La prima sala è
la parte,
diciamo, museale. Per ragioni di spazio sul server non ripropongo le
foto
delle barche esposte ma ve le potete vedere nella cronachetta del
Navalis2.
Una porzione della prima
sala ospitava
una interessante mostra su fiocine antiche, reperti di origine tardo
romana
e medioevale. Dico interessante per una sorta di conformismo culturale,
in realtà i miei interessi sono abbastanza concentrati sulle
barche
e, siccome trattasi di argomento già assai vasto, cerco di
concentrarmi
scartando, spesso a malinquore, argomenti inerenti o paralleli. Quello
delle fiocine é uno di quelli che scarto.
Usciti dalla prima sala o
blocco
di sale si percorre un breve tratto e si arriva ad una sala piena di
stand
di specialità alimentari. L'altr'anno ospitava due/tre gondole,
l'istituto Cini, un costruttore ecc., quest'anno formaggio!
Di fronte un'altra sala con
gli
stand della Marina Militare con cimeri, modelli e manifesti , lo stand
interessante dell'ente del turismo ellenico, alcune palle di pietra
proveniente
dagli scavi subacquei intorno ad una galera insabbiata nella
laguna
e i modelli della locale associazione modelli statici, molto belli.
La centrale di forza
quest'anno
ospita anche un bar molto elegante ma manca quella suggestiva
ambientazione
che tanto mi aveva colpito l'anno scorso.
Si percorre un tratto
più
lungo che gira su due lati del bacino principale dell'arsenale.
Alcuni stand tra i quali
spicca
quello di Massimo Perinetti che in due/tre giorni costruiva un cabinato
di Foschi di circa 6m.
Qui apro una parentisi. Temo
che
cercare di dimostrare che una barca di 6m si costruisce in due giorni
sia
un po' controproducente. Uno potrebbe dire (riferisco) : "se la
costruisce
in due giorni perché se la fa pagare tanto?" e questa é
una.
L'altra é quella che qualcuno potrebbe credere che una
costruzione
di quel tipo sia rapida e semplice. Non dico che non lo sia ma sarei
più
contento che chi intraprende una costruzione amatoriale sia ben conscio
dei tempi e delle difficoltà che deve affrontare. Sarei molto
dispiaciuto
ed imbarazzato se una giorno un qualcuno mi reclamasse:" ..però
tu mi hai detto che ci voleva poco...". Quello dei tempi e delle
difficoltà
di costruzione é un argomento che puntualmente riappare nella
nostra
mailing list e produce sempre accese discussioni e partiti opposti. Non
vorrei riaccenderla, almeno qui, e passo ad altro.
Molte le barche esposte in
darsena
a cura della assoc. I Venturieri, molte viste anche l'altr'anno.
Spiccava
un Moro di Venezia (di legno?) con visite guidate organizzate dell'AIRE
che tra l'altro aveva uno stand con degli acquarelli di Luigi Divari,
molto
belli e originali.
E siamo arrivati all'altro
padiglione,
l'ultimo. Lo stand dell'AsProNaDi, uno che vende Tabarri (mantelle
tradizionali),
la corderia della Marina Militare, lo stand dell'Istituto Nautico dove
si costruiva una imbarcazione tradizionale come l'anno scorso (non la
stessa
ma simile) e le due sorprese della manifestazione: Giorgio Mussi con i
suoi proa e Tom, un americano del south-west.

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Tom , come dicevo,
é un americano
del south-west. Paese di contadini sparsi in immense pianure. Affetto
dal
pallino della falegnameria, si trasferisce nel Maine per studiare
costruzione
navale. Lì vince una borsa di studio e viene a Venezia per
studiare
la costruzione tradizionale. A Venezia avviene il fattaccio: si
innamora
della città e delle gondole e dopo sette anni di permanenza apre
un suo cantiere rilevando un antico e blasonato squero. Con grande
pazienza
e in un ottimo italiano mi ha spiegato il succo della costruzione
tradizionale
delle gondole con l'uso di una unica dima (vedi foto) nonché le
tecniche per usare le seghe a mano giapponesi che hanno la
peculiaità
di tagliare nel senso inverso alle nostre cioé non a spingere ma
a tirare. Le lame sono sottilissime dato che si raddrizzano da sole
(tirando)
e taglientissime e sospetto che costino un botto. Ma sono degli oggeti
veramente affascinanti anche per la particolare impugnatura, come le
spade
dei samurai. |
A ora di pranzo,
invece del solito
squallido panino, mi sono aggregato a Giancarlo Bonvini che, oltre ad
essere
valente ed originale autocostruttore e diecipiedista, é anche un
professionista della visita allo stand gastronomico. Riesce a dare
chiacchiera
agli standisti, pone le domande giuste, dimostra competenza e gusto.
Insomma,
alla fine, dopo aver assaggiato tutto , invece di farsi cacciare come
uno
scroccone, succede che il casaro di turno insista ancora per fargli
assaggiare
un'altra specialità. Da parte mia gli facevo da spalla mettendo
in piedi un forbito contraddittorio sulla stagionatura del pecorino o
l'importanza
della fossa. Me ne vergogno, ma ci siamo abbuffati.
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Qui finirebbe la mia
cronachetta
del Navalis3.
Bella Venezia, come al
solito, ma
barche poche, . Rispetto all'anno scorso il Navalis non solo non
é
cresciuto ma piuttosto ha perso molto scivolando inesorabilmente verso
il limbo delle "occasioni mancate". Molte le critiche
all'organizzazione
che non sto a riportare e alla sua incertezza tra evento/festa della
vela
(?) ed esposizione.
E che dire dei cantieri?
Perche
latitano?
Sarebbe comprensibile che
qualcuno,
attratto dalla pubblicità "Salone della nautica in legno e della
marineria" e aspettandosi una folta rappresentanza della cantieristica
veneta sia rimasto deluso, e assai.
Fortuna che ci hanno pensato
gli
americani....[leggetela come Vi pare e meditate gente, meditate
gente....].
Luigi Scarnicchia
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