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L’aerodinamica delle vele,
e l’aerodinamica degli alberi a sezione tonda con vele sono state studiate
da parecchi tempo, sia nella teoria che sperimentalmente in laboratorio.
Allo stesso modo l’attrezzatura
ad ala rigida può beneficiare dal complesso degli studi indirizzati
alla ricerca sulla portanza degli aeroplani.
Ma ci sono molte poche informazioni
sulla combinazione di alberi a profilo alare e vele.
Ho usato alcuni programmi
per il disegno di appendici aerodinamiche per calcolare le caratteristiche
di alberi a profilo alare+vele, e sto cominciando ad considerare quanto
questa combinazione è importante.
Prima di tuffarsi nell’aerodinamica,
una nota circa la limitazione del metodo che ho usato.
Il modello teorico
che ho è strettamente bidimensionale. Questo si applica su
una sezione di una forma infinita in lunghezza e rigida.
Una reale vela non rigida
è intrinsecamente un problema tri-dimensionale flessibile , poichè
sappiamo tutti che la forma di una vela è influenzata dalla tensione
verticale, come dalla tensione nella direzione del flusso.
Cosi dovete combinare le
deformazioni dei materiali e l’aerodinamica dell’intera attrezzatura
per avere la corretta rappresentazione.
Ma la bidimensionale non
è una cattiva approssimazione e c’è molto da dire circa la
forma della sezione.
L’altra limitazione
è che i programmi che ho non possono considerare flussi separati.
Ma possono identificare il punto di separazione.
Per separazione sul lato
sottovento ho assunto che la portanza sia ridotta in proporzione dalla
quantità di superfice che é separata. Questo è estremamente
rudimentale e il suo unico valore reale indica se il modo di stallo della
superfice sia graduale o netto.
Per la separazione sul lato
sopravvento ho assunto che la pressione sulla superfice sia costante dall’inizio
della separazione a fino che la stessa pressione si incontra più
indietro
Questa è un’altra
approssimazione rudimentale e non ho dati indipendenti per quantificarla.
Nella migliore ipotesi entrambi
questi metodi di modello della separazione sono qualitativi in quanto mostrano
la tendenza che ci si può aspettare. Non vanno presi come un’accurata
predizione, pertanto prendeteli cum grano salis e spero che servano a rendere
più comprensibili queste attrezzature “esotiche”.
E’ un fatto strano ma vero che l’aria che è a contatto immediato con la superficie si attacca a questa e non si muove! Questa aria rallenta il volume dell’aria che passa appena fuori da questa, la quale trascina un può di volume fuori dal primo strato, e così di seguito.Il risultato è un sottile strato di contorno, nel quale il flusso d’aria va da velocità zero alla velocità del flusso libero fuori dallo strato di contorno, come quando ci si sposta dalla sponda di un fiume rapido mano a mano verso il centro. Se si somma lo spessore dello strato limite alla superfice, effettivamente abbiamo una nuova sagoma sulla quale l’aria deve fluire e questo determina la velocità del flusso attraverso il resto dell’ambito del flusso stesso. Queste velocità, per via delle corrispondenti pressioni, hanno una profonda influenza sullo strato limite. Così avviene questo intimo balletto fra i due.
Un altro fatto strano ma
vero è che tutte le forze su un corpo sono determinate dallo strato
limite, perchè senza di questo, le pressioni si sommerebbero in
modo tale che non ci sarebbe alcuna forza distinta. Per ottenere buone
prestazioni dovete forzare parecchio lo strato limite. Ma se lo spingete
troppo in lungo avremo le vele in stallo ..
Così l’arte del disegno
di un’appendice aerodinamica si riduce a manipolare la distribuzione della
velocità per governare il comportamento dello strato limite.
All’inizio, vicino al punto
di stagnazione questo strato limite è molto sottile. Ma seguendo
la traccia del flusso nel suo percorso a valle, lo strato limite diventa
più spesso poichè l’aria rallentata dalla superfice
a monte continua a trascinare l'aria più esterna e l'aria più
vicina alla superfice è ancora di più rallentata. Così
l’effetto sulla superfice si diffonde all’esterno del flusso come questo
scorre lungo l’ appendice aerodinamica.
Ad un certo punto lo strato
limite non riesce più a mantenere questo stato di cose liscio e
fluido e diventa instabile e cominciano ad apparire dei vortici. Questa
è conosciuta come la transizione da un flusso laminare (liscio e
fluido) ad un flusso turbolento.
Uno strato limite turbolento
è molto più spesso di un flusso laminare perchè i
vortici prendono grossi pezzi di aria a bassa velocità dalla
superfice e la lanciano lontano dalla superfice stessa.
Questi portano anche
una parte dell’aria più veloce da fuori a vicino alla superfice.
Questa aria ad alta velocità viene rallentata, naturalmente, così
questo porta l’ ”attrito superficiale” di uno strato limite turbolento
ad essere più alto di un uno strato limite laminare.Ma uno strato
limite turbolento non è sempre una fattore negativo, come vedremo
in seguito.
Ci sono qualcosa come quattro
modi diversi in cui si può produrre naturalmente la transizione
al flusso turbolento. Due ( flusso incrociato e instabilità del
bordo d’attacco) si applicano alle ali percorse da aria ad alta velocità.
Un’altro, nel quale piccoli disturbi muoventosi nel corso del flusso vengono
amplificati fino a che diventano instabili e si trasformano in vortici,
si verifica in venti molto forti. Ritardare ed ostacolare questo
tipo di transizione (instabilità di Tollmein-Schlichting)
era lo scopo per cui furono disegnate le famose appendici aerodinamiche
NACA (la serie 6) .
Ma, data la dimensione delle
nostre attrezzature e la velocità alla quale operano (specialmente
in venti leggeri) il flusso laminare superficiale è abbastanza stabile
che vedremo certamente avvenire la transizione dopo la separazione laminare.
Se la pressione è
in diminuzione ( che significa che la velocità dell’aria fuori dallo
strato limite sta aumentando), allora risucchia l’aria disturbata
lungo il suo percorso, e questo mantiene il flusso liscio e laminare
Se il flusso va verso resistenza
in aumento, come quando la pressione sta aumentando, allora l’aria prossima
alla superfice può finalmente fuoriuscire dal flusso e venir spinta
all’indietro. Quando succede i flussi si separano dalla superfice. Bisogna
dire che uno strato limite laminare è molto più fragile
rispetto ad un strato turbolento.
Noi vogliamo mantenere una
buona quantità di flusso laminare tanto da tenere basso l’ attrito
superficiale ma vogliamo anche che il flusso sia turbolento
non appena l’aria rallenta incontrando il bordo di attacco. Usando la proprietà
dello strato turbolento di rallentare di più, possiamo usare velocità
più alte sin dall'inizio ed ottenete più portanza. Uno strato
limite laminare è un pò come guidare sul ghiaccio. Non si
può osare ad andare troppo veloci perchè non si può
frenare rapidamente.
Uno strato limite turbolento
è come guidare su un pavimento umido - avete una migliore frenata
così potete andare più veloci senza sfracellarvi. Vogliamo
passare dal ghiaccio al pavimento bagnato prima di dover frenare
forte o sarebbe un disastro!
La figura 3 mostra
cosa vogliamo che succeda quando lo strato limite laminare si separa.
Immediatamente prima che
si separi, la pressione diventa costante, che è caratteristica di
tutti i flussi separati ed il flusso diventa instabile. Presto si formano
i vortici ed il flusso diventa turbolento. Quando succede, la pressione
aumenta a quasi il massimo livello che uno strato limite turbolento possa
sostenere.
Se questo aumentare
di pressione/diminuire di velocità intercetta la pressione/velocità
determinata dalla forma della superfice stessa, allora il flusso reagisce
e forma una bolla di separazione laminare
Se le due curve di pressione
non si intersecano, il flusso rimane separato e l’appendice aerodinamica
è in stallo.
All’interno della bolla,
l’aria è ricircolante - fluendo all’indietro della superfice dal
punto di attacco al punto di separazione. In condizioni marginali, le bolle
possono coprire una larga porzione della superfice. Ma questo causa molta
resistenza ed è molto fragile. Un piccolo aumento di portanza e
Zac! Stallo.
Noi vogliamo una corta e
robusta bolla di separazione che sia posizionata dove vogliamo noi.
Così, per una appendice
aerodinamica di albero alare, volete avere alte velocità sul lato
sottovento per alta portanza, ma non volete un picco aguzzo di pressione
al bordo di entrata. Questo significa qui una ripido gradiente contrario
e stallo dovuto alla separazione laminare senza il riattaccamento
(le curve non si interesecheranno)
Invece, quando avviene lo
stallo, voi lo volete far partire perchè avete tirato lo strato
limite turbolento troppo verso il bordo d’uscita e voi volete che
il punto di separazione turbolenta si muova all’indietro gradualmente come
aumentate l’angolo di attacco.
Questo produce uno stallo
"gentile" e un' attrezzatura velica pronta a perdonare.
Adesso diamo di nuovo un’occhiata
alla figura 2, ma questa volta mettendo a fuoco sulle velocità superficiali
del lato al vento.
Notate che c’è un
picco di velocità vicino al bordo d’attacco e un ripido salto alla
giunzione tra albero e vela.
Questa gradiente negativo
di pressione porterà ad una separazione laminare, seguito, se tutto
va bene, da un ricongiungimento turbolento e alla fine una separazione
turbolenta prima che il flusso arrivi alla giunzione con la vela
Ma osservate cosa succede
dopo la giunzione con la vela .
La velocità aumenta
lungo tutto il percorso verso il bordo d’uscita, il che significa che l’aria
è risucchiata per tutta la lunghezza. Il persorso sul lato sottovento
non deve combattere battaglie in salita.(ndt:non trova ostacoli significativi).
Così una volta attraversata la giunzione il flusso si riattacca.
Questo forma una bolla di separazione turbolenta vicino all’intersezione
albero-vela.
Questo non è un fatto
positivo ma neanche disastroso. E’ il prezzo da pagarsi per
la simmetria dell’albero alare.
Se l’aumentare della
pressione sulla superfice al vento dell’albero è troppo grande,
come succede a bassi angoli di attacco, il flusso si separa e non si riattacca.
Questo considerevole “troppo” determina il minimo angolo di attacco per
questa forma di sezione.
I piccoli alberi a profilo
alare hanno una distanza minore tra il picco vicino al bordo di attacco
e la congiunzione con la vela. Cosi per questi piccoli alberi alari
l’aumentare della pressione è molto più repentino.
Questo significa che un piccolo albero alare ha un più ristretto
ambito utile di angoli di attacco tra la separazione sulle
superfice al vento a bassi angoli e lo stallo ad angoli ampi. Naturalmente
l’albero può essere ruotato per ridurre questo fenomeno.
Ma rimane il fatto che un
albero alare piccolo ha una scanalatura più piccola di una grande
albero alare.
Questo lo renderà
più difficile da regolare, e sarà più influenzato
dai cambiamenti degli angoli di flusso locali, come da raffiche o da salti
di vento. Ma può anche essere di peso più leggero ed avere
meno resistenza quanto è a posto.
Ok, così come vi
mettete con la forma della sezione di un albero alare?
La migliore strada da percorrere
è quella di disegnare un albero e una vela insieme, cominciando
dal tipo di distribuzione di pressione di cui avete bisogno. Volete che
abbia caratteristiche che determinino il punto di separazione laminare
a muoversi gentilmente dal molto indietro della forma aerodinamica a bassi
angoli di attacco a vicino il bordo di attacco ad ampi angoli di attacco.
Questo aiuterà ad evitare lo stallo del bordo di attacco dovuto
alla separazione laminare e consentire un progressivo stallo dovuto alla
separazione laminare. Sfortunatamente questo richiede un programma per
calcolare la forma risultante.
Un’altro approccio che ho
adottato è basato sul modificare un profilo alare esistente.
Il modo convenzionale di
guardare ad un profilo alare aerodinamico è di rappresentare il
profilo come una linea di curvatura media più una distribuzione
di pressione simmetrica. Questo era un buon modo di calcolare le velocità
prima dell’avvento dei computers, perchè si poteva calcolarne ognuna
separatemente e sovrapporre i risultati
Ma un’altro punto di vista
è di considerare ogni superfice separatamente. La velocità
ad un dato punto è pesantemente influenzata dalla curvatura del
profilo in quel punto stesso. Più è convessa la superfice,
più negativa sarà la pressione per piegare il flusso.
Parimenti una superfice concava tenderà ad avere alta pressione
o un gradiente di pressione negativo riguardo al piegare il flusso nell'
altra direzione.
Cosi se noi basiano la forma
dell’albero alare-vela sul contorno del lato sottovento di un profilo aerodinamico
esistente, le caratteristiche dovrebbero imitare le caratteristiche di
questo profilo con una certa approssimazione.
Questo approccio funziona
sorprendentemeente bene.
Ho segnato i punti previsti
di separazione su queste curve anche. A quattro gradi di angolo di attacco,
la superfice superiore è completamente attaccata. A otto gradi la
separazione sta appena cominciando sulla parte superiore e come l’angolo
di attacco aumenta questo si muove in avanti sulla vela e lo stallo si
approfondisce.
Il lato al vento è
molto interessante.
Il flusso si separa nel
dietro dell’albero perchè il flusso rallenta come si avvicina alla
congiunzione albero-vela.
Come con la bolla di separazione
laminare, la pressione è probabilmente una costante nella regione
separata.
Così ho assunto che
il flusso si riattacchi quando la velocità torna allo stesso livello
che aveva quando si è separato.
Questo ha l’effetto di tagliare
qui il calo delle velocità, e ne risulta una certa perdita
di portanza, come mostrato in figura 9
La prossima figura mostra
le tendenze in questi eventi chiave dello strato limite al cambiare dell’angolo
di attaco.
Queste mostrano anche come
queste tendenze variano con differenti disegni di albero.
La localizzazione della transizione
(fig.10) mostra dove avviene la separazione laminare. Si assume che
transizione ed riattaccamento avvengano molto vicino dopo di questa.
Come l’angolo di attacco
aumenta, il gradiente negativo sul lato sottovento diventa progressivamente
più ripido(Fig.6). Così la velocità raggiunge la discesa
necessaria per la seperazione laminare ad un punto più anteriore
dell’appendice. L’opposto avviene sulla superfice al vento.
Comunque, il movimento qui
non è molto grande - le discese della curva sono dominate dalla
prossimità della giunzione albero-vela e il bordo d’entrata, piuttosto
che dall’angolo d’attacco
Così questo è
quanto sull’aerodinamica degli alberi alari-vele.
Non è semplice ma
spero che l' avendo visto i numeri reali abbiate una migliore conoscenza
di cosa fa funzionare le cose.
E’ tutto teorico, così
se qualcuno da qui trae qualche dato sperimentale mi piacerebbe compararlo
con le predizioni.
Ci vediamo sul campo di
regata.
Tom Speer
http://home1.gte.net/tspeer/Index.htm