COLLABORAZIONE A CANTIERINO
D. possiedo un po' di materiale fotografico interessante per certe soluzioni del ...... e possono essere interessanti le storie che costituiscono la parte non visibile...
R   ..possiamo editare il tuo materiale sia come singoli articoli su specifici argomenti o progetti ad es.:"Un sistema di collegamento di traverse..." oppure "un sistema di governo..." ecc oppure un articolo più generale del tipo " la costruzione di un catamarano di 20'..".
Puoi inviare i testi via e-mail e allegare le eventuali foto e disegni in formato .gif o .jpeg o jpg con densità72 pixel oppure,  se non hai uno scanner o un amico del quale abusare, basta contattare il WebMaster e spedirle per posta (una volta acquisito il file-te le rimandiamo).
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MAILING LIST
D. come funziona la mailing-list?
R La mailing-list è un circuito telematico che riveve messaggi di posta elettronica e li ridistribuisce a tutti gli iscritti.
La nostra mailing-list è ospitata su Egroups. Non c'è alcun costo da pagare  al Gestore ma  ogni tanto si riceve  qualche pubblicità  che ,  al momento, non è invasiva nè fastidiosa
Per sottoscrivere la Lista bisogna cliccare su MAILING-LIST alla pagina principale. Da li c'è il link alla pagina specifica di Egroups dove di deve digitare il proprio indirizzo di Posta Elettronica. Sempre sulle pagine di Egrupos ci si può cancellare dalla lista. Iscrizione e cancellazione sono libere ed hanno effetto immediato.
D . .;e a che serve?
R come abbiamo detto inviando una e-mail all'indirizzo    cantierino@it.egroups.com   questa e-mail viene ridistribuita a tutti gli iscritti. E'un eccellente sistema di scambio di info.
La regola è di inviare messaggi in formato testo. Non sono ammessi allegati che comunque vengono eliminati. Per il resto la lista è libera e non moderata...tranne che qualcuno usi la lista impropriamente (spamming,, pubblicità indesiderata, aperta violazione delle regole di Netiquette ...): in quei casi si viene rimossi ( per il bene della comunità)
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rinforzo scafi
D. Mi hanno consigliato di mettere una striscia di kevlar lungo il fondo dei miei scafi oltre al vetro per aumentare la resistenza. Mi hanno anche detto che se non viene chiuso in sottovuoto sarà troppo pesante...
R  Se è richiesta resistenza all'abrasione allora devi metterere il kevlar all'esterno.. Se è richiesta resistenza alla perforazione allora devi mettere il kevlar all'interno.
Se non hai esperienza e attrezzatura per il sottovuoto non fartene un problema. Considera come alternativa un'accurata operazione di rimozione della resina in eccesso con la spatola e considera inoltre l'uso del peelply.
Io non sono un grande fan del Kevlar. E' un problema usarlo, impossibile da carteggiare, incompatibile con altre fibre e igroscopico. E' anche sopravvalutato. In molti strati di tessuto può fermare un proiettile, in singolo strato resinato in epossidica si spacca anche quando urti il molo  all'ormeggio. Raccomaderei giusto l'aggiunta di uno o due strati del comune tessuto di vetro che già stai usando.E' facile da applicare e perfettamete compatibile con quello esistente. (Ted Warren)
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Tagliare/modellare styrofoam e/o polistirolo e simili
(Domanda & Risposte da Multlihullboatbuilder+CANTIERINO)
D Sono in procinto di costruire le derive del mio Tri Farrier F9. Ian Farrier considera l’alternativa di costruirli su un’anima in styrofoam tagliata a forma con il filo caldo
Il mio amico ed io abbiamo provato il sistema del filo cado ma non siamo riusciti a farlo diventare abbastanza caldo per tagliare la schiuma. Abbiamo usato un trasformatore di un trenino HO e poi abbiamo provato il trasformatore di un vecchio computer.
Infine abbiamo provato con un caricabatterie. Niente ha funzionato.
Qualcuno ha qualche idea migliore?   -- Greg
R  vai su  http://members.nbci.com/texasquadj/hotwire.htm per un paio di esempi.
Il sistema del filo caldo è un modo molto efficiente per dare la forma alla schiuma e le forme che si ottengono con le apposite maschere sono molto buone.
Ne ho fatto esperienza alcuno anni fa quando li abbiamo usati nella costruzione di modelli di aeroplani RC.
Sono anche usati nella autocostruzione in scala reale di aerei e di scocche di auomobili da corsa
Tom
R  In altre costruzioni ho trovato valido il sistema di una batteria collegata con un caricabatterie da 10amp.
Può tornare utile un buon ventilatore per mandare via i fumi  DS
R  Ho diversi anni di esperienza   di taglio a caldo di styrofoam con diversi diametri di filo e diverse lunghezze.E’ richiesto un (relativamente) ampia gamma di voltaggi possibili. Per questo è più conveniente usare un Variac (Trasformatore a voltaggio Variabile). Si trovano in quesi tutti i negori di ricambi di materiali elettrici a un prezzo modesto.
R  Questo è il sito 's Aircraft Spruce & Specialty, Inc.
http://www.aircraftspruce.com/
Hanno un kit di per tagliare a filo caldo per $27.  Jim
R  Quello che ho costruito io per tagliare le ali di modelli di alianti usava un normale  reostato (delle luci domestiche) e un trasformatore 240V/30V.
Metti in sicurezza il tutto . L’ uscita in CA può uccidere.
Altrimenti contatta semplicemente un club di modellisti di aeroplani. In tutti i club c’è qualcuno che taglia la schiuma per fare le ali.
Connetti l’uscita di un  reostato per luci da 500W, del tipo di quelli venduti in ferramenta per regolare le luci, all’ingresso di un trasformatore. Io uso un trasformatore da 240V CA a 30V CA. Attacca l’ingresso del reostato ad una spina e con quella alla rete. .
Collega il tuo archetto ai terminali di  uscita a basso voltaggio del trasformatore. Il reostato controlla l’ingresso del voltaggio principale e ti permette di regolare il calore del filo esattamente alla corretta temperatura per il giusto taglio. Se usi una batteria non puoi regolare la temperatura.
Il migliore filo è quello di acciaio inox intrecciato che i modellisti usano per controllare gli alettoni e che si trova in vendita presso i negozi di hobbystica
R  Ho visto adesso cosa suggerisce uno dei siti, cioe' di realizzare un circuito prelevando direttamente la corrente dalla tensione di rete.
NON FATELO !!!
In america la tensione e' a 110, ed e' un po' meno pericolosa, inoltre da
loro il neutro e' a terra, in italia no.
Invece puo' essere una buona idea usare un dimmer (un regolatore di
luminosita' ) messo prima del trasformatore o del caricabatterie, per poter
regolare con continuita' la potenza che va al filo caldo. Franco
R  Ho costruito l'archetto con un reostato e un trasformatore 220v/24v. Funziona bene e costa poco. Alla pagina "Esperienze di taglio di stampi per appendici " c'è lo schema del sistema. (Luigi)
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Sistema di governo
Sto progettando un semplice  sistema di governo con segnavento. Mi piacerebbe
avere qualche consiglio da chi ci si é già cimentato. Grazie BV
Giuseppe Pagliarani < giuseppepagliarani@tiscalinet.it
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Lavori con resina epossidica
D mi avvicino al  West che ho sinora trattato per cose marginali. C'è qualche  pubblicazione in Italiano?
 Come funzionano l'orbitale ed il seghetto alternativo su pannelli piani impregnati? Mario
RUna prima notazione:La resina epossidica non impregna il legno (malgrado alcuni messaggi publicitari) ma lo ricopre con una pellicola molto aderente ,resistente e impermeabile.
Le resine epossidiche nascono tutte abbastanza uguali. Talvolta cambia anche il nome (es.Araldite per la CIBA-Geigy)
La resina in sé è un pò fragile. Affinchè si possa utilizzare con materiali come il legno sono stati studiati dei componenti che modificano il modulo di elasticità rendendolo più simile a quello del legno(Se il legno è ricoperto da uno strato di resina e questa ha un modulo di elasticità troppo diverso, quando sollecitato, allora si possono verificare microfessurazioni con conseguente perdita parziale di impermeabilità).
In commercio pertanto si trovano resine per laminazione con tessuto di vetro, per interventi su vetroresina, per lavorazione con il legno ecc.
Come già detto, fra queste la differenza è più o meno l'elasticità.
Circa il sistema di ricopertura con resina  per garantire l'impermeabilità del legno, la ricopertura sarà tanto più efficace e duratura quanto meno è sottile lo strato di resina stessa.
A  tal fine per ottenere le migliori caratteristiche si usa ricoprire il legno con una pelle di tessuto di vetro (di finitura) che irrobustisce il composto impermeblizzante della resina , lo rende più elastico e trattiene più resina.(questo vale per parti molto sollecitate o esposte all'abrasione ecc)
Per una serie di ragioni il legno nella costruzione  moderna non deve restare nudo ma sempre protetto. La protezione deve agire nei due sensi: per non acquistare umidità né rilasciarla ( resistenza, durata e dimensione del legno  dipendono dall'umidità dello stesso).
Con la levigatrice orbitale ci puoi lavorare, però più mangi ,più togli resina e rischi di portare il legno a nudo. La resina è dura da carteggiare.
T.Warren consiglia l'aggiunta di Microlite o simili per facilitare la levigatura.(alla pag.articoli :strip planking - tradotto in it.)
Un trucco per le superfici piane è quello di ricoprire la parte resinata fresca con un foglio di polietilene (io uso quello trasparente da serre-L.5.000 al Kg-riutilizzabile). Lo stendi bene, rompi o porti via le eventuali bolle e lo spatoli per lisciarlo sulla resina. Una volta che la resina ha tirato lo sfogli e la superfice è bella liscia senza bisogno di carteggiare. Fai una piccola prova prima.
Anche per il seghetto alternativo non ci sono problemi purchè, come già detto, non lasci il legno nudo.
West ha tre pubblicazion-Consigli per l'impiego della resina(in italiano) è un sunto un pò superficiale (si fanno dare circa 15.000 mi pare ma sono una decina di pag. Se ti interessa ti mando fotocopie) -Fibreglass Boat Repair & Mantenance (in ingl) abbastanza ben fatto e The Gougeon Brothers on Boat Construction uan specie di bibbia della epox ma costa bei soldi.(Vedi sito)
Cecchi dà in omaggio una guida. Abbastanza completa e i prodotti sono competitivi per qualità e prezzo e vende per corrispondenza. Nel sito (alla pag.Link) trovi molte info.(Luigi)
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Pulizia pennelli/attrezzi da resina epox
Ho letto e sentito dire che i pennelli usati per le resine epossidiche sono monouso.
Io sto resinando un 10" e i pennelli, subito dopo l'uso, li lavo nel diluente nitro e poi sotto il rubinetto con acqua e sapone. Il giorno dopo sono asciutti e morbidi come nuovi. Unica avvertenza non intingerli troppo nella resina altrimenti non si riesce a pulire vicino all'attaccatura del manico.
Spero che questa piccola dritta sia utile a qualcuno.      Ciao, Luigi.C
 

> volevamo solo chiederti
> come ci si doveva comportare con i pennelli... Dopo la prima resinatura (per
> le lapazze...) il pennello, nonostante una pulitura, è rimasto un blocchetto
> di setole resinate dure e compatte. Come dobbiamo fare...? Lo usiamo così...,
> dobbiamo cambiarne uno al giorno o cosa???

Posso dirti come faccio io, non so se sia il sistema migliore.
La resina, per gli incollaggi, la additivo con cariche ad alta densità ed agenti tissotropizzanti. Il composto finale è una mousse più o meno compatta e la stendo con una spatolina in acciaio o in polietilene.
Anche per resinare grandi superfici preferisco stendere la resina con una spatola e poi appoggiare il tessuto e ristendere la resina con lo stesso sistema.
Quando devo lavorare col pennello uso quelli che costano di meno.
Ce ne sono in commercio alcuni "monouso". Per la mia naturale tirchieria sono propenso ad evitare di gettarli via dopo un solo uso. Cerco di pulirli non appena usati. Uso la nitro e poi lavo con acqua e sapone. Alla fine è probabile che spenda di più e che il tutto sia più inquinante.
Anche le spatole si puliscono prima che la resina polimerizzi.
La nitro residua della pulizia la verso in un contenitore da 10llt che prima o poi andrò a buttare  in un posto adeguato ad es. dove si raccolgono anche le vernici usate ecc.
Recentemente mi hanno suggerito l'uso dell'aceto (quello normale, da cucina) che pare che inibisca la polimerizzazione rendendo possibile la pulizia degli attrezzi. Ci devo provare, se hai tempo fallo tu e fammi sapere.
Se usi il rullo per resinare grandi superfici procurati dei rullini monouso che quelli comunque è praticamente impossibile pulirle per riutilizzarle.

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Norme Legislative
D/....mi è venuto un dubbio: a livello legislativo cosa occorre per metterla in acqua: certificati di stazza o che so io, oppure posso mettere in acqua qualunque cosa purchè rispetti le dotazioni di sicurezza? In altre parole un autocostruttore cosa deve fare? (Andrea)
R/ prima di tutto leggiti il testo della L.436/1996 che puoi trovare alla pagina Utilità
R/ (mario) -Il Decreto Legislativo 436\1996 di attuazione della Direttiva 94\25\CE consente la costruzione di unità da diporto per uso proprio ma queste non possono essere commercializzate per un  periodo di cinque anni dalla loro entrata in servizio. Tali unità sono escluse dall'applicazione della normartiva comunitaria. Per la costruzione della barca, i materiali devono essere acquistati direttamente sul mercato e non è consentito l'accordo contrattuale con un cantiere per realizzare l'unità e nemmeno parte di essa.(acquistare un guscio per poi procedere al suo allestimento non è ammesso).Tuttavia nel corso dell'allestimento ci si può tuttavia avvalere dell'opera di tecnici specializzati per gli impianti elettrici ed elettronici di bordo. Le unità rientranti nella categoria dei natanti (fino a 10 metri se a vela) possono navigare fino a sei miglia dalla costa e non sono previsti adempimenti particolari. Per iscrivere l'unità è invece necessario dimostrare, con documenti fiscali, l'avvenuto acquisto dei materiali dal mercato. Per dimostrare la proprietà della barca non esistono disposizioni ministeriali ma, ove necessario, il titolo di proprietà potrebbe essere costituito da una dichiarazione sostitutiva,allegando le fatture dei materiali, contenente la dichiarazione di autocostruzione e le caratteristiche tecniche dell'unità.
R/ alla pagina Link ci sono gli indirizzi degli enti di certificazione autorizzati
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Sostituzione di una tavola di fasciame dell'opera morta di un gozzo
D..possiedo un gozzo in legno di 6 metri devo cambiare alcune tavole dell' opera morta vorrei qualche consiglio grazie  (Pietro)
R:
Come avevo preannunciato sono stato a interrogare a lungo Valentino Gallinari, paziente e disponibile maestro d'ascia di Anzio con circa 60 anni di esperienza di costruzione e riparazione.
Non avendo esperienza diretta ho fatto una  prima ricerca tra libri ed articoli vari   ma poi il maestro d'ascia mi ha fatto cambiare idea su diverse cose. Quello che di seguito vado a presentarvi è un riassunto di una conversazione durata circa un paio d'ore. Della conversazione tralascio  diverse ma interessanti notazioni filosofiche nonchè parecchi particolari dello sbarco degli Americani, le bombe dei tedeschi, lo sfollamento, la ricostruzione ecc. Chi ne interessato può farne richiesta in privato.
Il lavoro nella forma più tradizionale  per le grandi linee dovrebbe essere così:
-Identificazione del pezzo da sostituire:
 se si tratta di una rottura da es.collisione allora si elimina il pezzo del corso vecchio fino al legno sano comprendendo almeno 4/5 ordinate.
 Se è un buco si fa un innesto a rombo
se è un problema di marciume si toglie tutta la tavola ( o più). In generale è meglio rimuovere comunque tutta la tavola.
- in caso di giunto: se è una costruzione tradizionale e vogliamo fare un restauro filologico se si deve fare un giunto si fa a taglio verticale - senza palella (la palella è il taglio obliquo che di solito si fa in rapporto di 8 a 1 ovvero la lunghezza del tratto obliquo è 8 volte lo spessore della tavola). Il maestro consiglia il taglio dritto per l'inchiodatura e incollaggio tradizionale. Per il lavoro con epossidica è preferibile la palella. Giustifica il taglio dritto perchè se il legno si dovesse gonfiare va a forzare uniformemente mentre con la palella forzando sui lati obliqui) si potrebbe sollevare.
Legno : ad Anzio il fasciame dei  gozzi (sia opera che viva) lo facevano preferibilmente in Pino Nostrano (quello con le pigne a palla). Il pino mediterraneo (quello con le pigne a punta) non si usa perchè si fende molto facilmente , non può  essere inchiodato e viene preferibilmente usato per le culle dei motori ecc.. facendo le sedi delle viti col trapano, comunque è un legno poco pregiato.
Valentino dice che con i nodi del pino nostrano non ci sono problemi che non si aprono, comunque meglio pochi.
Altri legno sono il larice il Pich-pine (molto simile al  pino Nostrano) e ovviamente il mogano. Sconsiglia l'iroko perchè si muove troppo con i cicli bagnato/asciutto.
Il legno dovrebbe essere tagliato di luna calante quando il ciclo biologico è "negativo". Il legno tagliato di luna crescente è in pieno sviluppo biologico e si stagiona con difficoltà.
Molto importante è la scelta della tavola. La venatura deve essere orizzontale per la lunghezza della tavola e per la sezione. Bisogna scartare tavole con venatura irregolare o ad andamento obliquo e quelle che hanno parte del cuore (alburno) che di solito è meno resistente e attaccabile da marciume e parassiti. Quando si va dal commerciante di legname è importante dire che il legno è destinato a una costruzione navale.
Per parti che dovranno sopportare  notevoli sollecitazioni (ordinate, serrette dormienti, alberi ecc) la qualità richiesta è "scelta eccezionale" ovvero il miglior taglio, senza nodi apparenti nè fenditure.
Per gli altri impieghi, come ad es. il fasciame, è sufficiente la "prima scelta"
Stagionatura del legno/ qui la cosa si complica nel senso che il mestro il legno stagionato lo riconosce con un'occhiata  ma da quali elementi non si capisce, del resto sono circa 60 anni che lo lavora. Comunque loro il legno per il fasciame lo aquistano dal commerciante in tavole da 5 cm  e poi lo fanno stagionare almeno due anni presso di loro .
La tavola deve essere piallata a spessore ma non perfettamente liscia. Una certa ruvidità ( porosità) favorisce la presa della colla.
Eventuale piegatura: a freddo , a forzare per le curvature modeste, a caldo riscaldando il legno  col fuoco e bagnandolo con acqua  per curvature più marcate. Sconsiglia il sistema a vapore che in genere si fa solo per certe ordinate ma che indebolisce il legno.
Una volta che la tavola viene messa in posizione  viene inchiodata alle ordinate con chiodi zingati a caldo. Il chiodo ha una testa conica e deve essere battuto un pò dentro la tavola affinchè si salvino gli utensili e si possa stuccarne la testa. Se c'è un giunto questo si incolla. Si consiglia l'uso di colla rossa (resercinica)
A questo punto si procede alla finitura della forma e carteggiatura.
Per rendere stagna la costruzione bisogna calatafare i comenti (gli spazi fra le tavole). Lui consiglia la stoppa incatramata che viene attorcigliata come una treccia e quindi pressata all'interno dei comenti con una specie di scalpello con punta larga e non appuntita e martellata con una certa energia con un martello di legno. In seguito i comenti vanno stuccati.
Dovendo rimuovere il vecchio calafataggio si passa una specie di scalpello con la punta a V e  fatto a forma di  uncino con due alette per non far penetrare troppo la punta. Se necessario si deve carteggiare il comento (se l'attrezzo ad uncino è fatto bene allora non c'è bisogno di carteggiare) .
Il giunto della stoppa va fatto sovrapponendo la nuova ad un tratto di esistente.
Circa la tecnica di calafataggio suggerita dal manuale di Cecchi (cotonina imbevuta di epossidica) la sconsiglia perchè gli è capitato di vedere che al ritirarsi di una tavola, la cotonina con l'epossidica si è portata via un pezzo di legno innescando una fessura.
Per finire, il fasciame va pitturato per primo con il minio (rosso). Successivamente sul minio si dà una pittura preferibilmente del tipo ad olio. Sconsiglia "sta robba chimica.." che "ammazza" il legno.(Luigi)
D Il mio problema è come  piegare una tavola di due centimetri alta 14 e lunga 320 centimetrei. So che ci sono diversi sistemi come la piegatura a caldo o quella di mettere le tavole in ammolo nell'acqua.Io ho provato con il secondo sistema ma non    ho avuto degli ottimi risultati (Pietro)
R  da De Cesari fanno così : anzichè piegare una grossa tavola da 20 mm incollano in fasi successive alla prima, di spessore molto inferiore, collocata tra due o più stop che la obbligano ad un certo raggio di curvatura, tante altre quante bastano per raggiungere lo spessore desiderato. Oltre a facilitare il lavoro, il risultato ha delle caratteristiche meccaniche migliori rispetto a quelle del pezzo unico. (Mario)
R Diceva Valentino: La piegatura va fatta a caldo, riscaldando la tavola col fuoco e bagnandola di tanto in tanto per non farla bruciare.
L'altro sistema è quello di riscaldare il legno usando il vapore ma, dice Valentino, sfibra il legno.
La piegatura mettendo in ammollo la tavola non saprei dirti...
credo che però, se ottieni qualche risultato, poi tu debba attendere il ritorno del legno a valori di umidità intorno al 18-20%, insomma quasi un'altra stagionatura, pena il ritiro e/o deformazione del legno una volta in opera.(Luigi)
R Ho fatto un pò di esperimenti..
Ho usato un cannello a gas di tipo di quelli usati per scaldare le guaine impermeabili. Il primo tentativo è stato quello di scaldare una tavola direttamente col cannello. Malgrado la bagnassi  continuamente l'ho fatta un pò alla "diavola" (un modo di cucinare il pollo alla griglia molto popolare a Roma) e poi sottoposta a curvatura si è spezzata.
Poi ho fatto una specie di caminetto con dei mattoni: una fila per distanziare il legno dalla fiamma del cannello e altri a convogliare il calore su la tavola, riuscendo a scaldare 30/40cm  per volta della tavola. Poi una volta scaldata bene la tavola l'ho messa in forza a piegare su un morale 10x10 con una zeppa a contrasto e dei morsetti a stringere. La piegatura è buona ma non estesa.
Successivamente ho messo a riscaldare la tavola con tutto il morale di sostegno e i morsetti. Ho riscaldato bene il legno, bagnandolo di tanto in tanto e dando ogni tanto  un mezzo giro di morsetto. Si dovrebbero usare più morsetti e più tasselli per dare la giusta curvatura ad una tavola di grande dimensione.
Comunque il risultato è stato una piegatura con una corda di 64 cm e una freccia di 4,5. Non sono andato oltre perchè sentivo che si  stava aprendo il legno in quanto la venatura della tavola di abete non era parallela.
La bocca del camino dove si pone a scaldare il legno dovrebbe essere un pò più grande, almeno una settantina di cm.
Ho riprovato con una tavoletta di castagno e allungando la "bocca del camino". Questa tavola si è piegata meglio ma probabilmente è dovuto al tipo
di legno (che comunque non è adatto).

 Ho constatato l'importanza della venatura perfettamente parallela al piano della tavola. Se le vene non sono parallele la tavola, una volta sottoposta allo sforzo della piegatura, allora il punto di taglio della vena diventa una via per lo sfaldamento della tavola stessa.

Ho trovato su un libro le indicazioni per la piegatura a vapore: si tratta in sostanza di organizzare un bollitore con una ventina di lt di acqua e un serbatoio di rifornimento e convogliando tutto il vapore in un tubo di PVC di diametro adatto a contenere una tavola. Il tubo parte verticale dal boiler , fa subito una curva di quasi 90 gradi, non parallelo al suolo ma un pò a salile per far ritornare al boiler l'acqua di condensa. Il pezzo da piegare va messo nel tubo e il tubo chiuso con un pezzo di legno e uno straccio lasciando un foro di 5mm di diametro per lo sfogo del vapore. Il libro dice che ci vuole circa un'ora di vapore per una tavola di 2,5cm.
Per tavole molto lunghe si deve girare la tavola e ripetere il ciclo.

Date le dimensioni della tavola da piegare (340 x 14 x 2 cm) forse convieme provare con sistema del caminetto, facendo archi successivi e cercando di darealla tavola la curvatura generale richiesta
In un libro di costruzioni tradizionali ho trovato una fotografia che ritrae l'operazione di piegatura di una tavola di fasciame per un bragozzo.
La tavola è posta direttamente sopra un fuoco di canne. Probabilmente sono scelte le canne per il potere calorico .

R. Non ho esperienze dirette, so che la bagnano nell'acqua bollente e la forzano progressivamente con i morsetti ,questo l'ho anche visto fare ma di più non so.
Ho letto il vostro sito e ne sapete più di me. Per il fasciame di pescherecci nel cantiere dove ho il meteor ho visto curvare tavole di maggiore spessore solo con morsetti in progressione, ogni giorno un po' ma hanno raggi di curvatura più dolci. (Mario L.)

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Differenza tra “Costant Camber” e “Cilinder Molding”
C’è qualcuno che può spiegarmi la differenza tra “Costant Camber” e “Cilinder Molding”
La differenza è che lo stampo è ellittico nel costant camber e cilindrico per il metodo di Hughes? In che cosa fanno la differenza?(Bill - da MHBB)

R. Bill, non posso rispondere a nessuna domanda circa il sistema “costant camber” non avendo  mai fatto niente con esso. Il libro dei Gougeon Bros ne tratta ma al momento non l’ho mai applicato e quindi non posso fare confronti.
Sto però costruendo una barca con il sistema del “cilinder molding” e forse posso rispondere a qualche domanda su questo, se non intervengono nella discussione migliori esperti.
Puoi trovare qualche risposta sulle mie pagine web: http://www.nook.net/~jdory/boat.htm       Cordiali saluti(Bill-da MHBB)

R.Fondamentalmente, entrambi i metodi di costruzione partono da  uno stampo, che è in compensato tagliato a forma simile a costole di una barca
Queste sono posizionate 12-18 pollici l’una dall’altra su una base che può essere chiusa in un sacco per sottovuoto.
Il costant camber richiede che siano stesi  due o tre  strati diagonali di strisce di compensato da 6-12 pollici graffettati e incollati con epossidica tra loro e il tutto chiuso in un sacco sottovuoto. Questi pezzi sono uniti dal fondo uno all’altro a costuire la fiancata dello scafo.
Il cilinder molding non crea un cilindro ma crea l’intera fiancata della tua barca in una volta sola. Partendo da uno stampo simile al costant camber, interi fogli di sottile compensato sono stesi sullo stampo e giuntati a palella.
Lo strato successivo è steso applicando un buon strato di epossidica e posizionando i bordi dei fogli al centro di quelli dello strato precedente; L’intera cosa è chiusa in un sacco sottovuoto.
Fondamentalmente questo è il modo in cui sono fatti ma ci sono un sacco di piccole sfumature per ciascun metodo. Quelli veramente interessati dovrebbero contattare Jim Brown & John Marples per il Constant Camber   e Kurt Hughes circa il  Cylinder Molding.(vedi alla pagina LINK) Huges vende anche un affascinante video che mostra tutto. Tu “pays your money and takes your choice“ (spendi i tuoi soldi  e fai le tue scelte). Buon fortuna (Jack- da MHBB)
 R.  Bill, sto costruendo un trimarano da 40’ di John Marples con il “costant camber” e puoi farti una idea concreta del processo di costruzione “costant camber” visitando il sito www.multihullboatbuilder.com e cliccando su Marples 40 Rikki Tikki Tavi.
Ho un amico costruttore che usa il procedimento “cilinder mold” su un catamarano di 42’.
Mi piace il sistema di stampo cilindrico ma richiede alcuni aiutanti durante e dopo la fase di stendimento, in più hai bisogno di installare dei correntini dopo che le paratie e le costole sono state messe. Non è un gran problema, ma è differente dal “costant camber” in quanto, mia moglie ed io stendiamo ogni singolo pannello e, eccetto per i più grandi, sono capace da solo di maneggiarli fintanto che non sono legati assieme a formare lo metà dello scafo finale e non sono richiesti correntini.
Credo anche che costruendo piccoli pannelli in costant camber, sarai capace di ottenere pannelli di maggiore qualità. Ma comunque, entrambi i metodi possono fruttare eccellenti risultati. Buona fortuna e felice costruzione (Clark-da MHBB)
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Anti-SKID
Ciao a tutti,
è arrivato il momento di rifare la coperta....
..qualcuno ha qualche altro suggerimento che dia buoni risultati in efficienza e durata per un ragionevole lungo periodo?
Ho adottato l’economico e semplice suggerimento di qualcuno in lista ( non ricordo chi): ho semplicemente sparso dello zucchero sull’ultima mano di vernice.
L’ho adottato sul mio catamarano da 18’ sul ponte (compensato) e sulla coperta degli scafi (dove sono solito camminare).
L’ho fatto a Gennaio dell’altr’anno. Da allora mantiene perfettamente la sua capacità anti-skid, la vernice è bella e non è abrasiva e quindi non graffia né le ginocchia né altre parti.
Ripeterò questa formula sul mio Janus (compensato + fibra di vetro):
Stendete il Primer
Stendete la prima e la seconda mano di vernice
Stendete la terza mano, aspettate alcuni minuti, spargete lo zucchero.
A indurimento totale, lavate usando acqua calda.
Questo è tutto.
Saluti (Airton)
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