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Per la cornice ho trovato un pannello di cm di 10mm. La cornice va resinata solidamente alla coperta quindi per la prefabbricazione è stata sufficiente l'incollaggio di testa e un piccolo cordolo di raccordo, giusto per tenerlo saldo nella fase di costruzione. Per rinforzare l'incollaggio di testa mi sono limitato ad una scanalatura della testa stessa, giusto una precauzione più psicologica che strutturale. |
Chiaramente il telaio deve essere perfettamente in piano e a squadro. Ho coperto il piano di lavoro con il solito foglio di polietilene trasparente che Vi rammento non si attacca alla resina e ho previsto delle guide mettendo dei chiodi sul piano di lavoro. Dime o non dime è meglio sempre ricontrollare: |
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Una volta incollato, per guadagnare tempo ho bloccato le fissazioni con una vite e quindi ho potuto stendere il cordolo nella stessa sessione di lavoro. |
Per il cordolo come per
l'incollaggio ho addizionato la resina con
della fillite (microsfere di silicato di boro) e un tixotropizzante
(silice colloidale). Per l'incollaggio poca fillite, di più per
il cordolo. Ho coperto il cordolo ancora morbido con un foglietto di
polietilene e con le dita l'ho steso bene in modo da limitare
all'essenziale le operazioni di finitura. Il cordolo appare di colore grigio topo, esteticamente bruttino ma siccome il tutto andrà pitturato con lo stesso colore della coperta il fatto è irrilevante. Se invece decidessimo di lasciare il legno a vista allora per la cordolatura sarebbe necessario impiegare farina di legno e silice facendo prove prima per verificare il colore finale. Per inciso, il cordolo serve per rinforzo ma anche per estetica e funzione evitando l'angolo vivo interno e consentirci di stondare quello esterno del telaio assicurandoci la devozione alla regola che in barca non devono esistere, per quanto possibile, spigoli vivi. In particolare, per quello interno, il cordolo serve anche per consentire il sicuro passaggio delle vele. |
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E' il momento di incollare
l'osterigio vero e proprio. La scelta di
usare listelli di compensato al posto del massello ha semplificato
parecchio la questione incastri potendo alternare i listelli sugli
angoli come si dovrebbe capire dal disegnino. Se non usate i listelli di compensato allora dovete fare degli incasti e farli bene perchè sono a vista. Non vi angosciate sulla loro resistenza perchè successivamente la struttura sarà irrobustita a) dal plexglass o policarbonato e b) da un paio di pelli di vetro che metteremo all'interno per legare bene il tutto. Considerate che, comunque, qualche stuccatura a vista dovremo sicuramente farla. Vuoi una incollatura di un taglio non perfetto, vuoi un difettino del cm, vuoi qualche scheggiatura in fase di taglio cosa frequente se con la sega circolare ci tagliate di tutto e non portate la lama ad affilare (come quell'arruffone che scrive). |
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Anche per le pareti verticali
adottiamo il sistema del pane di
listelli. Cerchiamo di tagliare con discreta precisione i listelli in
modo le teste che si incastrino uno sull'altra rinforzando lo
spigolo. Anche per la posa in opera di questi incollaggi ci siamo
preparati delle dime usando blocchetti di legno di recuro rivestiti di
nastro adesivo da pacchi del quale precedentemente abbiamo sperimentato
le caratteristiche di non presa sulla resina. Seguiamo le stesse
procedure per l'incollaggio come per la cornice. In questo caso, visto
che trattiamo superfici verticali, non possimo ricorre ai pesi ma
dobbiamo dar fondo a tutta la nostra disponibilità di morsetti.
Prima di procedere con la resina è bene perdere un po' di tempo
ad organizzarsi il lavoro provandolo a secco. Alla fine il manufatto
scompare sotto una selva di morsetti. Dopo aver completato la stabile fissazione degli incollaggi andiamo a cercare di rimuovere meccanicamente gli eventuali eccessi di resina in modo da alleggerire in lavoro di rifinitura. Polimerizzatasi la resina otterremo un manufatto molto grezzo. Procediamo con una prima rifinitura molto grossolana. |
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A questo punto, con il nostro distinto osterigio appena abbozzato ci trasferiamo al cantiere e proviamo la costruzione per verificare se abbiamo fatto qualche stupidaggine. | ![]() |
In cantiere la prima cosa
da fare per presentare l'osterigio è inserire il telaio
giacchè la
posizione dell'osterigio in coperta dipende dall'accoppiamento con
questo. Le seconda cosa da fare è di accoppiare in maniera stabile il telaio con l'osterigio in modo che il telaio gli faccia da guida e ci consenta di prendere le misure precise per seguire la curvatura del bolzone. |
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Cercheremo di seguire la curvatura del bolzone quanto più possibile sia per una questione estetica che per una pratica ovvero di avere una chiusura quanto più possibile precisa che ci dia ragionevoli garanzie di tenuta all'acqua. Dopo diverse prove e molte botte di raspa siamo riusciti a far spianare l'osterigio. Procediamo alla fissazione del listello che ospita le cerniere. Notate nella foto che per la presa delle misure abbiamo previsto lo spessore della guarnizione. |
Terminata la fase dell'
"accordatura" cominciamo a suonare. Con la raspa incliniamo il taglio della coperta verso l'interno. Il taglio ci serve per ospitare una buona quantità di stucco strutturale che aggangi stabilmente il telaio e renda ben stagna l'unione. |
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Nel disegnino è evidenziato lo schema dell'incollaggio. La robustezza dello stesso, oltre che per la fissazione stabile del telaio è finalizzata a mantenere la rigidità della coperta che di fatto viene assai indebolita dall'apertura. Se poi un giorno doveste leggere che il sottoscritto è naufragato perchè la barca gli si è spezzata in due all'altezza dell'osterigio..beh.. lasciamo stare và.. e tocchiamo ferro. |
Siamo tornati in
laboratorio a completare il lavoro. Rifiniamo il manufatto e stendiamo
una mano di resina (due sulle teste del cm) e una vernice trasparente.
La vernice deve essere adatta alla resina e contenere una buona
filtratura UV. Applichiamo il plexiglass sul telaio dopo aver spalmato
un sigillante poliuretanico (di colore scuro) sul telaio nelle parti
combacianti. Il telaio chiude "a paro" sul plexiglass e tra la
cornice
del telaio e il plexiglass abbiamo lasciato un vuoto di circa 3-4mm.
Una volta bloccato il plexiglass in piano (anche qualche vite, lo so
che non sarebbe necessaria ma..) riempiamo il vuoto con un altro
sigillante, sempre poliuretanico. Per il lavoro di riempimento lo usato
la "gommina" (gergale) ovvero il sigillante specifico che si usa per le
coperte in teak che ha la proprietà di essere abbastanza fluido
e
penetrare bene senza fare bolle e, una volta indurito, si rifinisce
bene. Come sigillante ho scelto il Polys RP Zucchini piuttosto che il
Sika proprio per questa maggiore facilità d'impiego. Impiegando questi sigillanti è bene applicare sulle parti delle maschere (con nastro adesivo) per facilitare la rimozione delle inevitabili sbavature. |
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La gommina in eccesso si rimuove facilmente con una lama e si può carteggiare. Attenti a non graffiare il plexiglass. | ![]() |
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Ulteriore raccomandazione
su una cosa della quale non avevo tenuto conto (purtroppo): il
plexiglass si carica elettrostaticamente ed attira la polvere. Potreste
avere la sorpresa di tovarne uno strato sulla parte piana sigillata una
volta rimossa la protezione. Mi ci sono molto arrabbiato ma il lavoro di ripristino sarebbe stato, a questo punto, distruttivo e ho dovuto desistere. Mi tengo l'osterigio con la polvere, voi cercate di evitarlo. |
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Torniamo al cantiere.
Avvitiamo l'osterigio con un pò di sigillante
sulle viti e scappiamo. Una chisura a scatto e un compasso per regolare
l'apertura e il lavoro è finito. Andiamo a navigare con altre barche e dopo una paio di mesi rientriamo al cantiere. Non troviamo acqua in barca. Bene, anzi, benissimo! In compenso ci accorgiamo di aver lasciato il nastro maschera sul nostro distinto osterigio e che questi si è cotto col sole e ci vorrà un bel po' per rimuoverlo. Anche qui, se potete, fate tesoro. |
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