UNA SERA D’ESTATE
di Beppe & Max
La scorsa estate (2002) dopo 48 ore di ferie mi venne in mente una strana idea..
“quasi quasi mi disegno una barca…”
Detto fatto… una spolverata al tecnigrafo la punta alla matita e via!…
Dato che sul foglio ci stava.. disegnai un 10 metri… lo pensai larghino come i minitransat.
Poi feci anche una assonometria..
“magari faccio il modellino di cartone” …fatto.
-“Però ora che l’ ho disegnata.. cosa faccio.. la costruisco??”
-“Si ok ma sarà meglio farlo in scala minore…diciamo una deriva da 4,30 mt.”
Ordinai diversi fogli di okumè da 4 mm e dei listelli di abete, nel frattempo mi ero fatto una bella lettura di vari testi di autocostruzione e una lunga “navigata” nel sito CANTIERINO  naturalmente.
Pensai in primo luogo ad un telaio reticolare, memore della mia passione per i motori “DUCATI” e dei loro splendidi telai in tubo tondo a gabbia.
Il primo telaio in abete a essere costruito fu quello longitudinale la vera spina dorsale di tutto il complesso, sul quale si incastrano le centine distanti 45 cm circa formate da 2 fogli di okumè da 4 mm incollati su un pannello di polistirene ad alta densità da mm.30
 

Le centine poi sono state collegate da un reticolo di “saette” in abete a formare un reticolo spaziale una vera e propria gabbia leggera ma rigida.

Tutto questo (anche se sta in poche righe..) è durato tutto l’inverno sabato-domenica festività varie comprese…
Nel frattempo il mio amico e futuro socio Massimo della ditta MAX COMPUTER (tecnico di computer nonché ex operatore di macchine utensili) quando veniva a rianimare il mio pc chiedeva da dove veniva quell’odore di colla e legno…
Dopo diverso tempo decisi di metterlo al corrente di quello che nascondevo nel retro dell’ ufficio .. una barca!
Certo mi prese per un visionario all’inizio…ma a forza di chiedere non so come ma si appassionò all’idea.
Finalmente arrivò la primavera, il telaio era finito.. in due pezzi perché non ci stava tutto nella camera,
Caricai tutto su un furgone destinazione la casa di campagna, precisamente la ex stalla
Dove finalmente potei riunire in un sol pezzo il telaio reticolare…lo guardai a lungo!
Da fronte da fianco da sotto da sopra…era bello quasi quasi lo lasciavo così..incompiuto.


Per fortuna il mio amico Massimo si rese disponibile ad aiutarmi..non era mai stato su una barca a vela.. ma la sua infinita curiosità di sapere come funzionava..come si faceva..come si costruiva.. fu la molla per continuare la costruzione di “MaJo”.
Non fu facile fissare i pannelli di okumè al telaio dapprima li abbiamo fermati con corte viti in inox poi resinati a colla epossidica.
mentre Beppe dà la colla Max verifica con la livella.. non si sa mai!

Certo sarebbe stata bellissima di legno a vista!
Oramai la colla epossidica..gli addensanti..la vetroresina..il carbonio non avevano più segreti per noi.
Durante tutta l’estate abbiamo eseguito le varie fasi di resinatura.. stuccatura.. lisciatura…stuccatura..

Lo scafo a fine luglio era finito..ora c’era da resinarlo e… tutto il resto!
Vele.. alberi.. accessori..


La ditta Martini di San Giorgio di Cesena mi ha fornito il tessuto da 400 grammi (bello robusto..) che è stato applicato con la relativa resina
epossidica
 
Nella foto si vede anche il tessuto peel ply usato per rifinire meglio la superficie..(anche se non ne avevamo abbastanza!).
Poi mi è venuto in mente di aggiungere delle striscie di carbonio al perimetro e sulla chiglia sia per rinforzare quelle zone ma anche per un effetto estetico

Ho detto vele perché il progetto
prevede due alberi non insartiati..
 

Grazie all’aiuto del nostro amico Mario Marti abbiamo avuto il primo albero (del laser)
Per il fiocco abbiamo trovato l’albero in carbonio di un surf
La randa è stata ordinata alla veleria Virgilio di Cesenatico, il fiocco ci è stato regalato da  Mario.
Si comincia a verniciare con la poliuretanica  bicomponente Gialla, tre mani in tutto data a rullo (escluso sulle striscie di carbonio naturalmente..)
A leggere queste righe son passati pochi minuti..nella realtà siamo già a fine agosto..(un anno esatto dall’inizio del progetto)
Il tempo stringe..trovato un bel posto a Lido di Savio..
E’ domenica di fine agosto..caldissima!
La mattina tira vento da terra..armiamo la barca.. alcuni ci fanno i complimenti accettiamo ma siamo tesi.
All’una esatta gira il vento..è levante..direi fin troppo teso per la  nostra prima prova.
Le vele sbattono impazzite..la barca è pronta, galleggia sull’acqua impaziente, sale per primo Max poi io, ma… non riusciamo a prendere il largo.. il timone tocca sul fondo.. non c’è acqua!
Il vento ci trascina verso la via segnata dalle cime coi galleggianti.
Colpa della poca acqua..le derive si incagliano sulla via di fuga..il vento viene proprio in direzione del corridoio, gli scogli sono troppo vicini…niente da fare si rinuncia…a malincuore…sotto gli sguardi critici e falsamente benevoli dei nostri spettatori.

E’ dura tornare a casa…senza essere usciti dagli scogli dopo tanta fatica.. eppure pensiamo positivo.. il timone lo accorciamo di 15 cm. Modifichiamo l’attacco della barra del timone.
Le derive a baionetta le blocchiamo con due cime e una strozza. -“la prossima volta vedrai che sarà perfetta.”
Così è stato, dopo una decina di giorni ci ripresentiamo con le modifiche, gli stessi spettatori e critici della volta prima ci stanno a guardare mentre noi con noncuranza prepariamo tutto e riproviamo.
Questa volta la brezza è perfetta! La cima coi galleggianti è stata tolta rimangono gli scogli sul nostro fianco sinistro e di fronte ma il timone è giù la barca è guidabile, parte subito dritta poi pieghiamo verso l’uscita fra le scogliere.
Un grande sorriso sui nostri volti dice già tutto..ci guardiamo soddisfatti..ma non c’è tempo per bearsi della nostra bravura, cerchiamo la bolina (Max non la smetteva di dire -“dai voglio la bolina!” )
La randa funziona bene i tyler filano bene ma il fiocco sbatte è troppo alto rispetto al piano della chiglia e la cima risulta troppo inclinata per poterla tendere al massimo in bolina..
La prossima stagione o accorciamo l’albero in carbonio o facciamo un fiocco più alto.
Al lasco è una forza! (randa + fiocco sono 12,50 mq. Di superficie.. )
È stabile grazie alle due derive autocostruite  (profilo NACA 0012 ) e alla notevole larghezza della poppa (1,80 mt.) anche con il vento in poppa niente da ridire.

Il timone del tipo compensato (profilo NACA 0012) è leggerissimo (fin troppo) mi sa che accorceremo la barra
Si affianca uno con una bella barca con terrazze..ci urla qualcosa…
-“ma che barca è???- ha due derive???-è bellissima!!- ringraziamo di cuore quel velista gli diciamo che è un prototipo e che la stiamo provando per la prima volta…lui saluta guardandoci come se avesse visto due extraterrestri…
La soddisfazione sale ai massimi livelli il mare è  mosso ma la prua va dritta senza sbattere..non entra nemmeno qualche schizzo ci sentiamo al sicuro, la barca è robusta niente si muove al tatto come su certe barche fatte in serie..
Solo in virata notiamo che è lenta dovremo perfezionarne la tecnica.
Passano più di due ore e non vorremmo più scendere anche perché è probabile che per quest’anno non riusciremo più a scendere in acqua (siamo a metà settembre..)

Rientriamo al lasco veloci.. Max alza le derive e arriviamo fino a riva… i nostri ex critici ora fanno finta di niente.. lo prendiamo come un complimento.
Che dire di più per il prossimo anno cercheremo un posto sgombro da scogli
Per il resto abbiamo in mente la costruzione di un biplano (a vela naturalmente) ma questa è un’altra storia.
Un saluto ai lettori del CANTIERINO e una incitazione a chi vorrebbe costruirsi qualcosa ma teme i sorrisi cinici di chi sa solo aprire bocca e soffiarvi aria, lasciateli perdere!
Grazie a Mario Marti e a chi ci ha dato consigli sinceri.
Per comunicazioni potete scriverci su
Studiogr1@tin.it
Saluti e buon vento da Beppe e Max