Incontro ravvicinato con l'aerorig(1)
 
di  L.Scarnicchia

Qualcuno ha letto una mia mail: "Passate a Fumicino: c'è uno sloop armato con aerorig da vedere...". Una mail inviata di corsa appena tornato a casa dopo averLa incontrata.  Sollecitavo gli amici del Cantierino in zona a scattare qualche foto. Era giovedì e non avevo con me la macchinetta: sarei potuto tornare a Fiumicino solo Sabato e rischiavo di perdermela.
Massimo ha raccolto il mio invito e nel pomeriggio, di corsa, ha scattato alcune foto. Invece sabato, quando sono tornato era ancora lì: mi aspettava.....
Nella mail non si poteva capire ma c'è dietro una storia....
Una storia d'amore... un amore infelice.. di tanto tempo fa.
Cosi Giovedi mattina ero al volante per lavoro, e come in una splendida canzone di Chico Buarque(2), me la sono vista accanto. Così all'improvviso....
"la' , come stai?" "Non c'è male e tu?" Me la cavo, sto ancora augurandomi un sonno tranquillo...speriamo..." " quanto tempo..."ecc


E prima che mi prendiate per matto cerco di spiegarmi. Sarà stato una quindicina d'anni fa... Una specie d'illuminazione: un fiocco murato su un prolungamento del boma oltre l'albero, un balestrone.
Fu subito amore.
Poi una prima delusione: ci avevano già pensato altri. Si vabbè, neanche io sono vergine...  Mi documento, ci penso notte e giorno e alla fine dopo una lunga gestazione nasce un albero a sezione circolare con una balestrone girevole, una randa e un fiocco destinato ad essere montato su un laser.
E una mattina mi carico il tutto e vado a Nettuno per coronare il mio sogno d'amore.
Ma le cose non sempre vanno come desideri...
Il duro scontro con la realtà non è valso le cento prove in garage. Era impossibile mettere a segno le vele!
Cazzando la drizza del fiocco l'albero si piegava inevitabilmente in avanti. Si poteva compensare cazzando la drizza della randa ma una volta al vento  appariva sullo strallo una catenaria inquietante e tale da vanificare la portanza del fiocco. Tutte le sofisticate interazioni aerodnamiche se ne andavano tranquillamante a farsi friggere! Si si sarebbe potuto montare un paterazzo, due crocettoni.. si si potevano fare cento cose ma nulla sarebbe stato più lo stesso!
A Nettuno la mia storia d'amore è finita.
Che resta ormai del nostro amore? (un'altra canzone.. di C.Trenet)
L'albero di vetroresina nel vano scala di casa mia. Ci vediamo tutti i giorni da quindici anni e non ho il coraggio di affettarlo e buttarlo al secchio.
Avrei dovuto abbandonare il figlio della colpa sui gradini di una chiesa come nelle migliori tradizioni tardo romantiche e invece mi sono ritrovato ragazzo padre con tutti quelli che venivano a casa mia e mi chiedevano: "ma che è sto' coso?" e io: "una lunga storia" e chiudevo il discorso.
Passano gli anni tra mogli e donne delle pulizie che sollecitano la liberazione delle scale a io sempre li a prendere tempo:" Si un giorno di questi lo tolgo..."
E arriviamo a quel giovedì mattina. Mentre attraverso sul furgone il ponte levatoio di Fiumicino me la vedo lì, silenziosa. Ci guardiamo, ci studiamo, diciamo qualche parola di circostanza... e prendiamo un appuntamento : a sabato!.
Ci rivedremo? Verrà all'appuntamento?
Eccoci dunque a tirare le somme del nostro incontro.


L'aspetto generale non è entusiasmante... Tutto sommato l'attrezzatura appare pesante ed abbastanza sgraziata. Manca un collegamento estetico con il resto della barca... una cosa messa lì.
Non vuol dire niente.. Ci saranno senz'altro dei grandi pregi.
Noto e notate anche voi, l'imponenza dell'albero alare. Suppongo che la scelta dell'albero alare sia frutto più della necessità di irrigidimento longitudinale che della voglia di strafare.






Una bella coperta completamente pulita di manovre. beh. questo è il pregio.. ma il difetto? Nessun riporto delle manovre in zone riparate senza ricorrere a sofisticate e complicate serie di rinvii. D'altro canto, bisogna dire che una attrezzatura del genere, se realmente efficiente, ha un bisogno di regolazioni veramente scarso una volta a segno.


L'imponente albero è in carbonio. Sul sito del produttore (http://www.freewingmasts.co.uk/) potete trovare molte informazioni sulla genesi di questo tipo di attrezzatura, interazioni aerodinamiche, e le caratteristiche costruttive oltre ad una interessante tabella di comparazione delle proprietà dei vari materiali.

Come è riportato sul sito del produttore, dalla semplice idea primitiva per arrivare alla realizzazione funzionante bisogna passare attraverso  complicati calcoli strutturali e una realizzazione veramente sofisticata.

Da notare nella foto la rotaia del fiocco autovirante.


Nel mio antico progetto avevo previsto l'albero girevole nella scassa e su questo il balestrone fisso. La vela era a tasca, come quella del laser.  Qui invece l'albero è girevole così' come il balestrone.


E come si regola poi il tutto?
Con un semplice paranco di randa. Niente trasto, non serve. Anche il paranco è di modesta dimensione, giusto un paio di bracci visto che l'armo è notevolmente compensato e gli sforzi sono modesti.



Guardo e riguardo questa foto.
A me da' l'impressione che l'albero sia leggermente piegato sulla sommità.
Questo sabato sul canale ci sono una manciata di nodi di vento, l'albero è in posizione di riposo orientato alla minima portanza. Come si vedeva nalla foto della base, descrive un angolo di circa  45° rispetto al balestrone che a sua volta è orientato una decina di gradi rispetto alla longitudinale.
Che siano riusciti a mantenere una flessibilità trasversale?
O che non siano riusciti a irrigidire la struttura? O che ci vedo male?
Ho cercato inutilmente sul sito del produttore una foto dell'albero in bolina dove si potesse vedere se effettivamente rimane rigido o si sventa sulla sommità.
Non è un dubbio da poco...
Se si sventa allora lo strallo fa la catenaria.


Sarò sincero: sono combattuto da questo e da altri dubbi.
Da un'idea semplice, dall'idilliaco regno del "meno c'è, meno si rompe" siamo arrivati un passetto alla volta ad una complicazione costruttiva davvero notevole.
Certamente i costi saranno a dir poco sensibili se non proibitivi. Ma d'altro canto, se funziona, i vantaggi ci sono.



Qual'è la concusione?
C'è n'è più d'una.
Una sentimentale, peraltro anch'essa complicata.
Ci siamo lasciati, ho preso una stada diversa... Non vivo male con le mie marconi. Ci ho fatto l'abitudine, mi ci muovo con agio e mi basta un'occhiata e un colpo di manovella per andare avanti. Come una piccola Fiat, se c'è un problema ci può mettere le mani anche uno qualunque. Quando siamo in regata in tempi ristretti ognuno sa quello che deve fare e lo fa con rapidità e sicurezza. Così come nelle ariette che con quaranta kn. Ma adesso che ci siamo rivisti questa vita appere un po' piatta...
Quella pratica non è meno complicata.
Così come vediamo la barca, pur non avendo dati concreti fra le mani, secondo me il costo non è proprio alla portata di tutti. Quanto meno uno potrebbe dire:" che faccio? il dodici metri col balestrone o il quindici con la marconi?"  Hai voglia a dimostrare che il dodici lo porti con due dita e sul quindici hai bisogno di almeno due forzuti e devoti amici.
A parte il normale costo di un prototipo che è di per sè stesso un valore autonomo, anche un domani con una costruzione in serie in un elevato numero di esemplari credo che comunque non ce la potremo cavare con poco, almeno tanto poco quanto una marconi.

Poi una considerazione tra il pratico e il sentimentale: " certo non sei bellissima..." Anche se questo non vorrebbe dire molto, l'aspetto estetico in un bene destinato unicamente al piacere non è un valore proprio da mettere all'ultimo posto.
..e allora?

boh!

Forse uno strallo, un paterazzo e un paio di sartie alleggerirebbero e semplificherebbero molto l'attrezzatura e le tecniche costruttive. L'albero tornerebbe a lavorare principalmente in compressione. Magari sotto raffica non sventa come quelli non instartiati ma sicuramente quei cavi d'acciaio darebbero una maggior senso di sicurezza oltre che ad abbttere notevolmente i costi.

Ari boh!

Quindi nessuna concusione, almeno da parte mia.

So solo che stanotte la penserò...
..e ci rivedremo, si, ci rivedremo. Invecchiati, meno sognatori, qualche reumatismo, qualche ruga...
ma chissà.. sotto la cenere mi sembra di intravvedere un bagliore


that's all, folks!

P.s.
Scusate l'eccessiva personalizzazione dell'articoletto. Realmente l'incontro con il balestrone mi ha scatenato una tempesta ormonale e risvegliato ricordi sopiti tanto sopiti perchè  dolorosi e legati ad un fallimento.   Mi sono permesso la digressione sentimentale perchè so di parlare ad una platea di rudi impiastratori di resine quotidianamente alle prese con calcoli e disegni che si commuovono nel vedere le loro creature al vento
.  Issano la randa, cazzano la scotta, vanno incontro al vento e guardando la bandierina nascondono una lacrimetta:"Carmè, hai preso i panini?" e via, facendo finta di niente.


(1)  Aerorig è un trade mark così come Freewing ecc. Diversi nomi per descrivere un'attrezzatura " a balestra", Balestrone suona male, meglio aerorig.

(2) Chico Buarque - Sinal Fechado. Cover italiana di O.Vanoni con V. De Moraes & Toquinho con il titolo "semaforo rosso".