Come ti stendo il tri 2
"la Nave di Ulisse" : IL TRIMARANO DI PIETROBAS
di Mario Marti
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Il signor Pietro Basili (pietrobas@libero.it) é un distinto signore ragazzo di mezza età, asciutto e sportivo, che ha pensato di mettere a frutto la sua esperienza sui catamarani ideando, progettando e costruendo un trimarano da campeggio nautico che ha chiamato, in ricordo di quanto raccontava al figlio piccolo, col suggestivo nome de "La Nave di Ulisse".
Così si è rimboccato le maniche e, complice un amico fine carpentiere, si è messo al lavoro:  ecco ciò che é saltato fuori.
 
A scafi chiusi, la barca si presenta compatta ed elegante, racchiusa in un poligono di 6,60 per 2,40 circa, bene dentro i limiti di carrellabilità stradale quindi.
I due scafetti sono opportunamente dotati di parabordo in grado di assorbire i "baci " delle barche che lo affiancano.
Un primo colpo d'occhio ravvicinato consente di apprezzare la bella tughetta alla Carter, l'ampio pulpito servito dal gradino per la discesa, sotto il quale riposa, fuori dai piedi, il bompresso mobile per il gennaker,
nonchè lo strallo sdoppiato nella parte terminale e murato ad oltre un metro dalla prua, per scaricare la spinta del fiocco dove il volume non manca( ricordo agli amici monoscafisti che una prua immersa inesca nei poliscafi, se non controllata, la possibilità di ingavonamente  con conseguente scuffia prua poppa, la peggiore).
Non all'altezza  del resto il passo d'uomo, tirato via.
Si comincia ad intravvedere  la complessità del sistema swing-wing.
Entriamo nel vivo.
I due fazzoletti di piattina inox Aisi 316 - forata per motivi estetici più che per alleggerimento- in evidenza costituiscono il coperchio della scatola che alloggia gli snodi del sistema.
I due bracci sono fette di albero di cat, recuperate presso la vittima abituale - e collaborativa- degli autocostruttori della zona, tal Michelangelo Petrucci di Bellaria (vedi).
Ingrandita, l'area  mostra il collare  inox che chiude il braccio, sul cui fronte é saldato l'alloggiamento del perno  visibile poco più a pruavia, salvato dalla perdita a mare con una cimetta.
Qui é ancora più chiaro.
La manovra si attua così:
1)   si sfila il passante dalla sede agendo sulla cimetta;
2)   il braccio viene fatto avanzare tramite paranco fino a che non entra nella scatola;
3)   il passante viene messo in opera bloccandolo in posizione operativa.
 

 

Stessa cosa da un diverso punto di vista;
il tirante che si nota a dx nella foto serve a scaricare, a braccio aperto, la spinta laterale sullo scafo centrale.
Ed ora all'opera: Pietrobas mette mano al comanda del paranco e, senza sforzo apparente, inizia l'apertura del laterale.
Siamo a metà dell'opera: Pietrobas viene amorevolmente assistito ed incitato dall'amico.

L'operazione é conclusa: la barca si mostra ora nella sua snellezza ed eleganza.
Lo stato dei capelli di Pietrobas ed il colletto alzato indicano chiaramente una giornata fredda e ventosa.
Ecco la sequenza completa da un altro punto di vista. Notate che il tutto si svolge in pochi secondi. Particolare degno d'attenzione: aprendo lo scafo la rete entra automaticamente in tensione
Anche nella vista di lato risulta evidente la vocazione corsaiola del piccolo tri.
Abbiamo caricato un laterale con 150 kili circa: ciononostante lo scafetto resta tranquillo sulle sue linee.
Particolari:
l'albero alare rotante su piede, su cui fanno capo il boma di piccola sezione ed il paranco che regola l' angolazione tra i due (spanner): cazzato di bolina, viene allentato mano a mano che ci si allarga. Il vang è reso inutile dalla presenza della rotaia di scotta e dalla ridotta lunghezza del boma
Particolari:
finestrino fisso, rotaia di scotta fiocco, attacco sartia, rete di congiunzione collo scafetto.

Particolari: 
prua attrezzata  con rotaia per bompresso.
Particolari:
il pozzetto,  autovuotante, piccolo ma abbastanza ergonomico, la rotaia scotta randa servita da un poderoso paranco a cinque vie; all'estrema poppa è stato ricavato un piccolo lazzaretto .
Particolari: 
il fuoribordo sul suo supporto, alloggiato a sinistra dello specchio di poppa.
Particolari: l'interno, angusto ma allegro, sufficiente per due persone sportive. Si nota  in basso la scatola della deriva- la parte meno riuscita della barca- e, più in alto, si intravede il trapezio inox  che trasferisce i carichi laterali della traversa anteriore da un fianco all'altro dello scafo centrale.
Alcune considerazioni finali.
La barca è stata molto ragionata -per alcuni versi è perfino raffinata, gli scafi laterali ripiegandosi si abbassano, creando uno stabile poligono di appoggio, mentre ,aprendosi, si alzano consentendo allo scafetto sopravvento di non toccare l'acqua e diminuendo così gli attriti- e costruita a regola, soprattutto per quanto riguarda la parte inox,costosa e bella (in cinque anni di attività non ha mai avuto problemi,storture, cricche, laschi e c.).
Qualche piccola incertezza stilistica e costruttiva qua e là sembra essere lo scotto da pagare all'opera prima, ma non pregiudica la qualità dell'insieme.
Il tempo non ci ha consentito di effettuare una prova in mare, che faremo alla prima occasione: ma Pietrobas ci ha detto di avere toccato varie volte la velocità di sedici nodi, controllata strumentalmente, e di ritenere che la barca non abbia ancora raggiunto i propri limiti:
perchè dubitare?

Mario
 

ndr:
Per la cronaca, alcune notizie aggiuntive: la costruzione de "la Nave di Ulisse" è cominciata nel '92. Abbandonata in seguito e rapidamente ripresa e conclusa nel '95 grazie allo sprone e l'aiuto dell'amico (che appare in foto). Attualmente il tri è in vendita causa inutilizzo in quanto i figlioli sono cresciuti e , come spesso succede, a tutto pensano fuorchè navigare (si sa, gli ormoni...).
Pietro nega ma sono certo che sotto sotto sta pensando ad una nuova costruzione...