Le vele….costruite con il Lankotex e disegnate con Sailcut4
di Stefano Guazzaroni

Verso la fine dei lavori di costruzione della mia barca, una deriva di circa cinque metri disegnata da Dudley Dix e  del relativo albero in legno visibile sul sito http://www.nautikit.com/Didi/lunica01.htm  ho deciso di costruire anche le vele.
La cosa era già stata pianificata fin dall’inizio dei lavori solo che allora, non avevo le idee molto chiare su come fare e che materiali utilizzare infatti, realizzare le vele già da subito con il Dracon, mi sembrava troppo azzardato.

In effetti la mia idea, era quella di utilizzare un materiale a basso costo per fare esperienza ed eventualmente confezionare più di una vela, in modo da poter fare delle comparazioni.

Così, grazie a questo materiale alternativo, parliamo appunto del Lankotex, ho deciso di incominciare, ripromettendomi che se fossi rimasto soddisfatto del risultato, successivamente, avrei realizzato le vele con il più nobile
Dacron.

Il tipo di Lankotex da me scelto, viene venduto sul sito http://www.spraystore.it  in teli delle misure di mt.4x3 e nella grammatura di 180 gr/mq.
Esiste anche un tipo un po’ più pesante, 270 gr/mq. ed è commercializzato sempre in teli, ma un pò più grandi  e della misura di mt.6x3

Diciamo subito che il fatto di essere confezionato piegato e non arrotolato, costituisce a mio avviso, l’unico problema per questo tipo di utilizzo, infatti risulta difficile da stendere su un piano, senza eliminare completamente le pieghe.

Ma d’altronde, come ho già detto, abbiamo a che fare con un materiale alternativo ed a basso costo, quindi bisogna anche un po’ adattarsi alle sue caratteristiche.

Ma veniamo a noi……
Dopo aver acquistato sempre sul sito della Spraystore la dispensa di Paul Fischer “Costruire da sé le vele per la propria barca” ed il libro di Emiliano Marino “Sailmaker’s Apprentice” , quest’ultimo a mio avviso è una vera e propria bibbia per chi vuole costruirsi le vele da solo.
L’unica pecca è che è scritto in inglese, ma per contro è pieno di disegni molto esplicativi e benfatti, soprattutto per quanto riguarda la realizzazione delle rifiniture.
Inoltre dopo aver navigato su Internet per parecchio tempo, scaricando quanto più materiale possibile, inerente appunto alla costruzione ed al disegno delle vele ho iniziato la mia esperienza di “velaio”.

Il disegno
Tramite Sailcut4, che per chi non lo sapesse è un programmino semplice…semplice, ma molto efficace per disegnare randa e fiocco e che si può scaricare gratis da Internet  sul sito http://www.sailcut.com  ho incominciato appunto a disegnare la randa, mettendo dentro a questo programma un po’ di numeri che avevo precedentemente rilevato dal mio albero, montato sulla barca.

Per rilevare le misure, ho seguito le indicazioni scritte sul libro di E. Marino e cioè: ho legato al grillo della  drizza della randa una fettuccia metrica, (quelle da 20 mt. utilizzate dai geometri) quindi issandola ho potuto misurare con precisione l’altezza dell’infieritura, dalla penna, fino al punto di mura.
Con lo stesso sistema e sempre con la fettuccia attaccata alla drizza ho misurato anche la diagonale, cioè la misura che partendo dalla penna, arriva in linea retta fino all’angolo di bugna, posto all’estremità esterna del boma ed infine, ho misurato la base, che va dall’angolo di mura all’angolo di bugna.

Questi sono i dati che ho rilevato:
Per l’infieritura  5000 mm.
Per la diagonale 5420 mm.
Per la base         2339 mm.

Quindi, le misure che vedete riportate nella tabella a fianco, non si riferiscono alla mia vela.
A questo punto, possiamo  iniziare a “disegnare” la vela con Sailcut4.

Dopo aver selezionato la lingua che meglio conosciamo, tra il francese e l’ inglese, apriamo il programma ed appariranno due finestre; la prima chiamata “Sail dimensions” che serve per l’inserimento dei dati, ed una seconda chiamata “Drawing of the sail…..” sulla quale, viene riprodotto il disegno della vela sulla base dei dati inseriti nella prima finestra.

La prima cosa da fare è dire al programma tramite la finestra inerente all’ inserimento delle  dimensioni, che stiamo per disegnare una randa (Main sail) e la posizione del nostro albero, quindi inseriremo l’altezza del boma sull’albero, a partire appunto dal piede d’albero e di quanti gradi desideriamo inclinare il suddetto verso poppa.
Nel mio caso ho inserito 1050 mm. per l’altezza del boma misurati sull’ albero e 2 gradi di inclinazione verso poppa, rilevati sul progetto della barca.

Una volta inseriti questi dati, vanno inserite anche le misure precedentemente rilevate sull’albero, (infieritura, diagonale e base) quindi bisogna decidere quanto allunamento dare sulla diagonale per formare la balumina e a che percentuale intendiamo posizionarlo  rispetto alla diagonale stessa.
Nel mio caso ho dato 200 mm. di allunamento posizionato al 50% della diagonale.

Poi è la volta della curvatura da dare alla base e nella mia randa ho dato 55 mm. che viene automaticamente posizionata da Sailcut4 al 50% della lunghezza appunto della base.

Si passa poi alla curvatura sulla ralinga, il cosidetto “giro d’albero” io ho dato 70 mm. posizionato al 35% dell’infieritura, partendo dal basso.

Bisogna inserire poi la misura del lato superiore, in quanto Sailcut4, considera tutte le vele (anche quelle triangolari) come se avessero quattro lati,  in pratica (nel caso di una randa Marconi)  il quarto lato è la misura che si intende dare al lato superiore della tavoletta di penna e quindi per la mia vela, ho inserito 70 mm. questo lato, viene posizionato dal programma con un certo angolo, (tra 6 e 62 gradi) il più possibile ad angolo retto rispetto alla caduta della balumina.
Il suddetto angolo, è comunque modificabile a piacere sulla finestra, ma sempre entro il suddetto range.

Con questo sistema, il programma è perfetto anche per disegnare le vele auriche.

Poi si devono inserire i gradi di “svergolamento” che deve avere la penna, rispetto alla base il cosidetto “ Twist angle” nel mio caso ho dato 7 gradi.

Inoltre bisogna inserire la misura della larghezza del tessuto utilizzato (nel caso del Lankotex viene data una misura a piacere, avendo noi a disposizione un telo) e di quanti mm. vogliamo sovrapporre i ferzi per le cuciture.
Nella mia vela ho optato per una larghezza del tessuto pari a 830 mm. ed una sovrapposizione dei ferzi di 15 mm.

L’altezza del tessuto, bisogna darla soprattutto con la funzione di mettere in grado il programma, di poter disegnare la vela con un’angolo di camber dalla penna alla base, abbastanza costante.
Per fare un esempio: se diamo una larghezza di tessuto di  2.000 mm. per una vela la cui infieritura è alta 4 metri, il programma ci disegnerà una vela con soli 2 ferzi  e quindi il discorso del camber, come vedremo più avanti, non è più controllabile o quanto meno è controllabile in modo molto approssimativo.

Infine, scegliamo il tipo di taglio che intendiamo realizzare.

Sailcut4, prevede  tre opzioni di taglio :
1-Il cross cut
2-Il twist food cut
3-Il Vertical cut
Io per la mia randa, ho scelto il twist food  cut

A questo punto, abbiamo inserito nel programma tutti i dati per disegnare la vela, come se fosse piatta e senza camber e mentre noi inserivamo i dati, Sailcut4 disegnava la vela nell’apposita finestra e calcolava la sua superficie, che nel mio caso è risultata essere di 7,15 mq.

Sempre sulla stessa finestra,  in alto  vi sono dei pulsanti, andando a cliccare su mould  troveremo quanto necessario per dare alla nostra vela, anche una forma tridimensionale inserendo i dati per il calcolo del camber.
Il camber, in gergo chiamato “grasso” viene calcolato dal programma in forma percentuale rispetto alla corda, su tre punti della vela e cioè nella parte alta, nella parte centrale e nella parte bassa.

Inoltre bisogna inserire tramite degli appositi cursori, anche a quale percentuale della corda deve essere posizionato il massimo spessore di camber.
Nel mio caso ho dato un 2% sulla parte alta, un 7% sulla parte centrale ed un 9% sulla parte bassa, posizionati tra il 38% in alto ed il 42% nella parte bassa della vela.
Pertanto anche i dati riportati sulla finestra accanto, non si riferiscono alla mia randa.

Inoltre, osservando la finestra di disegno della vela ed agendo sui due cursori posti a sinistra e sopra la finestra stessa, possiamo far ruotare la vela sui suoi due assi, quello verticale e quello orizzontale, osservando visivamente la rotazione grado dopo grado ed in tempo reale.
Tutto questo per poter controllare visivamente il camber e la sua posizione, lo svergolamento tra la penna e la base ossia il twist angle e la posizione verticale del camber sull’intera vela.
Abbiamo anche la possibilità tramite il mouse, di ingrandire le parti del disegno che ci interessano.

Sulla finestra di disegno, si può osservare anche lo sviluppo della vela, in pratica vengono riprodotti i ferzi separatamente.
A questo punto, se siamo soddisfatti della forma che abbiamo dato alla nostra vela e convinti dei dati che abbiamo inserito, il programma ci permette di salvare tutto il lavoro in una cartella, assegnando al file un nome.
Con questo sistema, possiamo disegnare più vele con nomi diversi, paragonandole insieme tra loro e scegliere sulla base dei dati inseriti, quella che più ci piace e più ci convince.

Adesso che la vela l’è bell’e disegnata (Uffff….che sudata!!!!) possiamo passare alla fase di stampa dei disegni.

Sailcut4 oltre a stampare su carta tutti i dati che fin’ora abbiamo inserito, produce anche il disegno in scala  della vela nel suo insieme,
quindi anche il disegno sempre in scala di ogni singolo ferzo, completo delle misure arrotondate al mm. da riportare sul Lankotex o sul Dracon, tramite un sistema di coordinate X-Y e dx-dy  tenendo conto anche della trama e dell’ordito del tessuto, rispetto alle sollecitazioni che la vela subisce durante la navigazione.



Sui pulsanti posti in alto alla finestra di disegno, andiamo a cliccare  sul pulsante “file” quindi su “print” e poi su “data” per avere la stampa dei dati che abbiamo inserito e quelli calcolati dal programma, oppure su “drawing” per stampare il disegno in scala dell’insieme della vela ed infine su “panels autofit” per stampare i disegni dei singoli ferzi, sempre in scala e con le misure.
Se poi avete a disposizione un plotter, cliccando su “panels scale 1” credo che il programma, sia in grado di disegnare anche i ferzi in scala 1:1.

Per disegnare i ferzi sul Lankotex ed avendone la possibilità, conviene utilizzare un tavolo di lavoro con il piano in legno e di misure adeguate, anziché stare in ginocchio sul pavimento.
Inoltre in questo modo, si ha la possibilità di puntare il Lankotex con delle puntine da disegno , tenendolo ben teso.
Per una randa come la mia, ho utilizzato un tavolo da 2,50 x 0,90 metri.


La sezione del programma riguardante i rinforzi, nel nostro caso va presa in considerazione solo per l’eventuale forma e le dimensioni da dare ai rinforzi stessi, infatti costruendo la vela in Lankotex che rispetto al Dracon può tranquillamente essere definito un materiale “povero” gli strati di rinforzo, devono essere aumentati.



A mio avviso ne vanno messi almeno quattro, uno, quello più grande da un lato della vela e gli altri tre a scalare sul lato opposto.
Per quanto mi riguarda, ne ho messi appunto quattro, scalati di 30 mm. inoltre ho rinforzato gli angoli con del laminato di carbonio, cucito a mano sulla vela.
Per la verità il laminato di carbonio l’ho messo più per un fatto estetico che per le sue proprietà meccaniche.
Comunque dalla mia esperienza, ho potuto notare che grazie allo spessore formato dagli strati di Lankotex e dalle due lamine di carbonio, (ma và altrettanto bene anche del compensato o dell’alluminio) la messa in opera degli occhielli metallici, tramite l’apposito attrezzo, è risultata molto più semplice e facile da eseguire.


La cucitura e la rifinitura
Per la cucitura delle vele, ho acquistato una macchina industriale, (pfaff 138, consigliata anche nel libro di E. Marino) usata e revisionata, considerando anche il fatto che successivamente dovrò realizzare le vele in
Dacron.
Per il filo, ho utilizzato quello in poliestere, diametro 0,3 mm. a tre refoli e di colore grigio scuro, per avere un colore a contrasto con la vela e quindi controllare a colpo d’occhio la sua integrità durante l’uso.

Una volta tagliati i ferzi, ho provveduto a mettere del comunissimo nastro biadesivo su ogni singolo pannello nella parte in cui và incollato  il ferzo successivo (giunto).

Il nastro biadesivo secondo è me da usare obbligatoriamente, in quanto tiene fermi i due pannelli e facilita non poco il lavoro di cucitura dei ferzi, permettendoci così di eseguire delle cuciture a zig-zag a regola d’arte.

Inoltre per sfatare quanto ho recentemente  sentito dire e letto in giro, ci tengo a dire che non ho avuto nessun problema riguardo all’ago che si impasta con la colla del biadesivo, (non ho mai pulito l’ago durante tutta la costruzione della vela) come non ho avuto nessun problema di trascinamento del tessuto da parte della macchina da cucire, pur utilizzando un  normale piedino in acciaio. (è bastato regolare la pressione del piedino sul tessuto)

Prima di cucire insieme i ferzi , dove era possibile, ho provveduto a cucire i rinforzi, aiutandomi sempre con il biadesivo, in modo da avere meno tessuto da maneggiare sotto la macchina da cucire.

A questo punto ho realizzato le guaine sempre in Lankotex per l’infieritura , la base e la balumina .

Le guaine, ho preferito costruirle tutte separatamente alla vela in quanto a mio avviso, si è poi più facilitati nella loro successiva applicazione, ottenendo così un lavoro finale più pulito.
Per le guaine dell’infieritura e della base, ho proceduto nel seguente modo:
Premesso che per infierire la vela, utilizzerò una cima (gratile) da 10mm. di diametro, in quanto la canaletta interna all’albero l’ho realizzata con un  diametro di 12mm.
Ho misurato lo sviluppo della circonferenza della cima da 10 mm. avvolgendo un pezzettino di Lankotex intorno alla cima stessa ed il suddetto sviluppo è risultato essere di 32 mm.
Ho poi considerato una striscia di 20mm per parte da cucire sulla vela e che funge appunto da guaina, quindi ho tagliato una striscia di Lankotex larga 72 mm. ( 32+20+20mm.) e lunga quanto serve, avendo cura di tracciare una linea a 20 mm. dal bordo.
Poi ho piegato a metà la striscia larga  72 mm. bloccandola con il biadesivo ed avendo cura di inserire in mezzo alla piega un messaggero, (piccola sagola  di circa 2 mm. di diametro) che servirà una volta che la guaina è stata cucita sulla vela, a tirare dentro la cima per il gratile.



Successivamente ho provveduto ad eseguire una cucitura a punto dritto, lungo tutta la lunghezza della guaina tenendo come riferimento la linea precedentemente segnata.
Ho poi aperto i due lati che andranno cuciti sulla vela, togliendo anche il biadesivo messo in precedenza, per poi applicarne altre due striscioline, una per ogni lato che serviranno a tenere ferma la guaina quando andremo a cucirla sulla vela. (la guaina pronta per essere applicata sulla vela, la si  può osservare meglio sulla foto)

Per la guaina da applicare alla balumina, invece basta tagliare una striscia di Lankotex larga 40 mm.  piegarla a metà ed applicare il biadesivo che servirà ad incollarla sulla vela per poi cucirla.



Dopo aver costruito le guaine, ho iniziato a montare e cucire sul giunto i pannelli (ferzi) incominciando da quello di penna e via via fino ad arrivare a quello della base, avendo cura di sovrapporre il ferzo, sempre dallo stesso lato.
Una cosa importante, è contrassegnare in qualche modo (io ho utilizzato dei bollini rossi adesivi) il lato della balumina di ogni ferzo, in quanto con i ferzi staccati, è facile perdere l’orientamento e combinare dei bei pasticci.
L’importante è che questa sorta di  “marcatura” venga fatta prima di tagliare il ferzo e sempre dallo stesso, lato della vela.
Poi una volta che la vela è cucita, ovviamente i bollini vanno tolti.
Man mano che si procede nella cucitura dei ferzi, il materiale della vela aumenta in modo esponenziale ed ogni volta la cucitura è sempre più lunga e più difficoltosa da realizzare, ma con un po’ di pazienza, si riesce ad ottenere degli ottimi risultati, essendo i due ferzi bloccati insieme con il biadesivo.


Un buon sistema è quello di tenere le due parti della vela arrotolate e procedere nella cucitura, tenendo in mano i due rotoli.

Come scritto in precedenza, durante l’inserimento dei dati, avevo impostato l’altezza del giunto a 15 mm.
Quando sono andato a montare i ferzi, mi sono reso conto che la misura in effetti era un po’ scarsa, così anziché fare due cuciture a zig-zag ai lati, ne ho fatta solo una al centro del giunto.
Prossimamente, quando realizzerò le vele in
Dacron ne terrò conto e farò il giunto largo 18/20 mm.

Il passo successivo, dopo la cucitura dei ferzi è stato il completamento dei rinforzi.
Anche per i rinforzi, bisogna avere cura di cucirli tutti allo stesso modo rispetto alla vela.

Ho provveduto a cucire il rinforzo su cui applicare l’occhiello per il cunninghan e  i due rinforzi per gli occhielli dei terzaroli.
Nel posizionare i rinforzi per i terzaroli, ho fatto in modo che una volta presi appunto i terzaroli, la penna della randa, si trovi in corrispondenza di quella del fiocco, quindi come se avessi la barca armata in testa d’ albero.

In questo modo, ho ammainato la randa di circa 1,20 metri, togliendo circa 3 mq. alla superficie totale, rimanendo così con una randa terzarolata intorno ai 4 mq. di superficie.


A questo punto, ho iniziato a cucire le guaine, partendo da quella dell’ infieritura, per poi proseguire con la base e la balumina.
La guaina della balumina, merita un discorso a parte, in quanto durante la sua messa in opera, ho inserito dentro la piega, un cordino di circa un 3 mm. di diametro per tutta la sua lunghezza.

Il suddetto cordino, chiamato tendibalumina o meolo serve durante la navigazione appunto a tendere o a lascare la balumina e quindi a cambiare la forma della randa.

Il meolo, come ho già detto, va inserito nella piega della guaina della balumina e sull’angolo di penna e và fissato alla tavoletta o cucito sui rinforzi, mentre sull’angolo di bugna viene strozzato con un apposito strozzatore fissato alla vela.




All’altezza del punto di mura dei terzaroli, l’ho fatto uscire dalla guaina, per una lunghezza di circa 25/30 cm. In modo che anche con la randa terzarolata ho la possibilità di regolare la caduta della balumina.


Una volta cucite le guaine sui tre lati, ho inserito il gratile attaccando il messaggero che avevo precedentemente inserito dentro le
Adesso è la volta della realizzazione delle tasche portastecche e relative stecche.

Secondo quanto appreso dai “sacri” testi, per questo tipo di randa è ottimale l’utilizzo di tre stecche equidistanti e perpendicolari alla
lunghezza della diagonale.
La lunghezza delle stecche e delle relative tasche, secondo il libro di E. Marino,  va calcolata facendo in modo che la parte di allunamento in coincidenza con la stecca, risulti essere un terzo della lunghezza totale della stecca stessa.




Nel mio caso, la stecca centrale essendo al centro della balumina ed avendo dato 200 mm. di allunamento a metà balumina è venuta ad essere lunga 600 mm.

Quindi, avendo deciso di fare una stecca larga circa 25 mm. e spessa 2,5 mm. costanti, ho provveduto a tagliare una striscia di Lankotex larga 70 mm. e lunga circa 20 mm. più della stecca.

Questa striscia di tessuto, l’ho cucita sulla vela ancora prima della guaina sulla balumina, facendo in modo che rimanga sotto la tasca vera e propria e in modo che funga da rinforzo.


Ho quindi tagliato un’altra striscia di Lankotex larga 45 mm. e lunga circa 50 mm più della stecca  con un lato tagliato a mò di imbuto, che serve per l’inserimento della stecca e dall’altro lato ho ripiegato i 50 mm. eccedenti, cucendo all’interno un pezzo di elastico, che ha lo scopo di tenere la stecca, una volta inserita a forzare verso l’esterno della vela onde evitare la  fuoriuscita accidentale della stecca stessa, durante la navigazione.
Per realizzare le stecche, avendo a disposizione un pezzo di laminato in carbonio delle misure adatte, ho provveduto a utilizzare questo materiale, ottenendo così delle stecche “hi-tech”, larghe circa 25 mm. e con uno spessore costante di 2,5 mm. abbastanza flessibili e difficilissime da rompere.




Il rinforzo del punto di scotta del fiocco.




Il punto di mura, sempre del fiocco




.. e la penna.


Questo è il racconto della mia prima esperienza di “velaio” che auguro di fare a tutti gli autocostruttori di barche, che in quanto tali, sicuramente sono altrettanto capaci di costruirsi anche le vele.

Per quanto mi riguarda, sicuramente è stata un’esperienza gratificante e divertente che senz’altro ripeterò a breve, quando inizierò a costruire le vele in
Dacron, sfruttando tutto il bagaglio di esperienza che ho acquisito durante la costruzione delle vele con il Lankotex e vi posso garantire che non è poco.

A puro titolo di cronaca, la randa sopradescritta, comprensiva di tutti gli accessori, filo, occhielli, strozzatori, stecche e quant’altro, è venuta a costare meno di 40 €.

Ovviamente se qualcuno è interessato ad autocostruirsi le vele con il Lankotex o con il Dacron, io nel limite della mia esperienza, sono sempre disponibile a qualsiasi chiarimento in merito, quindi non esitate a scrivermi, la mia e-mail è: stefano702@vodafone.it

Stefano Guazzaroni