Diario della costruzione di
Un Catboat di P.Bolger

di Renato Scolaro

Un saluto cordiale a tutti e poi una doverosa premessa : la mia unica esperienza in fatto di barche risaliva a oltre quaranta anni fa quando ero poco più di un ragazzo e con mio fratello maggiore, amante della caccia in palude, costruimmo un paio di barchette destinate appunto alla caccia.
Ciò che ho sempre fatto con grande passione invece è stato quello di lavorare il legno. In tutte le applicazioni possibili. Ed ora che il tempo me lo permette essendo felicemente in pensione da qualche anno, ho fatto la mia prima ( ...e non ultima)  barca.
Il primo passo si è concretizzato in una ricerca su Internet di qualche notizia che potesse "iniziarmi" nell'ambiente delle barche e la prima sorpresa l'ho avuta constatando che esisteva una grande attività di costruttori amatoriali di barche in legno. Ho acquistato catalogo, progetto e  un libro presso la BCA Demco kit di Lodigiani (un signore molto preparato e disponibile) ed ho passato qualche tempo a studiare e tradurre per cercare di entrare in confidenza (almeno in piccola parte) con una serie incredibile di termini che non conoscevo ( e continuo a conoscere molto poco ) .
La barca scelta come primo impegno è stata una piccola deriva di mt.3,80 . Un Catboat disegnata da P.Bolger.
Ho iniziato tagliando le paratie il cui tracciato è stato prima riportato su cartoncino e poi trasferito sul compensato di Okumè da mm.6. Anche gli altri elementi dello scafo sono stati prima riportati su cartoncino. Un maggior lavoro che ho fatto volentieri convinto di ottenere alla fine più precisione.

Sulle paratie ho ricavato il parziale taglio degli "spigoli" che completerò in un secondo tempo.

La  Ruota di prua va fatta tra le prime cose in quanto, assieme allo Specchio di poppa inizieranno a tener assieme i cinque elementi dello scafo.
Rispettando il progetto, la Ruota è stata costruita con compensato marino sempre di Okumè  unito in vari strati.




 Finalmente la barca inizia a prendere forma!


Le difficoltà incontrate nel fissaggio dei due elementi più larghi dello scafo mi aveva leggermente depresso. Altro che filo di rame per il cosidetto "cuci e incolla" . Solo con una serie di lame di metallo (quelle usate generalmente nei mobili) e viti sono riuscito a "domare" lo svergolamento del compensato.

Ho chiuso definitivamente lo scafo passando successivamente alla "cordonatura" . In questa operazione ho utilizzato la segatura ( per integrare la resina) ottenuta dai tagli dopo averla finemente setacciata.






Ho costruito i rinforzi per la panca chiusa poi con  c.m. di Okumè da 8 mm.

La costruzione del "Capobanda" impegna un pochino in quanto una curva è data dalla flessibilità del listello e  l'altra dal
preventivo taglio di seghetto.

Non ho resistito e ho rinforzato le sponde ( termine tecnico = ? ) con dei piccoli listelli tra le paratie. Mi è stato poi detto che questa mania  di robustezza è tipica dei novellini come mè !

La cassa della deriva è molto grande. La deriva è del tipo " a compasso ". A mio modesto avviso questa ha il difetto didoverla infilare da sotto la barca con il conseguente non sempre facilissimo sollevamento della barca.

La base dell'albero (scassa ?) è ricavata da un compensato da 15 mm. su due zoccoli in legno.

Il timone è molto particolare in quanto dotato di una specie di "ala" incollata alla base del medesimo.

La prima mano di colore internamente è stata data dopo due mani di resina epossidrica. Ho usato smalto all'acqua ritenendo che almeno internamente non fosse sconsigliato. Ho letto poi recentemente  che il progettista Gabriele d'Alì ha dichiarato di aver usato questo tipo di smalto anche per lo scafo esterno .
In questa foto si può notare " l'ampio cantiere " a disposizione del  sottoscritto ! .

Una settimana intera per stuccare e carteggiare per poi passare due mani di resina. Evidentemente sono stati fatti troppi "buchi" e poi le stuccature con la resina non scherzano. Ricordarsi per il futuro !

Ho costruito con una tavola di larice e incollato lo skeg.

La prima verniciatura ( color Bianco) con colori Poliuretanici a due componenti dopo un precedente fondo di preparazione.

L'ultima mano in tinta Blu Cobalto ( parte superiore delle fiancate e la coperta )  con filetto Giallo . 
Il bordo attorno al pozzetto, in compensato da mm.15, unitamente a panca  e pagliuolo ( spero siano questi i loro termini corretti !) sono gli unici elementi che ho lasciato a vista e verniciati con varie mani di  trasparente.
Mi sono ripromesso che  in futuro lascierò in maniera maggiore il legno a vista. E' bellissimo !

L'albero ha richiesto una buona dose di pialla partendo da una sezione quadra ottenuta da quattro listelli incollati assieme in modo da lasciare un vuoto all'interno.
Boma e Picco con relative forcelle.
Soluzione da me adottata (non prevista dal progetto) per l'inserimento della "barra" nel timone in quanto questa passa attraverso una apertura nello specchio di poppa.

A proposito delle ore di lavoro, che spesso mi è capitato di leggere  " ....in qualche fine settimana", devo dire subito che ne ho impiegate circa 500 tra il mese di Febbraio ed il mese di Agosto dell'anno appena trascorso.

E' pur vero che nel primo periodo i tempi sono stati molto dilatati per le temperature ( particolare negativo per la resina epossidrica)  ed è anche vero che, finalmente, almeno in questo genere di attività, nessuno ti deve correre dietro...!

Appena la belle giornate me lo consentiranno farò finalmente il varo e mi riprometto di aggiornarvi con qualche ulteriore foto

Nel frattempo ringrazio Cantierino e porgo un cordiale saluto e buon vento a tutti.


Renato Scolaro
resco@adriacom.it