Fragolone - Un trimarano in cantiere
di Andrea Drei (con il contributo assai determinante del Padre)
Lavori in corso

 
 
Perchè autocostruire?
Credo sia molto semplice spiegare perchè qualcuno si autocostruisce una barca: è insito nel patrimonio genetico dell' uomo dedicarsi alla costruzione di qualcosa, sia esso un oggetto fisico, un utensile,  un' attrezzatura, sia una costruzione di tipo mentale (intesa sia come sapere, sia come filosofia di vita) 
L' autocostruzione di una barca si colloca in quest' ottica, come del resto tanti altri tipi di costruzione (esempio il faidate domestico, il giardinaggio - inteso come costruzione di un ecosistema) e fa leva su quella molla insita in ognuno di noi. 
E' pacifico che quella molla può scattare in tantissime  direzioni, nel mio è andata verso una barca. 
Magari ci si può chiedere perchè proprio una barca. Ogni autocostruttore ha una sua risposta, nel  mio, anzi nel nostro perchè è coinvolta direttamente o indirettamente tutta la mia famiglia, è legata  alla nostra storia: avevamo uno stabilimento balneare a marina di Ravenna, per cui il mare con  tutti i suoi annessi e connessi ha molto spesso fatto sentire la sua influenza: in primo luogo ci ha  dato una fonte di guadagno e poi il windsurf, la deriva (un mitico 470). E' normale che svolgendo attività velica, rigorosamente a livello di divertimento, si scambiano idee  con amici, si legge qualcosa, si visitano fiere, ecc. Durante tutta questa serie di attività collaterali,  soprattutto leggendo Bolina ed in particolare gli articoli di Gabriele D' AlÏ si è materializzata l' idea  di autocostruirci un multiscafo.
Perchè un multiscafo?
Le risposte sono molteplici, innanzitutto la nostra curiosità: avevamo già avuto esperienze con un monoscafo (anche se piccolo) da qui la voglia di qualcosa di diverso. Poi via via si possono  elencare tutta un' altra serie di motivi più o meno razionali che ci hanno portato ad orientarci  verso un multiscafo: dal punto di vista costruttivo è più semplice (in effetti è un tipo di natante che si è sviluppato dove la metallurgia o era sconosciuta o era poco praticata per cui la costruzione deve essere semplice e tale da non dover ricorrere ad un elevato numero di utensili) e quindi  si sposa felicemente con l' autocostruzione ìdomesticaî dove non si hanno a disposizione nè  grosse attrezzature nè utensili raffinati e costosi.  che come denaro a sviluppare un idea di questo genere che puntare dritto ad uno specifico poliscafo. Però vale il discorso fatto sopra: è una nostra considerazione e dopotutto non diamo fastidio a  nessuno!  Inoltre riteniamo che sia progettualmente più raffinato in quanto per raddrizzare lo sbandamento non  usa un sistema che appesantisce sensibilmente la struttura (come la zavorra dei monoscafi) bensÏ  sfrutta la leggerezza di un altro galleggiante.  N.B. Le nostre sono considerazioni personali e non abbiamo la benchè minima idea di metterci a  far polemica coi sostenitori dei monoscafi: è una nostra idea punto e basta! Ognuno è libero di  pensarla come vuole e andar per mare con quello che ritiene più opportuno 
 Catamarano o trimarano?
Il problema era se costruire un poliscafo con due o tre scafi. Beh direi che il problema ce lo ha  risolto Gabriele D AlÏ nel suo libro Multiscafi : un trimarano si può benissimo costruire con uno  scafo centrale e due scafetti laterali più piccoli, per cui si possono ottenere tutte e due le cose.  In altre parole costruendo per primi gli scafetti, si ha un catamarano poi se si hanno tempi e voglia  si può benissimo costruire il terzo e più grande scafo e con opportuni adattamenti si possono  usare traverse, velatura ecc. del catamarano. Per cui nella nostra costruzione abbiamo privilegiato la versatilità a scapito di altre cose, una di queste  è sicuramente l economicità: è indubbio che spendiamo di più sia come tempo che come denaro a sviluppare un idea di questo genere che puntare dritto ad uno specifico poliscafo. Però vale il  discorso fatto sopra: è una nostra considerazione e dopotutto non diamo fastidio a nessuno! 

 
 
ESPERIENZE PREGRESSE

Dato che nessuno di noi (situazione aggiornata al 15 giugno circa) aveva esperienze di costruzioni nautiche in legno di resina epossidica, eccetera, abbiamo optato per una sperimentazione: costruire un modello in scala 1:1 o simile per renderci conto se effettivamente la costruzione secondo il metodo scelto era alla nostra portata, se l'uso dell'epossidica fosse anche questa alla nostra portata, degli spazi e delle volumetrie. Abbiamo ottenuto quello che vedete in foto 

indipendentemente dal fatto che possa piacere o no abbiamo capito che:
1) si può fare! (più o meno pronunciato alla Gene Wilder di Frankenstein Jr)
2) l'epossidica la possiamo usare anche noi
3) costruire un aggeggio di 6 m in un garage lungo 6.25 era un'opera più che altro di natura "politica" (nel senso che in fondo al garage vi è un armadio della profindita di 60 cm il chè comportava o la riduzione della lunghezza del mezzo nautico o la sua costruzione con l'inserimento delle prue nell'armadio con una serie di conseguenze che non vengono descritte per la loro ovvietà)
4) vista la lunghezza è consigliabile un robusto scalo di montaggio che verrà costruito, monato ed allineato in giardino per poter ovviare alla serie di inconvenienti di cui al punto 3

 
GLI SCAFETTI
Gli scafetti laterali del tri o se preferite gli scafi del catamarano sono costituiti da 2 pannelli di compensato di Okumè dello spessore di 4 mm delle dimensioni di 6000x600mm. Ovviamente dato che in commercio non abbiamo trovato (qlcn farnetica l'esistenza di pannelli di 20 piedi di lunghezza) pannelli di tale lunghezza ovviamente si sono giuntati due pannelli di 3000x600 (nei disegni si nota che i listelli di rinforzo terminano 36mm prima del pannello, non è altro che lo spazio per la lapazza).
Nota bene: la nostra sequenza di operazioni è stata la seguente: prima incollaggio dei 3 listelli di rinforzo sui pannelli, stondatura della prua, precurvatura dei pannelli, giunto a lapazza su pannelli già precurvati.



PRECURVATURA DEI FOGLI DI COMPENSATO

Oggetto del prossimo aggiornamento con disegno e foto della "morsa"


...i lavori in corso...
 
cantiere invernale: visto che dentro il garage è impossibile (per una pacifica convivenza di tutti i componenti del nucleo famigliare) abbiamo iniziato la costruzione in giardino e approntato un "contenitore per l'inverno" 

particolare scalo: è una vista laterale dello scalo di montaggio degli scafetti laterali 
incollaggio rinforzi: incollaggio delle serrette dei dormienti sullo scafo 
preparazione dello scalo: scalo durante la costruzione (ho anche i disegni e le dimensioni dei rinforzi, sto anche facendo i disegni di come orientare ed allineare i tramezzi)

semi scafo: foto scattata durante il montaggio sullo scalo (notare i poligrip per bloccare lo scafo sullo scalo)

scafo: situazione al 01/10, come puoi notare il "cantiere" è stato apprezzato anche da mia madre, la quale può stendere ad asciugare i panni quando l'attività costruttiva ristagna 

Marzo 2002:
redazione: Beh,  Andrea, come sta il tuo trimarano?

Il multi sta benissimo, finito il primo scafo e in costruzione il secondo (per la precisione in fase di precurvatora compensato). Sai com'è gli orsi vanno in letargo ecc.
 

Per cercare di rendere la sezione delle carene tondeggianti verso poppa abbiamo optato per la precurvatura a freddo del compensato ed abbiamo costruito una "morsa" (sempre prendendo spunto dai libri di D'Alì). Le dimensioni della morsa sono tali da permettere la precurvatura dei pannelli che compongono il guscio dello scafetto qunidi lunghezza di circa 3200 mm e altezza di circa 1000 mm per profondità di circa 250 mm. Essa si compone di una parte fissa e di una parte mobile (come visibile in figura)


la sezione laterale , vista frontale e pianta della morsa

la vista frontale della morsa aperta

particolari della sezione laterale della parte inferiore e della parte superiore della morsa

I pannelli di compensato vengono posizionati fra le due ganasce e avvitando i bulloni lungo le barre filettate si ha l'avvicinamento della ganascia
mobile verso la ganascia fissa, arrivando così alla piegatura del compensato. Ciò deve avvenire gradualmente e tenendo bagnato il compensato.

Nel nostro caso per arrivare ad avere una corda di circa 51 cm (15% in meno) abbiamo impiegato 3 giorni; per tenere bagnato il compensato abbiamo usato
acqua tiepida ed uno "spruzzino" tipo quelli che si usano per spruzzare i prodotti di pulizia della casa.

La ganascia fissa è costituita da:
2 longheroni di 3200x150x15 mm (recuperati da scrivanie da ufficio dismesse),
4 piedi - parallelepipedi in truciolare (recuperati non ricordo dove) di 200x200x50 mm.
4 guide di scorrimento provenienti da una vecchia scansia, di dimensioni 1000x300x20
5 barre filettate M10x1000
20 dadi M10 e 5 rondelle
Chiodi e viti in abbondanza, spessori vari.

La ganascia mobile è costituita da:
2 longheroni di 3200x150x15 mm (recuperati da scrivanie da ufficio dismesse),
9 spessori di circa 150x150x20 mm (uno viene diviso in due per le estremità)
5 dadi M10 e 5 rondelle
Chiodi e viti in abbondanza

Tempo di costruzione (con ritmi messicani): una domenica mattina

Per impedire l'uscita dei pannelli dalla morsa durante la piegatura abbiamo dovuto installare dei riporti antisfilamento in modo che il pannello rimanesse in posizione durante la curvatura
 
 






Una volta realizzati i pannelli laterali ed effettuata la cucitura, abbiamo visto che non ci soddisfava l'andamento della linea di chiglia (soprattutto in vista dell'aggiunta di un eventuale spoiler a poppa degli amas, quando saremo al secondo stadio del multiscafo), per cui abbiamo scucito il tutto e modificato i pannelli a poppa in modo da migliorare (secondo noi) le linee d'acqua della creatura

Il secondo problema è che con un aggeggio di tali dimensioni (6 m) è un po' difficile realizzare uno scafo drittto e simmetrico, figurarsi farne due uguali, per cui abbiamo optato per uno scalo di montaggio.
Sempre con legno rigorosamente di recupero (scrivanie, pallet, piani vari, ecc) abbiamo costruito uno scalo, su cui assemblare il tutto, di dimensioni 6000x600 mm,
inserendo un riferimento per il dritto di prua e per la mezzeria dello scafo, un riferimento per la chiglia e le sagome dello scafo distanziate di un metri l'una dall'altra (da notare che manca la prima sagoma è posizionata a 2 metri dal dritto di prua in quanto posizionarla più vicina avrebbe creato grossi problemi di curvatura del legno durante la fase di chiusura del dritto di prua, per cui durante la suddetta chiusura abbiamo optato per un "andamento naturale" dei pannelli)
Ovviamente per chi interessa ho a disposizione i disegni di ogni singola sagoma, rinforzi, ecc.)
Ciao Gigi,
Ecco alcune foto della creatura, non sono molto belle perchè non ho ancora tolto il nylon per cui non riesco a fare foto civili di tutto lo scafo. In settimana montiamo le traverse per cui dobbiamo togliere tutta la copertura altrimenti non ci stiamo e quindi riuscirò a fare le foto (che ovviamente invierò).
Le foto che  ho mandato sono aggiornate a inizio luglio (epoxy+A20) e a 2/3 giorni fa (ancorante)

.....Lavori in corso..... attendete fiduciosi!

Agosto 2003
Attacco traverse-scafo
Abbiamo optato per una giunzione di tipo semi-rigido e cioè fra la traversa e il supporto è inserito uno strato di gomma elastica dello spessore di 4 mm in modo da ammortizzare parte delle vibrazioni e da trasmettere le sollecitazioni traversa-scafo in maniera più graduale.
Il supporto delle traverse è fatto in maniera tale da distribuire gli sforzi lungo assi fra loro ortogonali e cioè longitudinalmente nel senso della lunghezza dello scafo e trasversalmente ad esso tramite una serie di rinforzi paralleli ai bagli dello scafo.

Di seguito un’altra vista dell’interno scafo (la foto è stata scattata mettendo la macchina dentro il foro di alleggerimento del baglio visibile sopra)

Riguardo al bloccaggio della traversa al suo supporto abbiamo optato per un sistema costituito da un cavallotto di acciaio inox, rigorosamente autocostruito, posizionato verso l’interno del multiscafo, connesso tramite due bulloni ad una contropiastra dentro lo scafo e da un bullone passante posizionato sul lato esterno del multi.

Le traverse
Le traverse sono fatte sfruttando profili commerciali:
Tubo ø120 di anticorodal (6061 se ben ricordo) spessore 3 mm di lunghezza 3250 mm. Ovviamente tale misura vale per la traversa centrale,
le altre traverse sono leggermente più corte e sono state accorciate durante il montaggio del multi.
All’interno della traversa è stato inserito un ulteriore profilato per impedirne lo schiacciamento durante il bloccaggio coi vari cavallotti.
Ad eccezione della traversa centrale, dove il profilato ausiliario è lungo per tutta la traversa, tale rinforzo è localizzato solo nella zona di ancoraggio della traversa.

Abbiamo optato per tre traverse perché il nostro multiscafo è stato concepito per turismo privilegiando quindi la robustezza e non la leggerezza. In quest’ottica nella parte fra la traversa anteriore e quella centrale posizioneremo una rete o qualcosa di simile in modo da poter utilizzare tale zona. Inoltre una traversa anteriore permette una maggior tensione dello strallo migliorando così la bolina della nostra creatura. Magari qualcuno può storcere il naso, ma ogni scarafone …

Situazione aggiornata al 8 agosto 2003
Sono stati completati i due scafi laterali, le traverse, i timoni ecc.
In pratica è finito il primo stadio del nostro progetto per cui nei prossimi giorni vareremo la nostra creatura, sicuramente ci sono da fare alcuni miglioramenti di cui siam già consapevoli:
1) miglioramento delle linee d’acqua, in particolare in inverno aggiungeremo uno spoiler a poppa lungo 80-90 cm in modo da migliorare l’uscita a poppa dei filetti fluidi.
2) Fiocco più grande in modo da avere superficie velica più generosa, a proposito Mario come stai a lankotex?
3) Corretto posizionamento di scotte, strozzascotte e regolazioni varie


Come si può vedere dalla foto, gli impedimenti ed ostacoli tecnici sono molteplici, tuttavia fin qui ci siam arrivati,siam diventati la leggenda del vicinato, in particolare tantissime donne voglion conoscere mia madre per vedere che faccia ha una persona che ha sopportato per 3 estati (e questa non sarà certamente l’ultima) un tale scempio del proprio giardino

Ciao a tutti,
da mercoledì 20 Fragolone è in acqua!
E' il primo stadio del mio multiscafo, per ora è un cat di 6 m
Il mezzo viaggia eccome, è docile al timone, ovviamente ha anche qualche pecca di gioventù: trascina troppa acqua a poppa, è poco invelato, in particolare il fiocco è un po' troppo piccolo, non ho ancora montato il carrello della randa.
Appena posso metto qualche immagine.
In spiaggia si è radunata una folla di curiosi incredibile, sia velisti che non, tutti a chiedere il perchè, il percome, il perchi, il perdove, per un paio d'ore, durante il montaggio del cat, ho dovuto rispondere ad una turba di gente, anche perchè chi poteva rispondere benissimo (cioè mio padre che ha costruito buona parte del cat) indirizzava tutti verso di me dicendo "bisogna chiedere con lui"
Sinceramente una grande emozione, quasi quasi come un orgasmo!
Buon vento a tutti
 

Andrea Drei andrea.drei@inwind.it
 
 

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