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Nella tana dell'Orso Bianco
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ovvero:
L'Orso Bianco di Ernesto Tross

corrispondenza di L.Scarnicchia

La tana dell'Orso Bianco non si trova nella Marsica o nella Foresta Nera come verrebbe facle da supporre  bensì nella Pianura Pontina e.. non solo.. ma all'aperto!, nel piazzale di una ditta di costruzioni metalliche.

Che si tratti di un Orso un po' speciale l'avrete intuito. Si tratta della nuova barca di Ernesto Tross ormai in fase avanzata di costruzione. Ernesto Tross non ha bisogno di una mia presentazione visto che si tratta di un personaggio pubblico le cui opere ed avventure sono note non solo per i racconti dei naviganti ma anche per la sua vasta produzione letteraria (Prua Ad Est - La mia Barca Sicura, vari articoli su diverse riviste di nautica).




Nel suo ultimo libro, appunto, La Mia Barca Sicura, Ernesto ha scritto di  molti accorgimenti e soluzioni importanti per la realizzazione di una barca da viaggio che risulti sicura ed al tempo stesso di pratica gestione. Molte soluzioni sono state validamente testate prima nella Silly e successivamente nell'Orso Grigio. Detto per inciso, non si tratta di studi " a tavolino" ma di esperienza maturata in viaggi importanti. Ernesto quando esce in barca per fare una passeggiata almeno va in Grecia, se ha tempo invece minimo arriva nell' Oceano Indiano.  Parliamo quindi di un navigatore con un'esperienza come veramente pochi.
Di fatto il nuovo Orso Bianco è un orso grigio allungato a 10 metri e con la conseguente migliorata abitabilità ed alcune importanti modifiche all'armamento.

Qui a fianco potete vedere un'immagine dell'Orso Grigio catturata dall'amico Nicola al porto di Rocella. La barca era in trasferimento per la crociera estiva, Grecia e Turchia.



Di cose da dire e da vedere ce ne sono prorpio tante e cercherò da andare con ordine.
Innanzi tutto parliamo della costruzione. Il materiale è una lega di alluninio, il Peraluman. Le qualità nautiche di questo materiale sono eccellenti e consente delle costruzioni solide, con modeste necessità di manutenzione e con caratteristiche di sicurezza sugli impatti molto valide.
Le lamiere del fondo sono di 8mm, le fiancate di 6 e la caperta di 5. La piegatura del fondo è in un'unica direzione ed è risultata molto agevole. Un po' più difficile quelle delle fiancate visto che l'angolo  verso le estremità aumenta in verticale.
Il progetto iniziale a mano é stato provato su un  modello 1:10 e successivamente ripassato in CAD. Sono state disegnate e tagliate le costole, sistemate  sottosopra su uno scalo rigido e stabile e su queste sono state stese le lamiere. Le lamiere delle fiancate sono state irrigidite con correntini  e fazzoletti di rinforzo.


Per la coperta, un bel flush deck favorito dal bordo importante e dall'aumentata lunghezza, è stata usata una lamiera con stampati rilievi antiscivolo (mandorlata): ci si muove con estrema sicurezza e i rilievi eliminano il problema dell'eccessivo riflesso dell'alluminio.
Anche qui, manutenzione: zero.
I candelieri in tubo di alluminio sono saldati direttamente alla coperta con un fazzoletto di rinforzo e in tubo anche le draglie: una tenuta sempre sicura e solida.
Notate le bitte sui fianchi indispensabili per ormeggi stabili.
Le saldature sono tutte Mig e Tig, molte eseguite direttamente da Ernesto che ne è esperto.


Il primo elemento che ci viene all'occhio e che distingue sicuramente la barca è la larghezza della coperta a prua ottenuta svasando le fiancate. Ne risulta un piano comodo e sicuro per tutti i lavori sulle vele  e sugli ancoraggi. La prua " a portaerei" consente anche una agevole discesa  in banchina permettendo l''ormeggio di prua, migliore per la privacy, per la manovra e per la sicurezza delle appendici e del motore fuoribordo.

Un altro particolare di rilievo da notare è che sono state previste due pulegge per la linea di ancoraggio. La linea è rimandata con altre pulegge fino in pozzetto dove è sistemato un verricello da tonneggio - elettrico


Molto comodo il coperchio della profondissima cala ancore.
Importanti i rinforzi dei masconi.
Le lamiere che sostengono la prua contribuiscono efficaciemente all'irrobustimento di tutta la struttura.

Percorrendo la coperta verso prua  incontriamo questa pratica apertura ed il relativo scalino per superare l'inclinazione del bordo. Vicino alla base del candeliere potete notare una puleggia per il rimando della linea di ancoraggio.



Questi due golfari sono destinati uno alle sartie aqquartierate e l'altro, inseme ad altri due corrispondenti a prua, a censentire il sicuro alaggio dell'imbarcazione senza bisogno di adoperare le  fascie che stringendo lo scafo, magari in un punto sbagliato,  lo potrebbero danneggiare


Questa è l'apertura della cassa della deriva a baionetta. La deriva, non zavorrata, avrà anzi un galleggiamento positivo facilitandone il recupero. E' previsto un paranco per assicurarla nella posizione di lavoro. La deriva, che sarà costruita in legno, scorrerà su sagome in teflon in modo da allinearla correttamente e ridurre gli attriti e l'usura.

Arrivando al pozzetto ci soffermiamo su questo particolare del tambucio. La maniglia, azionabile sia dell'esterno che dall'interno, lavora a tavella e serve a serrare il tambucio sulla guarnizione in modo da rendere quasi totalemente stagno l'interno. Il "quasi" è  necessario quando si adotta l'apertura dell'interno con tambuccio scorrevole e alzata apribile. Il miglioramento dell'agibilità è, in questo caso, un importante elemento di sicurezza e praticità d'uso. L'unica alternativa percorribile per ottenere una chiusura totalmente stagna è quello della porta incardinata. Nel caso dell'accesso all'interno questa alternativa porterebbe senz'altro più disaegi che vantaggi non ultimi il suo ingombro ed il difficile azionamento in condizioni "dure". Il compromesso adottato da Ernesto è senz'altro ragionevole e valido.


Questo è un particolare delle guide del tambucio che ospitano due perni costretti su un profilo in teflon.



Sul lato destro del tambucio il winch per le scotte e quello da tonneggio con la relativa puleggia per la linea dell'ancoraggio.


Entrando all'interno la prima cosa che colpisce è senz'altro l'enorme spazio a disposizione. Questo spazio sarà diviso solo parzialmente cercando di mantenere la sensazione di ampio respiro del grande scafo.
La divisione interesserà la prua, con una paratia stagna all'altezza della prima costola, per ottenere una stanza da lavoro con relativo bancone e lo spazio per rimessare l'inseparabile motocicletta di Ernesto che, detto per inciso, è un accessorio indispensabile a chi voglia adoperare la propria barca per vedere il mondo oltre le banchine dei porti.
Al centro dello scafo la cassa della deriva a baionetta e il piantone - provvisorio - dell'albero.
Lo spazio indiviso oltre la paratia stagna e fino alla cassa di deriva ospiterà un grande letto matrimoniale e la dinette.
Nella zona della sentina  accanto alla cassa della deriva verranno poste le lastre di piombo della zavorra. Il piombo sarà fuso in lestre  modulari che verranno messe longitudinalmente e  di taglio e fermate in testa. Piuttosto che una fusione unica Ernesto preferisce la divisione in lastre che garantiscano una agevole movimentazione e non ultima una loro eventuale regolazione a seconda delle esigenze di navigazione e di carico.
Le sezioni avanti e dietro alla zavorra ospiteranno la riserva dell'acqua in serbatoi di polietilene.


Sul lato destro del pozzetto verrà ricavata un'ampia cabina di poppa separata. Sul lato sinistro i servizi igienici e una paratia stagna apribile con uno sportello per accedere ad un gavone laterale e  sottostante al pozzetto. Il gavone è utilizzabile anche dall'esterno con una comoda apertura con presa di luce.

Ecco un altro particolare di costruzione molto interessante. Si tratta di fazzoletti di rinforzo posti a cavallo della saldatura del fondo con il primo pannello del fianco. Questo ulteriore elemento di sicurezza è stato previsto per tenere unite le lamiere in caso di urto nella zona della saldatura che, pur strutturale, rappresenta l'anello debole del complesso del guscio. Una volta che l'urto contro uno scoglio o un fondo corallino abbia prodotto il cedimento della saldatura , le lamiere continuano ad essere unite dai fazzoletti contenedo il danno e  rendendo possibile l'intervento sulla via d'acqua.



Quello che appare nella foto a lato è uno dei tanti rinforzi delle costole. I rinforzi corrispondono alle lande di una coppia di sartie, una a pari ed una coppia con quartiere.

Questo invece, un po' più di un semplice rinforzo, tiene una delle bitte di prua.


Questo è un particolare degli oblò. Sono anche questi autoprodotti. Accanto al Policarbonato c'è una fresatura che ospiterà la guarnizione. Il sistema dei sei oblò garantisce un'ottima aereazione dello scafo.

A questo punto parlare di aereazione implica di parlare anche di coibentazione generale.  Lo scafo verrà rivestito internamente con lastre di polistirene  e queste ricoperte con un foglio materiale di plastico bianco ad alta densità, ABS o simili. Un rivestimento molto economico, luminoso e di facile pulizia.


Prima di lasciare la barca è necessario soffermarsi sull'organizzazione della poppa.  Si intravvede uno dei due ombinali, molto ampi, per lo scarico del pozzetto. Davanti all'ombrinale il sistema di guide per la salida/discesa del motore fuoribordo. Sul lato opposto rispetto al timone un basamento per ospitare il serbatoio della benzina per il fuoribordo e il supporto per il pilota automatico che lavorerà direttamente sulla cassa del timone consentendo quando in uso il sollevamento della barra e la perfetta abitabilità del pozzetto.
Il timone scorre nella cassa e viene sollevato per mezzo di un cavo comandato dal winch che appare sulla testa della cassa.
Sul sovrastante roll-bar prenderanno posto i pannelli solari che garantiranno la riserva di corrente. Sono previsti circa 1,6 mq. di pannelli.
Un ulteriore particolare che purtroppo non è ben visibile nella foto è rappresentato da un piccolo foro sul fondo appena vicino alla specchio. Si tratta di una zona sopra il galleggiamento e verrà chiuso da un tubo appoggiato al fondo e diretto in avanti per l'imbarco di acqua per le varie utenze di bordo. Questo è un accorgimento importante che evita che ci siano fori nello scafo al di sotto del galleggiamento. Anche gli scarichi, ovviamente, sono aperti ad di sopra del galleggiamento.

Abbiamo lasciato l'Orso Bianco sul piazzale e ci siamo trasferiti all'interno dell'officina dove è in costruzione l'albero. Sull'armamento dovremo spendere qualche parola in più e ci riserviamo di farlo a barca completata. Comunque possiamo anticipare che l'Orso Bianco verrà armato solo con vele di strallo, due fiocchi standard ed uno ridotto da tempesta.
L'albero quindi è in posizione molto arretrata rispetto al centro della barca ed è abbattibile verso la prua.  La tenuta laterale dell'albero in fase di sollevamento è garantita da una coppia di sartie perfettamente allineate mentre quelle più appoppate ed aqquartierate andranno successivamente in forza tesando gli stralli e bloccando stabilmente il tutto. L'albero è di modesta lunghezza, circa dodici metri. Nella foto appaiono le basi dei tre winch di drizza e le relative corrispondenti bitte.



A questo punto della costruzione la barca ha bisogno di un trattamento epossidico per l'opera viva e poi andrà in acqua per il completamento degli interni e l'armamento.
L'officina meccanica che ha partecipato alla costruzione prevede di dare avvio ad una piccola serie di barche gemelle.
Al momento Ernesto Tross stima siano state necessarie circa 1.000 ore di lavoro. Quando Ernesto faceva il conto in giornate non nascondo che sono rimasto un po' sconcertato quando ha diviso per 14 ore giornaliere.  Pittore, navigatore, autocostruttore ma pur sempre tedesco!



Aggiornamento
Siamo andati a fare una visita per vedere l'avanzamento dei lavori approfittando dell'esposizione di Orso Bianco al salone Big Blue presso la Fiera di Roma (28/2-3/3/2008).
La barca è stata portata via dal cantiere visto che i lavori in alluminio sono praticamente terminati. Al momento gli interni sono abbozzati ed è stata montata l'attrezzatura di coperta.
Sulle fiancate della barca in esposizione  figurava un vistoso cartello: "VIETATO TOGLIERSI LE SCARPE!"...  eh eh eh... vantaggi del mandorlato...
Approfittiamo della sistemazione provvisoria della barca per mostrare alcuni particolari.



Nella foto accanto è la porta stagna della sezione di prua. Questa sezione è adibita a piccola officina e stivaggio di materiali e scorte leggere. Ernesto ha dimensionato il passauomo in modo da consentire il passaggio della piccola motocicletta che porta sempre con se' e che gli consente di muoversi agevolmente ed economicamente nei posti che visita.

La chiusura della sezione di prua crea un vero e proprio compartimento stagno di grande utilità e sicurezza per una barca che si prepara a viaggiare per il mondo.


Qui è visibile il sistema di slitta del motore fuoribordo che equipaggia l'Orso Bianco.La movimentazione è assicurata da un paranco comandato da un piccolo verricello sulla sommità della slitta. Il motore previsto è un fuoribordo di 25 cv a quattro tempi.



Un altro piccolo verricello consente l'agevole rotazione della pala del timone.
Il timone automatico lavora su un braccio dedicato  che non crea interferenze in pozzetto. Alle spalle del braccio del timone automatico è visibile il supporto esterno del serbatoio di governo del motore FB.


Aggiornamento
Sono passati circa 4 mesi dalla presentazione dell'Orso Bianco al Big Blue. Ernesto ha portato la barca in un cantiere di Fiumicino e ha continuato i lavori dedicandosi principalmente agli interni. In primo tempo è stata realizzata tutta l'impiantistica. Il metodo di lavoro di Ernesto è decisamente professionale sia grazie alla personale disposizione mentale che per la grande esperienza accumulata. Il lavoro è previsto nei minimi particolari, gli accessori da impiegare sono sempre acquistati con largo anticipo evitando quasi assolutamente il dover rimettere le mani su di un lavoro già fatto o dover improvvisare cambiamenti in corso d'opera. Il "quasi" è indispensabile quando di tratta di barche ed in particolare di progetti one off ma realmente in questo caso le modifiche rispetto al progetto originale sono risibili e per lo più riservate a particolari di scarsa importanza che non interferiscono con il lavoro generale.


Grazie alla abilità fotografica dell'Arch. Nicola, altro autocostruttore del quale speriamo di poter scrivere, di seguito Vi presentiamo 6 foto degli interni. Come potete vedere il livello di avanzamento del lavoro è molto notevole.
Le foto originali, in formato tiff hanno sicuramente dei colori più vivi che nella conversione al jpg. Questo non è un particolare di secondaria importanza. La scelta dei colori, la tonalità e gli accostamenti sono fondamentali per Ernesto. Nella foto accanto potete osservare una visione del quadrato. L'mpressione di vastità non è frutto dell'abilità fotografica come avviene per certi servizi fotografici pubblicati sulle riviste specializzate. L'ambiente è realmente vasto e confortevole.
Il tavolo centrale è contornato per due lati da un comodo divano. Al centro del tavolo il piantone definitivo dell'albero (nelle foto della costruzione ne avevamo visto uno di sezione molto minore appuntato per praticità) mentre appena dietro è visibile la canna fumaria della stufa che provvede al riscaldamento dell'ambiente. Immediatamente a seguire il quadrato la grande cabina matrimoniale con una tenda di separazione ed il grande letto  sovrastante una  cassettiera (immensa). Tra la cabina ed il quadrato la struttura (quella blu) della deriva mobile.




Questa immagine invece è il montaggio di più fotografie (grazie alla maestria fotografica dell'arch Nicola) che rende bene la visione complessiva del centro barca con la lunga  e pratica zona cucina (neanche a casa!).




La toilette




La cabina di poppa vista dall'ingresso. Un capiente armadio a murata e due cassetti sottostanti al letto (anche questi immensi). La colorazione dell'ambiente e delle tappezzerie rende il tutto fresco, ampio e ... gioioso? Si può usare "gioioso per una barca? In questo caso direi decisamente di si.




La cabina di prua.
Questo è lo studio dell'artista che può permettersi di lavorare ai suoi progetti anche in barca, ovunque si trovi.

Precedenti progetti avevano visto dedicare questo spazio a locale tecnico/officina.
L'officina in barca non serve a niente! 
(ci sarebbe stata bene una parafrasi di Fantozzi al riguardo della Corazzata Potiemkin).
Le letture delle grandi navigazioni, certe discussioni di banchina ci hanno convinto della necessità di un locale dove poter attendere ai lavori importanti di manutenzione di una barca. Falso, replica Tross, i lavori importanti esigono un'officina o un cantiere. I lavori di secondaria importanza invece si possono fare ovunque e non c'è bisogno di dedicargli un locale apposito a meno di avere una barca tanto grande da non sapere come impegare lo spazio. In tanti anni di navigazione- aggiunge Ernesto - non mi è mai servito questo locale ne tantomeno ho avuto necessità di lavori importanti in navigazione. Oltretutto se si pensa ad un lavoro importante si dovrebbe pensare anche alle attrezzatura... e allora non basterebbe una barca intera...




Il quadrato visto da prua. A sinistra la cabina di poppa, al centro la discesa dal pozzetto e a fianco a dx la porta che da sul grande gavone di poppa che volendo potrebbe opitare un'altra cabina. Il grande piano nella sua parte verso poppa è adibito a carteggio, libreria e quadro elettrico-strumentazione facilmente accessibile anche visivamente dall'esterno.

I lavori proseguono anche l'estate alternandosi con lunghe vacanze. Al rientro si va in acqua e si finisce l'attrezzatura. Ad un prossimo aggiornamento.

aggiornamento Ottobre 2008


I lavori interni sono praticamente conclusi e si passa all'attrezzatura.
Per motivi contingenti, dovuti alla disponibilità di spazio in banchina, si decide di operare a terra prima del varo. L'operazione di alberatura è concepita per essere effettuata anche in acqua. Di questo avremo modo di scriverne più in avanti.

Ernesto Tross è un accanito sostenitore del sartiame in acciaio zincato. Delle qualità maccaniche ed economiche dell'acciaio zincato Ernesto ne ha parlato e scritto parecchio. Chi fosse interessato ad approfondire l'argomento potrà trovare molte notizie nel libro  "La mia barca sicura".
Nella foto accanto Ernesto - di buon mattino - sta preparando i terminali delle sartie.

"Nel caso ti interessasse come si realizzano i terminali a testa colata (come nel caso del mio sartiame) ti allego una foto che evidenzia la (facile) operazione. Se ti possono  interessare i carichi di rottura minimi garantiti questi sono 12 T per le funi (da 12 mm), 12,5 T per i tenditori e poco più di 15 T per i grilli."
 
L'altro apetto, quello economico, vede la spesa del sartime limitata a qualche centinaio di euro (la cifra esatta Ernesto - ovviamente - la conosce bene e me l'ha detta ma... ahimè l'ho scordata). Siamo comunque nell'ordine di meno di un decimo di un equivalente in acciaio inox. Un ulteriore elemento che determina il vantaggio economico è  legato alla ampia disponibilità di questi materiali impiegati comunemente in molteplici attività, da quelle agricole al settore delle costruzioni , industriale ecc.





Sartie, stralli e paterazzi vengono fissati alla  parte di testa dell'albero.







L'albero viene fissato alla sua base. Siamo pronti ad issarlo.







Questo è un particolare molto importante. Per issare un albero - specie se di queste dimensioni e peso - è fondamentale il controllo laterale.
Questo sistema alla base dell'albero ne garantisce un efficace controllo. Un paio di coppie di sartiole volanti vengono messe in forza. Una coppia è per il buttafuori (un tangone, in verticale nella foto) che verrà adoperato  per il sollevamento dell'albero , l'altra per l'albero.  Le sartiole volanti sono fissate  a due  lande "ad hoc". Il punto di fissaggio delle sartiole è perfettamente in asse con il centro di rotazione dell'albero.  I triangoli esterni sono fissi mentre le barre orizzontali (le barre completano il sistema delle landine) saranno rimosse dopo il posizionamento definitivo dell'albero.
Questo sistema consente, come dicevamo, il sollevamento dell'albero anche in acqua. Chiaramente ci riferiamo ad acque tranquille, Bisogna dire peraltro che definire acque tranquille Fiumara Grande è abbastanza improprio... 
Lo stesso  sistema è stato impiantato anche sull'Orso Grigio e normalmente l'abbattimento dell'albero e l'issata sono necessari per  passare i ponti (bassi) del Tevere. Anche sull'Orso Grigio l'operazione può essere effettuata in acqua.







Comincia l'operazione...
Un paranco controlla il tangone...
L'amico di Ernesto che sta azionando il winch è parecchio dispiaciuto che quello elettrico ancora non sia stato ancora collegato...







Ci siamo quasi...







Adesso l'albero è in posizione.
Vengono agganciati i terminali delle sartie ed i paterazzi







Lavoro terminato....
Il tutto è durato meno di un paio di ore.
Un tempo record trattandosi della prima installazione...








L'Orso Bianco se ne sta tranquillo con il suo albero e gli attrezzatori se ne vanno a festeggiare....
Tutto si è svolto come previsto.  I tempi sono stati rapidi, nessun intoppo, nessun contrattempo.
Gli ingredienti?
Un progetto serio, un'attenta programmazione delle operazioni e la nota precisione del "Tedesco"...
Tutto qua.

(n.d.r. : mica poco....)


.. ci vediamo in acqua!



Giugno 2009: L'Orso Bianco è in acqua!

Riceviamo da E.Tross:



Luigi carissimo. Eccoci finalmente alla conclusione dell'impresa. Abbiamo fatto la prima uscita con a bordo l'ing. calcolatore dello scafo, Alessandro Suardi, e il comandante Giancarlo Basile, oltre a me. Vento poco ma giusto quello che ci serviva. Le sorprese, in buona parte previste e sperate, sono state parecchie. La prima constatazione è stata che randa con rispettivo boma te li puoi mettere in quel posto. Non servono assolutamente a nulla e peggiorano non di poco i problemi della navigazione. Abbiamo constatato che il fiocco principale (che sostituisce la randa) ha una superficie paragonabile alla randa ma rende molto di più, non dovendo fare i conti con la turbolenza dell'albero) E' chiaro che parlando di fiocchi non c'è alcun problema per issali e per ammainarli. Una cosa simpatica inoltre è che togliendo e sostituendo i fiocchi il centro velico rimane quasi inalterato. Abbiamo pranzato nel pozzetto ammainando il genoa. La barca ha tranquillamente continuato sulla sua rotta con il solo fiocco principale e con il tuo pilota automatico. In aggiunta la barca vira come un dinghi, anche con un filo di vento. Rientrando sul Tevere in mezzo a quella miriade di barche tutte attrezzate con boma e rollafiocco sembrava una scena da Giurassic Park!!! 
Le foto che ti allego per concludere il tuo brillante resoconto su Cantierino sono state scattate dal 12 m di Nicola (NDR: Helter Skelter di Nicola Guastadisegni
).  In confronto eravamo più lenti di un filino, ma meno di quanto ci si poteva aspettare da un confronto del 10 m con un 12 m. Inoltre abbiamo constatato che lo scarroccio era alquanto modesto, considerando che non avevamo abbassato la deriva. Basile pensa che questo scafo a spigolo è così efficiente da potere fare a meno di avere una deriva mobile. Così stanno le cose e dopo tanto lavoro c'è di che essere soddisfatti. L'idea era quella giusta. ( e Basile lo aveva sempre sostenuto).  Ezra Pound, scrittore americano, disse una volta che se un uomo ha una idea da difendere e non la difende è perchè l'idea non vale nulla o non vale nulla l'uomo. Abbiamo cercato di difendere l'idea. Ora tu dovresti avere tutto il materiale per concludere quel tuo bellissimo lavoro su cantierino, di cui ti sono immensamente grato.
Con un affettuoso abbraccio  tuo    E.














e che dire?

LUNGA SCIA!