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Lo Zephyrus
di Fiore&Marco
corrispondenza di
L.Scarnicchia
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I frequentatori abituali delle
nostre
pagine conoscono già Zephir, l'Hitia 17 che hanno costruito
Fiore&Marco,
ne hanno potuto seguire le varie fasi della costruzione sul loro sito
sempre
aggiornato www.macchinedagirdino.com/hitia.
Quella che invece propongo di
seguito
è il frutto di una"visita" fatta Sabato 26 Luglio al porticciolo
di S.Marinella nell'occasione dello smontaggio di Zephir e il suo
imbarco
sul pulmino che li porterà in vacanza in Grecia.
La prima notazione riguarda il
titolo
di questo articolo. "lo Zephir di Fiore&Marco". L'ordine dei nomi
dei
costruttori non è stato dato per una forma di doverosa
galanteria
ma, come nella etichettature, in base al peso del "contenuto". Marco
è
un bravo ragazzo e sportivo e so che non me ne vorrà se rivelo
un
segreto.
E allora ecco qui lo scoop:
l'autocostruttore
è Fiorenza!
Lo intuisci vedendo come si nuove
tra le bitte e le sagole dell'hitia ma ne hai immediata e definitiva
conferma
quando le chiedi notizia dei correntini diagonali dello scafo. Le si
illuminano
gli occhi e comincia a raccontarti la costruzione, a svitare tappi
d'ispezione,
a tesare drizze....
Autocostruzione in rosa? Beh, non
fatemi citare logori luoghi comuni ma lasciate che esprima la mia
personale
soddisfazione nel sapere che certe passioni non sono esclusive maschili
e che tale condivisione "umanizza" la pasione stessa.
Ma torniamo alla barca...
La prima impressione
quando ti appare
lo Zephir è quella di trovarsi di fronte ad una barca
"zeitloss",
senza tempo. Classica nella migliore accezione del termine. Belle
linee,
particolari rifiniti con la cura sobria di chi naviga, il mix
affascinante
di semplicità e arcaicità dei migliori progetti di
Wharram.
Se leggete le pagine del sito di Fiore&Marco quando parlano del
varo,
Marco si mostra un po' stupito dell'interesse che provoca la loro
creatura.
C'è ben poco da stupirsi, lo Zephir è bellissimo! |
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E se è bello
vederlo navigare
da lontano con la sua ampia ed efficiente vela a tarchia, è
ancora
più bello quando ti avvicini. Guardate ad esempio il piccolo
capolavoro
delle gallocce sulle traverse. Di cose fatte molto bene su questa barca
ce ne sono parecchie, vediamone insieme qualcuna. |
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Questa è la
classica legatura
delle traverse. Un tessile parte dalla bittina, passa più volte
all'interno della toppa e sulla traversa e si blocca sulla bittina di
prima.
Sulla traversa sono stati inseriti dei riscontri per il posizionamento
per facilitare la posa delle traverse nel corretto allineamento. Nel
progetto
gli scafi sono previsti perfettamente paralleli o tutt'al più
leggermente
convergenti in misura di circa un paio di cm di differenza tra traversa
anteriore o posteriore. |
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Tra la traversa e i
blocchetti di
appoggio c'è uno strato di gomma dura. L'insieme è
semplice,
preciso ed elastico e riesce a scaricare gli sforzi sulla maggiore
superficie
possibile. Senz'altro un bullone sarebbe più rapido ma non
altrettanto
valido. |
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Rimaniamo sulla traversa
anteriore.
Notate il particolare del
traliccio
che irrigidisce la traversa e scarica gli sforzi di compressione
prodotti
dell'albero. Anche qui, per semplicità, personalmente avrei
bloccato
il cavo d'acciaio con un bullone ma non avrei ottenuto la stessa ampia
distribuzione di sforzo. |
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Passiamo alla traversa
di poppa.
Qui notiamo la struttura per alloggiare il fuoribordo. E' la seconda
versione
perchè la prima ha ceduto per colpa di un difetto di incollaggio
(industriale) di alcuni piallicci del multistratio di supporto.
All'interno
della struttura, invisibili, un paio di grossi bulloni.

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Fiore e Marco hanno
aggiunto un piccola
struttura a ponte tra il supporto motore e lo scafo per moderare la
vibrazione
prodotta dal fb monocilindrico, amplificata dal braccio del supporto.
La
lunghezza del braccio è obbligatoria per consentire il
sollevamento
del fb.
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In questa foto potete
vedere il
particolare dello snodo dei timoni. Il classico ed efficace sistema di
wharram è stato interpretato al meglio. Notate quanto poco
spazio
rimane tra scafo e timone per non creare dannose turbolenze. Anche qui
Fiore si illumina e mi spiega le invisibili boccole in rame inserite in
ogni foro del legno. Le boccole sono state ricavate la tubicino dello
scarico
di un wc e ribattute in sede dopo aver resinato le pareti del foro. |
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Mi piacciono molto le
barre dei
timoni. Semplici, efficaci e belle. Fiore&Marco hanno leggermente
aumentato
l'inclinazione delle barre prevista dal progetto per sollevare la barra
che le accoppia e non infastidire le manovre del motore.
Il golfare che vedete vicino
alla
pala sostiene l'archetto-carrello della randa. Come abbiamo detto
l'hitia
è armato con una vela a tarchia, senza boma. Il circuito
dell'archetto
è rinviato sulla traversa dove viene regolato con due
strozzatori
. Anche la scotta, dal paranco posizionato sull'archetto, è
rinviata
sulla traversa. Il carrello in questa posizione ci appare molto
efficace
per le andature strette, forse un pò meno in quelle larghe per
via
dell'eccessivo arretramento. Un miglioramento funzionale del sistema
introdurrebbe
eccessive complicazioni strutturali e gestionali. Il compromesso
proposto
risulta comunque accettabile. |
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Questo è un
particolare dello
snodo delle traverse. Il sistema è assai semplice: il perno in
ramino
si inserisce nell'alloggiamento della barra ed è tenuto fermo
dalla
corda elastica adesso in posizione di riposo. Il Vostro cronista qui
avrebbe
preferito che Wharram si fosse sforzato un po' di più e avesse
tirato
fuori qualche originale trovata per garantire una pari precisione di
accoppiamento
ma al tempo stesso una maggiore affidabilità.
Affidabilità
rispetto alla rigidità del perno nonchè alla sua
probabile
usura. |
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Richiederei a Wharram
un'altro sforzo
per il tappi svuotatori dei gavoni. Fiore&Marco hanno inserito un
passascafo
in plastica rispetto al semplice foro proposto dal progetto. I miei
dubbi
riguardano il fatto che il tappo si trovi all'interno. La
manovrabilità
di un semplice tappo esterno, che verrebbe a trovarsi al di sotto del
trampolino,
serebbe impossibile in navigazione. Sono peraltro certo che, magari con
l'inserimento di un perno nel tappo montato all'esterno, il tutto
sarebbe
migliorabile.
I tappi vengono a trovarsi
appena
al di sopra del normale galleggiamento, ma troppo poco per stare
tranquilli
e permettersi una possibile distrazione.
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Passiamo alla vela.
Fiore&Marco
di sono attenuti strettamente alle indicazioni di Wharram tranne che
per
la scelta del velaio che sono andati a cercare a Fiumicino piuttosto
che
in Cornovaglia. La vela sembra eseguita a regola d'arte come peraltro
l'avrebbe
fatta il britannico, il guadagno appare pertanto ridotto a mero
fatto
economico (che non guasta) e umano in termini di comprensione e di
rapporto.
In cambio della menzione come fornitore ufficiale, Marco ha "estorto"
aggratis
anche l'applicazione del classico logo di Wharram. Siccome conosco
personalmente
il velaio in questione posso assicurarvi che l'avrebbe fatto
anche
senza menzione. |
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Qui è visibile il
particolare
della penna. La randa avvolge con una tasca l'albero. La tasca è
aperta e si chiude con una zip. Ad intervalli regolari sono state
applicate
delle cinghie di rinforzo per non gravare eccessivamente sulla chiusura
lampo. Essendoci una tasca, la drizza viene a trovarsi a prua
dell'albero.
A tale proposito vorrei richiamare l'attenzione di coloro che pensano
che
la traversa di prua andrebbe eliminata e, al limite, sostituita
da
un tubolare. Una delle funzioni di questa traversa è anche
quella
di consentire la tenuta di un piccolo trampolino a prua dell'albero
costituito
da una robusta rete a maglie molto larghe. Questo trampolino rende le
manovre
sulla drizza, sulla tarchia e quelle di ormeggio molto semplici e
sicure.
Oltre al miglioramento strutturale questa traversa in più
consentirà la tenuta di un piccolo bombresso per armare un
probabile asimmetrico che sembrerebbe rendersi necessario per
migliorare
le andature molto larghe. |
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Questo invece è
il piede
della tasca:l'occhiello del caricabasso si trova anch'esso a prua
dell'albero.
Fiore e Marco hanno introdotto due piccole modifiche: un paranchino
all'inglese
per il caricabasso ed uno per il piede della tarchia. Entrabi erano
previsti
con un braccio singolo. La demoltiplica dello sforzo migliora la
regolazione
fine e riduce la fatica. |
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Mentre Marco ed io
chiacchieriamo
insieme a Mariotto, Fiore e figlia, determinata aspirante comandante
della
A.Vespucci, silenziosamente e rapidamente smontavano trampoli, timoni e
traversa di poppa. Il perentorio "invito" a collaborare arriva al
momento
di tirare giù l'albero. Qui la presenza di Marco è
determinante
data l'altezza utile delle sue braccia. Ecco la sequenza
dell'abbattimento
che i realtà è la stessa dell'alaggio. Marco puntella
l'albero
che Fiore rilascia progressivamente dallo strallo e una piccola
aggiunta.
Al piede dell'albero si trova una semi-forchetta che aggancia la
traversa
e rende sicura la manovra. L' albero è lungo poco più di
5m e, grazie alla costruzione scatolata, è molto leggero. A
occhio
e croce mi sembra che possa competere in leggerezza con uno in
alluminio.
Adesso possiamo
osservare il particolare
della testa dell'albero. Notate la formaggetta, l' uscita delle drizze
di fiocco e di randa ed il sistema di incappellagio delle sartie e
dello
strallo. In futuro verrà applicato o un lamierino o un riporo in
cuoio pesante per proteggere l'albero dai cavi. |
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Sono certo che non vi
aspettavate
che l'Hitia venisse caricato sul portapacchi di una Bentey... per
quanto
sarebbe assai originale.
Comunque il VW di
Fiore&Marco
è il degno completamento dell'opera.
Marco è assai geloso
del
suo pulmino d'epoca ancora efficientissimo pur dimostrandosi grande
bevitore,
ma quello,si sa', è un difetto di nascita.
Per Fiore&Marco e
figliola è
il mezzo di trasporto ideale sebbene Marco mi ha confidato un
imbarazzante
"difetto". Infatti Marco viene fermato spesso ai semafori da aspiranti
acquirenti: surfisti e poeti on the road!
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