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Dedicato a quanti non conoscono le barche di James Wharram e a....
di Mario Marti
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Dedicato a quanti non conoscono le barche di James Wharram e a
Enrica,Max, Mimmo, Claudio, Gaetano e Paolo, con cui ho condiviso un pezzo di vita breve ma intenso.
Un ringraziamento particolare a Max, dal cui diario di bordo ho attinto poche cose, ma importanti. 

Questa è la storia  di un momento della traversata delle Bocche di Bonifacio, effettuata nel novembre dell'anno scorso per riportare in continente i due Tiki 26 dell'Associazione Allievi CVC.
Successivamente lo stesso gruppo, cui si sono aggiunti di volta in volta dei volontari, ha proceduto ad una verifica ed a un restauro approfonditi dei due cat, che ora, stanziati all'isola della Certosa, a Venezia, svolgono percorsi di formazione in Laguna  e rotte primaverili ed estive dall'Istria in giù.

MAI LE BOCCHE COL MAESTRALE (Mancini)
 
Fummo investiti dal treno leggermente a poppavia della traversa centrale, lato sinistro.
In un attimo di cristallo Chandrika picchiò di prua, ritrovò l’assetto, si mise a filare allegramente.
A 9 nodi le pale dei timoni iniziarono a vibrare, a 12 smettemmo di controllare il gps e scambiarci esclamazioni  e ci dedicammo al piacere della navigazione.
 
Dopo una notte maldormita a Cala Santa Maria per l’umidità  fissata negli abiti dalla costante mancanza di sole e per una incivile risacca,  pur tentati di restare ancora un giorno e godere dell’ospitalità di due famiglie residenti, decidiamo di  non perdere tempo e fare il salto.
Il meteo prevede il prossimo passaggio di perturbazione con sistema frontale da NW accompagnato da venti anche forti: la possibile entrata del maestrale   darebbe il colpo di grazia al disegno complessivo del riporto dei Tiki in continente (già leggermente compromesso da una tappa forzata a Palau).
Così partiamo, spinti da un vento di ponente, fresco con groppi.
A tratti piove, a tratti diluvia, nei cumulonembi  i lampi si intrecciano.
Attraversiamo chiazze di sole, il mare è maneggevole ma con onda.  
Sono preso dal comportamento dinamico di Chandrika, lo scafo  sopravvento  si alza al sopraggiungere di una cresta laterale, si riabbassa mentre questa lo supera e passa allo scafo sottovento: tutto con  dolcezza, mentre le cime di ritenuta delle traverse  stridono nel contrasto col legno e consentono agli scafi di adattarsi indipendentemente  al moto ondoso.
Davanti a noi le chiazze di sole sembrano prendere il sopravvento; cerchiamo di evitare le zone dove il cielo e il mare si confondono in un livido grigiore,  andando a zigzag.
Vedemmo arrivare il groppo da sinistra, un corridoio di creste bianche velocissime anticipate da una pioggia scrosciante; facemmo in tempo ad arretrare  e sopraventare i pesi (noi),  a prendere le scotte in mano e poggiare leggermente: poi fummo investiti dal treno, leggermente a poppavia della traversa centrale, lato sinistro.
 
 
Di James Wharram (www.wharram.com/), il progettista dei Tiki e di molte altre barche di eguale valore (qualche migliaio in circolazione,  frequentazione di tutti gli Oceani, i cattivissimi compresi) concepite per l’autocostruzione  o per la cantierizzazione, si sa quasi tutto: dalla prima gioventù,  turbolenta , trascorsa a bordo di un catamarano classico di 23 piedi a ficcare il naso tra i  poliscafi polinesiani , dai quali mutua alcuni concetti fondamentali destinati ad entrare nella  sua filosofia progettuale  (primo= sicurezza; secondo=velocità; terzo=facilità costruttiva+ immagine), alla maturità, che trascorre a bordo di Spirit of Gaia, doppia canoa di 20 metri,  assieme alle sue due compagne, girando il mondo e tenendo conferenze (due anni fa era a Bologna).
Nella prima fase incontra, tra l’altro, Moitessier, che aiuta a ricostruire un Joshua finito a scogli.
La svolta nel 1982, quando vince un concorso bandito da  Cruising World’s per un piccolo poliscafo, concepito per la navigazione in acque protette, con sistemazione al massimo per due persone, facile da costruire e da trainare: nasce il Tiki 21, sul quale Wharram applica una vela inconsueta, che  nulla ha da condividere con le etniche (crab claw sails) fin qui da lui usate: è l’evoluzione  di rande auriche personalizzate, usate anche oggi sui velieri olandesi ( cfr. Le vie dell’acqua: l’Olanda).
Si tratta della randa c.d. alare, che unisce caratteristiche aerodinamiche buone ad un costo contenuto ( essendo molto piatta, può essere  autocostruita): le turbolenze provocate dallo scorrimento irregolare dei filetti fluidi nella zona dell’inferitura e dalle drizze sono state in buona parte evitate grazie alla creazione di una tasca che contiene sia l’albero che le  drizze stesse (una volta messa in tensione la drizza picco, il caricabasso -facciata anteriore della tasca- e la scotta, la randa  si distende perfettamente e diventa un unicum di grande efficienza; peccato che il sartiame abbassi la media!).
Un’ulteriore, apprezzabile caratteristica consiste nel fatto che la vela può essere alzata, ammainata o terzarolata anche con vento in poppa (cfr. la randa “alare” di James Wharram: istruzioni per l’uso, da Bolina n.150 del gennaio 99) usando alcune precauzioni.
Passa poi ai Tiki 26, i “nostri” Tiki, alcuni dei quali traversano ripetutamente l’Atlantico.
 
 
 

 
 
 
(Il gentleman a sinistra, protetto da occhialoni e chepì è, appunto, Mr James Wharram, a bordo di un 26 con un prodiere d’eccezione).
Per quanto riguarda i nostri Chandrika e Frankestein, lasciata la Sardegna anche  a causa delle mutate condizioni dell’accoglienza, vengono oggi assoggettati a Mestre ad un accurato refitting , effettuato da un gruppo di volontari ed alcuni esperti.
Il programma è di fare molta Laguna, un’idrovia incantata che  offre  emozioni estetiche almeno uguali a quelle della Sardegna, con qualcosa in più: la pace  ed il contatto con una natura quasi incontaminata.
 
 
 
 
                                                                                                                                               Mario Marti
 
 
Cala Santa Maria.
Si distendono gli ancoraggi a terra



Cala Santa Maria,  quasi pronti per il salto

Campoloro, spargiamo colori allegria e confusione in un porto triste e maleodorante


Bastia, cercasi posto comodo possibilmente a scrocco


Bastia.... ma ci dovremo rinunciare: scomodo e a pagamento!


Verso l'Italia: finalmente un po' di motore!