nostra esigenze ed alle condizioni
di vento e di mare proprie di quella zona.
|
Ci serviva un oggetto leggero e
maneggevole, da poter tirare in secca agevolmente in modo da poter visitare
le numerose calette che punteggiano la costa.
Qualcosa di molto duttile, poco impegnativo dal punto di vista velico e che ci permettesse di gustare fino in fondo le bellezze di quel mare e di assaporare appieno quelle poche settimane di vacanza. Occorre dire che avevamo già avuto una esperienza di autocostruzione quando, nel 1993, partendo da un progetto di Sam Davlin costruimmo un Nancys China . Ne uscì una barca che ci regalò innumerevoli soddisfazioni, che però, soprattutto per il suo peso, male si adattava a quelle che avevamo individuato come le nostre esigenze primarie e contingenti. |
I primi schizzi furono eseguiti immediatamente, in spiaggia sotto l'ombrellone su di un tovagliolino di carta, ma soprattutto, sintetizzammo in alcuni punti fondamentali ed imprescindibili le caratteristiche salienti del progetto.
·
Piccola deriva per due persone ( circa 4 m)
· Leggera e spostabile a mano ( 60-70 Kg) · Trasportabile sul tetto dellauto · Inaffondabile anche con una falla · Insommergibile anche se si capovolge · Raddrizzabile in qualsiasi condizione · Poca tela al vento · Velatura riducibile in fretta e agevolmente · Conducibile anche da una sola persona · Dotata di remi · Gavoni stagni per effetti personali · Deriva a scomparsa e agevole da manovrare · Timone alzabile · Di poca manutenzione
|
Pronti !!!!!! Via.
Per affinamenti successivi ( 5 tentativi), siamo arrivati alla definizione del progetto esecutivo, cercando, attraverso infinite discussioni teorico-pratiche di mettere a frutto tutte le nostre magre cognizioni di teoria della progettazione nautica; copiando e studiando gli altri scafi, verificando con un paio di modelli in scala l'esattezza delle suddette teorie e come ultima spiaggia applicando quel metodo altamente scientifico conosciuto come occhio marino. Il sistema di costruzione scelto è stato il cuci incolla in quanto meglio si adattava alle caratteristiche di leggerezza e velocità di esecuzione. Le difficoltà si erano presentate
subito con i problemi di dislocamento.
|
Lo studio delle linee d'acqua e
l'analisi dei pesi e della loro distribuzione è stata fatta
con il preciso riferimento alla stazza dei due marinai, non certo dei pesi
piuma, ( 180 Kg in due) che portavano inevitabilmente il totale navigante
a circa 250 Kg.
Ci siamo così cimentati con la giungla delle sezioni e delle aree di sbandamento, dei diagrammi di dislocamento alla varie andature, della determinazione dei centri di deriva e di velatura, fino ad arrivare agli sviluppi delle varie parti dello scafo, delle paratie e dei rinforzi. |
Infine lo schema di taglio ci ha consentito di ottimizzare lo sfruttamento dei fogli di compensato da 6 e 10 mm impedendo inutili sprechi e rendendo più agevole la segnatura ed il taglio delle varie parti dello scafo. |
Un particolare dibattito si è scatenato per la definizione dei particolari meccanici, quali l'attacco della deriva e del timone, brillantemente risolto con la costruzione di pezzi speciali in acciaio inox forgiati direttamente da noi a suon di martellate e saldature non proprio professionali. Per ottenere l'inaffondabilità si è optato per una serie di paratie stagne che, oltre a conferire rigidità all'insieme, consentono la massima sicurezza anche in caso di apertura di una falla in qualsiasi punto delle scafo. |
La consapevolezza di non essere più tanto agili negli spostamenti e nelle manovre ci ha spinto a concepire un pozzetto molto ampio e sgombro. |
La deriva mobile, che ruota su un perno, rimane invisibile sotto al pagliolo ed è raggiungibile, per il montaggio e la manutenzione, attraverso due fori circolari coperti da tappi stagni. Vi è da dire che nel corso
di tutta la lavorazione, dal progetto al montaggio dell'ultimo bozzello,
siamo stati preda di una miriade di dubbi , perplessità, e
interminabili discussioni che, invece di diminuire , aumentavano in
maniera esponenziale.
|
La previsione era di ultimarla per la fine di maggio, ma una serie di ritardi accumulati ci vedevano ancora, a quella data, alle prese con la resinatura esterna, con al costruzione del timone, della deriva e dello skeg, con le interminabili levigature e finiture dello scafo . |
Finalmente , a Giugno inoltrato, si affrontava il non piccolo problema delle vele. Anche qui dopo un minimo di studio sulla teoria del disegno e del taglio di una vela, ben consci di non dovere partecipare alla Coppa America, abbiamo acquistato il necessario per iniziare. Con una buona dose di ottimismo e un po' del solito occhio marino per colmare le inevitabili lacune della nostra formazione scientifica, in un paio di pomeriggi abbiamo disegnato, tagliato e cucito i ferzi della randa e del fiocco con l'aiuto paziente di una nostra amica sarta che ci ha fornito il supporto tecnico-logistico ( macchina da cucire). |
Diciamo che il risultato,
una volta applicati i cordoni ed i rinforzi nei punti di mura, bugna
e penna, non è dei peggiori, anche se sarà bene non fare
mai vedere le nostre vele ad un velaio professionista perchè potrebbe
rimanerne scioccato per tutta la vita.
Comunque la speranza era che facessero il loro dovere assieme a tutto il resto. A metà Luglio, dopo aver montato un po' di attrezzatura siamo pronti per il varo nella baia e soprattutto per la prima navigata. Tutti i dubbi e le perplessità di questi 6 mesi riemergevano con prepotenza. Calcoli sbagliati? Costruzione troppo fragile? Errori progettuali o costruttivi? Velatura insufficiente??? |
Niente di tutto questo! Con nemmeno
tanta euforia ci siamo accorti che la barca andava benone, era bilanciata
e galleggiava proprio secondo la linea prevista.
Noi non siamo certo velisti esperti, specialmente sulle derive, ma il comportamento ci è parso buono a tutte le andature. La barca è veloce nonostante la velatura ridotta, probabilmente insufficiente a farla planare, ma accelera prontamente alla minima brezza. E' sufficientemente stabile anche se, come in tutte le derive è fondamentale la corretta posizione dell'equipaggio. Stringe bene il vento e vira con grande facilità anche con il solo fiocco a riva e con venti debolissimi. |
Sotto raffica ha reazioni facilmente controllabili anche se, in un paio di occasioni, abbiamo rischiato di scuffiare (perchè colti di sorpresa) con colpi di vento che sfioravano i 20 nodi. In virtù del ridotto peso e del limitato pescaggio diventa agevole raggiungere qualsiasi spiaggetta e tirarla facilmente in secca. |
Insomma, possiamo dire che quello che volevamo siamo riusciti a realizzarlo in pieno.
Per il prossimo anno pensiamo di perfezionare l'attrezzatura che, per ragioni di tempo, non siamo riusciti a rendere ottimale e di ovviare in questo modo ad alcuni problemi riscontrati soprattutto in fase di bilanciamento nelle andature di bolina.
Inoltre un aumento della superficie velica, con delle vere vele ed un piccolo gennaker per le andature portanti contribuirebbero senza dubbio a rendere la nostra Magia ancora più soddisfacente.
Buon vento a tutti
Marco & Giancarlo
Messori Marco
architettomessori@libero.it
Salsi Giancarlo
salsi@inwind.it