Mi chiamo Giorgio Mussi e mi azzardo a
definirmi “autocostruttore” conscio dei pericoli, delle probabili
strane interpretazioni del termine e dei tranelli insiti in una tale
affermazione.
Mi accingo con coraggio e temerarietà ad assumermi ogni
responsabilità per danni morali provocati a terzi,lettori ,
detrattori, altri autocostruttori,che, dopo aver letto le mie righe,
possono rimanerne offesi o quantomeno
contrariati.
Espressione somatica dell’autocostruttore all’atto del concepimento
dell’ultima idea di barca da costruire.
La mia attuale “ autocostruzione” è un insolito proa o
outrigger.
Una sera,tornando a casa impolverato,sporco di resina e relativamente
stanco, mi sistemai con fermezza davanti allo specchio cercando di
motivare a me stesso il perché di questa ultima “passione”.
Dopo un po’ lo specchio, stufo di sentire le mie strane litanie si mise
a rispondermi e devo dire che lo fece con assoluta franchezza e forse
con un po’ di sfrontatezza.
Autocost.:- Cara immagine riflessa, sappi che sto costruendo un proa di
9,60 m. che deve funzionare sia a vela che a remi ed anche con un
piccolo fuoribordo. Sai bene che la maggior parte del tempo libero la
passo sul fiume (Ticino) e, quindi, ritengo che devo avere una barca
che mi soddisfi , che sia subito pronta all’uso per navigare appena mi
è possibile e per sfuggire dallo stress del lavoro e della
città.
Specchio:- Va bene!?
Autocost.:- Ho pensato che un proa è l’unica barca che possa
permettermi di navigare a vela sul fiume. Un proa pesca poco, è
leggero, stabile, relativamente facile da manovrare, mentre un
catamarano sarebbe poco manovriero, un trimarano troppo ingombrante ed
un monoscafo improponibile per stabilità e pescaggio.
Specchio:-Balle! Hai pensato al proa semplicemente perché hai
una specie di passione per questo tipo di imbarcazione, passione
che ti rende assolutamente miope!
Autocost.:- E’ comunque una barca progettata con “Plyboats” ad un solo
spigolo e con il fondo tondo ricavato interpolando i dati di
“Playboats” con Autocad.Lo scafo principale assomiglia ad un
“barcè” tipica barca del Ticino con cui si naviga vogando alla
veneta o alla vallesana.
Specchio: Hai usato “Plyboats” perché è l’unico programma
che sei in grado a malapena di far funzionare, mentre sai che con
autocad riesci si e no a tracciare qualche linea più o
meno diritta.
Autocost.:-Il fondo è in strip planking ricoperto da un
tranciato di mogano da 2 mm piu’ tessuto di vetro, mentre le due murate
sono in compensato marino, due tecniche che ho visto che si accoppiano
bene.
Specchio:- Per forza! Hai sbagliato la curva del fondo e così
non sei riuscito a piegare il compensato da 10mm e di conseguenza hai
dovuto riccorrere alle liste di cedro.
Autocost.:-La barca è completamente smontabile; lo scafo
principale si divide in tre pezzi, l’hama in due, le traverse si
tolgono facilmente; questo per facilitarne l’eventuale trasporto su
strada.
Specchio:- Serie di balle! La verità è che quello che tu
definisci “cantiere” o laboratorio di falegnameria è lungo solo
4,5metri per cui…..!!
Autocost.:- Ho costruito un modello per vedere se il progetto
può essere attuato.
Figura 1 modello

 
Figura 2 il gatto Arturo stupito dai disegni
Figura 3 alcune ordinate


Specchio:-Te lo sei fatto andare bene per forza, viste le tolleranze
del modellino: 2mm=2cm!
Autocost.:- Attualmente ho terminato il primo pezzo che è lungo
3,20m. di seguito le foto con vista da prua, vista delle paratie e
ordinate a scafo rovesciato, e la foto di una paratia-flangia che
sarà imbullonata alla gemella già montata nel primo pezzo.
Ripetendo, il fondo è in strip-planking con 16mm di cedro,
ricoperto da 2mm di mogano e da tessuto di vetro. Fasciame delle murate
in okumé 10mm+vetro. Paratie e ordinate in yellow pine e
compensato,assieme ad altre essenze dure.
Specchio: Stai sorridendo alla vista delle foto ma non capisco se
lo fai per la loro bruttezza o per il piacere di vedere il tuo
manufatto
quasi fotografabile.

vista da prua

paratia-flangia
Autocost.:- Ho detto prima che questo proa o outrigger deve essere
manovrabile anche a remi, vogando alla veneta con forcole e remi da
voga e “puntando” sul fondo con remi “da punta”, tecnica molto usata
sul fiume. Di seguito una immagine della costruzione dei remi da voga.
Listelli di abete e mogano.
Specchio:- Sempre vanitoso, basta con le immagini!
Autocost.:- Caro specchio, penso di essere giunto al termine delle
descrizioni dei miei lavori, forse mi vedi sporco, stanco, affannato ma
sono lavori che in un certo senso mi appagano.
Specchio: Su questo non avevo dubbi! In realtà nella figura 2 il
“gatto Arturo” sta guardando l’immagine dell’autocostruttore ormai nuda
davanti allo specchio, denudatosi dopo un attacco di “Dementia
constructionis”, affezione scoperta da Paolo Lodigiani e diagnosticata
a molti.
So purtroppo che ogni autocostruttore anche se nudo sa vestirsi delle
proprie barche.
Aggiornamento :
Sono così giunto al
termine della costruzione del primo “pezzo” del mio
“proa” ed ho anche terminato la costruzione di due remi da “voga
alla
veneta”.
Questa volta ho interrogato i miei gatti (Silvana dice con fermezza che
sono “suoi”),
chiedendo loro un giudizio sul mio operato e devo dire che non sono
rimasti tanto stupiti od entusiasti del lavoro che gli ho
mostrato,snobbando quasi tutto tranne alcuni pezzi di cima ed alcuni
ritagli di tessuto. La gatta Miele dopo aver conteso una cima ad Arturo
mi ha fatto una smorfia schifando completamente quello che io credevo
“opere”.Mah!..giudizi felini
Remi per voga alla veneta
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Miele sembra schifata da
ciò che le ho mostrato
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Nelle immagini successive il
primo “pezzo” di proa. E’ una costruzione pianificata in orizzontale..
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Scalo con alcune ordinate
montate per i lavori del secondo pezzo di proa.
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A questo punto rimando tutto al prossimo aggiornamento,sperando,nel
frattempo, che la mia gatteria sia più benevola ed attiva.
Giorgio Mussi