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Nella piana di Faenza...
ovvero
il Vagabond di Piero
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“ Nella piana di Faenza
si carteggia a tutte l’ore
non v’è dì che
passi senza
suoni d’autocostruttore.”
Queste rime
incatenate, frutto della vena poetica del tardo stilnovista Mario da
Forlì , accompagnano e sottolineano l’impegno di Piero,
ovviamente di Faenza, che ha quasi portato a termine la costruzione di
una barca bella ed apprezzabile.
Piero si
è fatto le ossa sistemando, tra l’altro, la propria casa e
costruendo i mobili della cucina: questa esperienza gli ha
consentito di bruciare le tappe consuete – lettura del mitico libretto
di D’Alì, costruzione del primo diecipiedi, partecipazione alle
regate e connesso scambio d’idee, scelta della barca successiva o
abbandono-.
E questo il suo
resoconto.
Mario Marti
Sono sempre stato attratto
dalla vela, ma non ho mai avuto l’occasione di iniziare non avendo
amici o conoscenti che la praticassero.
Navigando su internet, ho scoperto
per caso il “Cantierino” di Gigi Scarnicchia e sono venuto così
a conoscenza della possibilità di autocostruirsi
un’imbarcazione; sono amante del fai da te (questa è modestia!
ndr) … pertanto ho iniziato a visitare vari siti di progettisti per
trovare lo scafo che soddisfacesse le mie esigenze.
La prima caratteristica era quella
di essere carrellabile, pertanto peso e dimensioni contenute, abitabile
per almeno due persone e dotato di servizi per crociere costiere di
qualche giorno.
La scelta iniziale cadde sul
trimarano di DUDLEY DIX “Threefold 6” lunghezza 6 mt.
larghezza 5 peso complessivo kg. 450 e tanto spazio sulla coperta
e sui trampolini … la mia barca!
Volevo però essere sicuro
della scelta, vista la mia inesperienza, pertanto mi misi in contatto
con Mario Marti per avere un po’ di consigli.
Mario è stato
disponibilissimo, ci siamo incontrati e mi ha fatto una panoramica sui
vantaggi e svantaggi di un multiscafo rispetto ad un monoscafo. Ho
fatto tesoro dei suoi suggerimenti.
Ho avuto poi
l’opportunità di vedere a Nettuno, il tri in costruzione di
Sergio Galgani e il “Vagabon plus” di Mertens già realizzato da
Marco Marchetti di Ferrara nonché le fasi costruttive, molto
dettagliate, sul Cantierino :
http://www.amateurboatbuilding.com/ProjectJustRight/index.htm
A questo punto, viste le
difficoltà di realizzazione e gli spazi interni ridotti del tri,
la mia scelta finale è stata quella del monoscafo.
Così, dalla primavera del
2004 ero arrivato a fine anno…
Ho a disposizione un garage
abbastanza ampio, ma per evitare complicazioni familiari, (polvere,
odori e rumore) ho preferito realizzare, nel giardino dietro casa, una
serra con struttura in tubo zincato e copertura in polietilene
(dimensioni mt. 8 x 4.20 )
Lo scafo del Vagabond si può
realizzare in compensato marino da 8/9 mm. resinato o in sandwich con
il 6 mm. rivestito, interno ed esterno, con tessuto di vetro e resina
epossidica, io ho scelto la seconda soluzione, a mio giudizio molto
più resistente e protettiva.
Le dimensioni del “Vagabond 20
Plus” sono: lunghezza 6 mt. larghezza max 2.30 mt.
Con la mia automobile posso
trainare fino a 2.40 mt. e, visto che ero in possesso dei piani
di costruzione su file Autocad , ho modificato la scala di circa
un 5% portando le dimensioni di progetto al massimo compatibile
cioè larghezza m. 2.40, lunghezza 6.36 ed altezza interna
più 6 cm
A causa del tempo inclemente
(impossibile montare la serra) ho iniziato l’approvvigionamento dei
materiali, come segue:
- n° 12 fogli di compensato di
okoumè da 6 mm. – 122cm. X 250cm.
- n° 14 fogli di compensato di
okoumè da 9 mm. – 122cm. X 250cm.
- n° 2 fogli di
compensato di okoumè da 12 mm. – 122cm. X 250cm.
- kg. 30 resina epossidica (in
totale ne occorrono 50 )
- 1 rotolo di tessuto di vetro
biassiale da 320 gr./mq. Altezza 123 cm. X 100 mt. col quale ho
realizzato anche i nastri (tagliandolo a 45°) per i rinforzi sulle
giunzioni dei pannelli dello scafo e giunzioni paratie interne.
Ho poi realizzato lo scalo in
scatolato di acciaio, sul quale assemblare e cucire i pannelli dello
scafo.
Finalmente, a metà marzo
2005, ho terminato il montaggio e la copertura della serra, ho montato
e livellato lo scalo, ho iniziato la tracciatura dei pannelli dello
scafo e delle paratie interne.
Non sto a dilungarmi con le fase
costruttive ma consiglio agli amici interessati di vedere il sito
proposto precedentemente, davvero esauriente e ben fatto.
Mi limito ad esporre le modifiche
da me apportate :
Ho costruito la chiglia in
composito (compensato, fibra ed epossidica) e l’ho applicata
direttamente allo scafo con nastri, all’interno ed all’esterno, di
fibra di vetro, carbonio ed epossidica, evitando così le
possibili infiltrazioni del sistema a bulloni + sigillante. Ho inoltre
rinforzato la parte circostante la chiglia con carbonio per una
larghezza di 30 cm. Questa soluzione mi darà la
possibilità di estrarre dall’interno la zavorra, realizzata con
piombo amalgamato con resina.
La coperta è in compensato
marino da 9 mm., resinata nella parte interna, ricoperta con fibra di
vetro da 200 gr./mq. nella parte esterna (non richiesto nel progetto)
ma… per sicurezza…
Attualmente (7 gennaio ’06), con lo
scafo rovesciato, sto terminando la stuccatura e la verniciatura
dell’opera viva.
Gli interni sono già
realizzati , mancano tutte le rifiniture ….
Sino ad ora ho impiegato circa
400/450 ore di lavoro e conto di fare il varo a marzo massimo ad aprile.
Fino ad ho speso circa 4000 Euro
compresi albero in alluminio e vele( J 24) trovati d’occasione, da
adattare. Per i costi particolareggiati sarò più preciso
a lavoro terminato.
Un suggerimento per quanti vogliano
lavorare anche l’inverno: uno/ due termoventilatori accesi al minimo
per tutta la notte all’interno della barca evitano problemi di
condensa, rendono gli incollaggi e/o la verniciatura più facili
e sicuri
Un sincero ringraziamento a Mario e
Gigi per l’aiuto già ricevuto e per quello futuro.
Un augurio di cuore a quanti, come
me, si accingono a trasformare il proprio sogno in realtà:
sono a loro disposizione per eventuali suggerimenti o consigli
Piero Sangiorgi, Faenza
Aggiornamento (Febbraio 2007) :
E' tornata la quiete, nella piana di Faenza (dintorni pizzeria
La
Pavona): i cani non ululano più accompagnando le note
dell'orbitale, i vicini hanno riposto le bambole di pezza, fino a poco
prima trafitte da spilloni acuminati e la luna distende la sua
coltre di luce sulla campagna pacificata.
Perchè?
Perchè il Vagabond 20 Plus che, grazie all'incremento del 5%
nelle misure è diventato il Vagabond 21 Plus XXL (Michi per gli
amici) è realtà.
Lo avevamo lasciato a pancia in su, la prua rinforzata al carbonkevlar
( una civetteria tecnologica ripetuta nei dintorni della cassa di
deriva) in bella vista: il passo successivo è stato quello di
assoldare una ciurma di Rumeni e rimettere lo scafo come Dio comanda.

Da qui partiva la sistemazione degli interni che, grazie all'ampia
volumetria propria dei Flushdeck ed al citato incremento del 5%,
risultano particolarmente confortevoli, tanto da consentire anche
crociere costiere di un certo impegno




Successivamente, completata la verniciatura, il Nostro si dedicava alla
ricerca del materiale necessario ad armare la coperta.
Il colpaccio è consistito nel trovare albero, boma e
rullafiocco in ottimo stato, cui applicare un Genoa sconosciuto
ed una randa di J 24 adattati direttamente da Piero grazie ad una
macchina da cucire acquistata d'occasione.
Il taglio del Plexiglas di passo d'uomo ed oblò,
nonchè cornici e controcornici di questi ultimi sono stati
affidati al professionista, con un costo accettabile; la maggior parte
del fitting è stata reperita sul mercato dell'usato, comprese le
belle gallocce inox che, a causa della forma dell'opera morta, sono
state fissate in fiancata.
A lavoro terminato, Michi è stata sfrattata dal capannone per
poter alzare l'albero e verificare la funzionalità delle manovre

Da casa, grazie ad un buon carrello stradale,acquistato anch'esso
usato, il balzo.
Verificate le condizioni di accoglienza di vari Circoli della Zona,
Piero si associava alla Lega Navale Italiana, sede di Lido degli
Estensi, gru, postobarca a terra, ristorantino ed accoglienza familiare.
E qui Michi, prontamente soprannominata Il Sottomarino per le sue
forme affusolate, entrava finalmente in contatto col suo vero elemento



NB: il tizio che armeggia attorno alla cinghie di alaggioqui a sx
è Piero, il vecchiaccio che trattiene la cima di ormeggio
con piglio alpinistico nella foto a dx sono io, la festosa ragazza
nella foto in basso è la dante causa del nome, Michela.
Un momento di ansioso
silenzio e........la barca galleggiava! Sulle sue linee!!
Questo fatto ci riempiva di orgoglio, di gratitudine e di timore
reverenziale per il progettista, per il costruttore ed i suoi amici,
per i fornitori, per il Circolo ospitante, per il gruista e per tutti i
passanti; decidemmo così che l'unica cosa da fare, ormeggiata
Michi in modo sicuro e confortevole, fosse di sedere a meditare davanti
ad un rombo ai ferri accompagnato da vino bianco.
Poco tempo dopo accettavo l'invito di Piero all'effettuazione di una
prova in mare con vele bianche e spi per verificare ogni andatura, in
coppia con un VG 20 Plus verace, costruito alcuni anni prima da un
amico socio dello stesso Circolo.
Devo dire che, dopo qualche bordo, il verace si è arreso al
passo di Michi, dimostratosi stabile quanto quello ma estremamente
più veloce in ogni andatura; il vento leggero ed un'ondina
di prua nonché la poca superficie dello spi che avevo portato,
hanno impedito alle portanti la planata, che ritengo peraltro certa in
condizioni più favorevoli .
Ottima la maneggevolezza, ottimo anche se non ancora quantificabile
l'angolo di bolina; per minimizzare lo sbattimento sull'onda
è sufficiente caricare un po' lo scafo sottovento.
L'unica perplessità è data dalla tendenza orziera e dalla
durezza del timone, notevole, che denuncia lo sforzo sostenuto dalla
pala.
Per mancanza di tempo (di Piero e mia) non abbiamo ancora
affrontato sistematicamente il problema : lo faremo subito, all'inizio
di questa stagione.
Miglioramenti potrebbero essere ottenuti avanzando la parte alta dell'
albero, lavorando di più sulle vele(+ fiocco -randa); lo
spostamento dei pesi non ha dato grandi risultati.
Al limite, faremo qualche tentativo con pale dalla forma diversa e con
superficie minore.
Motorizzazione: il Tomos 4 cv montato è sufficiente per
staccarsi dal molo ed arrivare al mare, niente di più.
Su questa bella barca, che ha una discreta presa al vento, sono
consigliabili i canonici 6 hp ( arriverei fino agli 8) che
consentono spostamenti veloci in assenza di vento e danno più
margine in caso di risalita con vento e mare.
La ratio di questo tipo di imbarcazione? La possibilità di
raggiungere e navigare low cost le coste più belle,isole e laghi
compresi,con alcune ore di macchina, effettuando crociere costiere
anche impegnative senza troppe rinunce; e/o di avere un pied-a-terre
facilmente amovibile a portata di mano, in una località che ti
piace.
E questo, per il momento, è tutto
Mi riprometto un aggiornamento ( non è una minaccia) se del caso.
E, nel frattempo, un abbraccio circolare
Mario Marti
Forlì 13 febbraio 2007 (incredibile come passa il tempo!)
I
costi:
DESCRIZIONE
FORNITORE
spesa
ferro x scalo
fabbri
42,7
tubi x serra
fabbri
149
antiruggine x scalo
cofra
3,8
10 listelli 20x20 abete -
stillegno
11
comp. Okoume mm.6 - n.13 € 21
comp. Okoume mm.8 - n.13 €
26
comp. Okoume mm.12 - n.2 € 34
ivan
660
resina lt. 20+9
270
trasporto resina
8
10 listelli25x30 abete
stillegno
11
4 cavalletti + viti
brico
20
fibra vetro 320gr 120 mq.
203
3 rulli frangibolle
35
trasporto
22
kg.30 piombini Ø 12 x chiglia
37
telo 8x10
tinti
50
viti Ø 6 x serra
fercom
18
vaschette spatole guanti
giglio
18
anelli blocca telo x serra
cofra
5
materiale vario
spray
149
varie
cofra
15
listelli abete
stillegno
18
vernice poliuret. Monocomp
errani
13
accessori vari
mario
300
listelli abete
stillegno
22
vernici e varie
obi
74
fuoribordo tomos 4 HP
100
vele j24
claudio
300
carrello stradale
fausto
400
listelli mogano
obi
28
vernice poliuret. Monocomp
errani
39
cerniere e viti inox
fercom
12
wc chimico
40
passaggio proprità carrello
16
materiale vario
spray
188
molle e cavi freni carrello
36
listelli vernice
obi
35
stralli acciaio inox - fornello
mercanautic 2000
120
vernice poliuret. Monocomp
errani
26
kg.100 piombini Ø 12 x chiglia
150
resina lt. 10+4,5
135
listelli mogano
brico
25
fibra vetro 160gr 15 mq.
shaller
65
vernice poliuret. Monocomp
errani
81
dischi x levigatrice
fercom
8
materiale vario
spray
294
nylon serra
cofra
50
scaletta e tubi inox
ebay
84
vernice poliu. Kg.2,5 e diluente
60
materiale vario
spray
168
albero finale ligure
50
winch - stopper e varie
spray
400
gomma piuma e tessuto
tinti
80
rulla fiocco e genoa
170
rottaie e carrelli per genoa
50
TOTALE
4500,5 VG21
272 SERRA
592 ACCESSORI
Alla lista delle spese, peraltro accurata, aggiungerei altri 500 euro
di piccole cose acquistate per il completamento dell'opera e di cui
è stata dimenticata la trascrizione, e siamo arrivati a 5000
euro.
Se poi vogliamo aggiungere le ore lavorate, circa 700, e dare loro un
valore venale ( almeno 10 euro/ora), arriviamo a 12.000 euro e passa.
Domanda da avvocato del diavolo: valeva la pena, o era preferibile
acquistare una barchetta di serie usata?
Chi si pone questa domanda difficilmente percorrerà la via della
costruzione in proprio, perchè dimostra di dare peso solo
all'aspetto economico della cosa.
La costruzione della propria barca è invece una prova di
impegno, di ricerca, di capacità, di caparbietà, di
intelligenza e di amore: nessun Cantiere, per quanto bravo, è
capace di tanto.
La mia personale standing ovation all'amico Piero, quindi, che al primo
colpo è riuscito a fare centro.
Mario Marti
Forlì, 19.2.2007