Aggiornata a Novembre 2011
Premessa
Dopo le precedenti esperienze relative alla costruzione di un
Argie 15
(Lunica) ed al “restauro” di un Lighniting del 1962, (di cui
è
possibile vederne la descrizione dei lavori alla pagina
Lilian) attualmente mi
stò
dedicando alla costruzione di una Lancia in legno di circa 22
piedi
(6,64 metri).
Per la verità i lavori sono già cominciati e la
barca,
seppure un po’ lentamente, stà prendendo forma.
Dopo aver ricevuto l’ok dal webmaster (al quale vanno i miei
ringraziamenti) per quanto andrò ad esporre, dico fin da
adesso
che la barca che mi accingo a costruire, una volta che
sarà
terminata, è mia intenzione venderla.
Per cui se durante il corso d’opera, qualcuno potrà
essere
interessato, mi può contattare al seguente indirizzo
e-mail:
stefano.guazzaroni@hotmail.it
anche
solo per fare una chiacchierata.!!!
Ovviamente, sarà mia premura mantenere questa
pagina,
costantemente aggiornata fino al termine dei lavori.
Lancia
22’ Evolution
La barca è il progetto Palom della Bca
ed è stata disegnata dall’Arch. Paolo Lodigiani e
Matteo Costa ,
le sue caratteristiche principali, sono:
Lunghezza fuori
tutto
mt.
6,64
Lunghezza al galleggiamento
mt.
6,04
Larghezza
mt.
2,30
Superficie velica (randa+fiocco)
mq. 26
Dislocamento a
vuoto
kg.
750
Immersione
mt.
0,35
La filosofia è quella di realizzare una barca
tradizionale nelle
sue forme utilizzando materiali nobili classici e di
prima scelta
impiegando metodologie e tecniche di costruzione
moderne.
Si tratta di far incontrare felicemente il piacere ed il
fascino della
barca classica con la facilità d'uso e di
manutenzione della
barca moderna.
Le attrezzature di coperta e le ferramenta molto
customizzate, oltre a
rendere la barca più elegante, contribuiscono
sicuramente anche
a renderla più duratura e soprattutto più
sicura nel
tempo.
E’ prevista una motorizzazione entrobordo, la cui
potenza potrà
essere scelta tra 13/20 hp e naturalmente la
trasmissione
viene assicurata da una linea d’asse, completa del
rispettivo
invertitore/riduttore.
Per la parte velica, è previsto un’armo Aurico
con randa di
circa 20 mq. e fiocco di circa 6 mq.
Per l’albero, come pure per il boma e per il picco, ho
previsto una
costruzione con essenza di abete douglas a sezione tonda
ed ottagonale,
vuoti nel loro interno in modo da diminuire il
più possibile i
pesi in alto.
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L’altezza dell’albero sulla coperta, è di 6,5 metri, per
cui una
volta disarmato, sarà possibile riporlo interamente
dentro
la barca. (la barca è carrellabile)
La costruzione dello scafo, come si evidenzia anche dalle foto
allegate
è in strip-planking con listelli di abete douglas a
sezione concava convessa, i quali verranno poi rivestiti con dei
strati
di tessuto di vetro e resina epossidica, sia all’esterno che
all’interno.
Come già accennato, alla fine sarà una barca
classica, ma
molto lussuosa e affascinante, con paiolato e coperta realizzati
con
doghe di teak e finiture in acciaio inox lucidato a specchio.
La barca è inaffondabile ed il suo pozzetto
autosvuotante.
Che dire ancora!!!.....i lavori, stanno proseguendo nel migliore
dei
modi e presto (diciamo quando il fasciame sarà
completato)
aggiornerò ancora la pagina con nuove foto.
Stefano Guazzaroni.
Domanda del webmaster: Ma.. accidenti!.. neanche un truciolo?
non
è un fotomontaggio, no?
Altro intervento del webmaster (e poi basta): "Che darei per
lavorare
così pulito...."
Ancora lo scafo, visto dalla trequarti di sinistra.
In questa foto, si può vedere il cambio di posizionamento dei
listelli
nella parte più curva dello scafo (ginocchio)
Lo specchio di poppa. Nella foto, non si vede ma ha un raggio
di
garbatura di circa 4 metri ed è inclinato di 14 gradi
rispetto
all'asse longitudinale della barca.
La parte di fasciame a poppa, si stà chiudendo ed è
possibile vedere
il foro (abbozzato) per il passaggio dell'astuccio portaelica.
Altra vista della linea d'asse presentata sullo scafo.
Un intreccio dei listelli del fasciame per evitare sgradite
tensioni e
facilitare la messa in opera dei listelli stessi.
Ancora una foto presa dalla prua, ad evidenziare le sue
rotondità
Gli strati di tessuto + peel-ply, vengono posizionati
alternativamente
una a dritta ed uno a sinistra dello scafo.
In questa fase di lavoro, sono stati posizionati i primi due
strati di
tessuto da 300 gr- mq. oltre al peel-ply
L'astuccio con la testa poppiera e l'albero motore montati,
viene
presentato sulla costruzione, per vedere se tutti gli
allineamenti sono
a posto
Particolare del foro che attraversa lo scafo.
2°
Aggiornamento
Come promesso, sono ad aggiornare la
pagina relativa alla costruzione della Lancia.
Con le ultime foto, eravamo rimasti alla ricopertura esterna
dello
scafo con due strati di tessuto di vetro da 300 gr/mq
laminati bagnato
su bagnato, su cui avevo anche applicato il peel-ply.
Personalmente, faccio molto uso del peel-ply, in quanto una
volta tolto
dal manufatto, oltre a lasciare una superficie omogenea e
priva della
parte grassa, (le cosidette amine) che rimangono sempre
sulla
superficie della resina catalizzata, contribuisce di fatto
(in quanto
questo materiale galleggia sulla resina) a creare
sulla
superficie del tessuto impregnato, uno strato di resina
pura,
cosicché quando andremo a carteggiare per preparare
la
superficie alle successive mani di fondo, carteggeremo
appunto lo
strato di resina epossidica, senza andare ad intaccare il
tessuto di
vetro sottostante.
Questo, secondo me è un grosso vantaggio, in quanto
anche con
una carteggiatura in alcune zone più pesante che in
altre, non
viene pregiudicata in nessun modo la continuità del
tessuto di
vetro, che è appunto la parte strutturale dell’intero
manufatto.
Quindi, come dicevo poc'anzi una volta che la resina ha
catalizzato, ho
tolto il peel-ply ed iniziato una prima carteggiatura.
Successivamente, ho posizionato sui supporti di
riferimento
precedentemente installati, la linea d’asse completa anche
delle
boccole in gomma, delle teste e dell’albero portaelica,
quindi ho
fissato definitivamente allo scafo, con resina epossidica
addensata con
Aerosil e fibre di vetro tagliate il tubo che costituisce
appunto
l’astuccio che contiene l’albero portaelica.
Ho poi installato la ruota di prua in mogano lamellare
già
preparata a parte su un’apposita dima.
La ruota, larga 85 mm. e rastremata più o meno dal
galleggiamento fino alla punta, è composta da sette
lamelle di
mogano, ovviamente incollate tra loro con resina epossidica.
Per attaccarla alla controruota, oltre all’incollaggio
epossidico ho
anche utilizzato una serie di tirafondi da 8 mm. in acciaio
inox ed una
volta posizionata, ho provveduto a raccordare il tutto con
lo scafo.
Le specifiche del progetto, prevedono la copertura della
parte esterna
dello strip-plaking, con tre strati di tessuto di vetro da
300 gr/mq.
per cui, dopo aver rasato e carteggiato la superficie dello
scafo con
stucco poliestere ho applicato il terzo strato, partendo
dalla prua ed
inglobando con questo anche le pareti laterali della ruota
di prua.
Come si può vedere anche dalle foto, per il terzo
strato di
tessuto, ho ritenuto opportuno metterlo in opera utilizzando
la tecnica
del vuoto.
Per quanti non conoscono questa tecnica, essa consiste nel
creare sullo
strato di fibra di vetro per tutto il tempo della
catalizzazione della
resina, appunto un vuoto d’aria, ovvero una depressione.
Utilizzare questa tecnica, è un po’ più
macchinoso del
laminare semplicemente uno strato di tessuto in aria libera,
ma secondo
me i vantaggi, sono molteplici.
L’aria che inevitabilmente, si ingloba durante
l’impregnazione del
tessuto, viene totalmente estratta, quindi alla fine, avremo
un
manufatto più rigido.
Il tessuto poi viene tenuto schiacciato sul supporto con una
pressione
omogenea e costante per tutto il tempo in cui la resina
catalizza e non
ultimo, lo schiacciamento suddetto, provvede a trasportare
la resina in
eccesso (che non è mai poca) attraverso il peel-ply
ed il
microforato sul tappetino di feltro che viene applicato
prima di
chiudere il tutto e che una volta che la resina è
indurita,
viene tolto e buttato.
Quindi alla fine della festa, avremo un manufatto più
rigido e
soprattutto più leggero.
Per adesso Vi saluto, quindi a risentirci alla prossima!!!
Stefano Guazzaroni
L'astuccio, è stato posizionato sui riferimenti e quindi è
stato
resinato allo scafo.
L'astuccio della trasmissione in linea d'asse, visto nella
parte
interna.
Vista dalla tre quarti di sinistra dello scafo, compeleto
della ruota
di prua.
Una delle due prese che tramite la pompa provvedono ad
estrarre l'aria
dal sacco.
Il vacuometro, segna una depressione di 630 mm-Hg il massimo
che si
può ottenere con questa pompa, è di 650 mm-Hg.
I pallini più scuri che si vedono sul feltro, è la resina in
eccesso
che tramite lo schiacciamento, viene estratta dal manufatto.
Il vuoto, per causa di forza maggiore, viene fatto a settori.
In questa foto, si può osservare la messa in opera del
microforato
In questa foto, si può vedere il complesso pompa-vacuometro
da me
utilizzati
La depressione ha raggiunto il suo culmine e resterà in
questo modo
per tutto il tempo della catalizzazione della resina. (circa
24 h)
L'operazione è terminata ed una volta tolto peel-ply,
microforato,
feltro e sacco rimane in opera il tessuto perfettamente
applicato.
3°
Aggiornamento (Febbr.2009
Eccoci ancora qui a parlare della Lancia 22’ Evolution per
aggiornare
lo stato dei lavori.
Per continuare il discorso interrotto l’ultima volta,
diciamo che dopo
aver montato la ruota di prua ed iniziato ad applicare
l’ultimo strato
di fibra di vetro con il sottovuoto, ho poi continuato la
costruzione
della chiglia in mogano massello, direttamente in opera.
La cosa, è stata abbastanza laboriosa, in quanto ho
dovuto
costruire pezzo per pezzo ed adattarlo di volta in volta
alla chiglia
già in opera che mano a mano, prendeva la sua forma
definitiva,
compreso il pezzo che andava a ricoprire l’astuccio della
linea d’asse.
Tutti i pezzi, sono stati giuntati con giunto a palella
avente rapporto
di 10:1 per cui alla fine mi sono ritrovato con una chiglia
in
lamellare, molto robusta grazie anche alla sua generosa
larghezza di 85
mm.
Lungo tutta la chiglia poi ho raccordato con resina
epossidica caricata
con aerosil e microsfere, con un raggio abbastanza ampio, in
modo da
consentire alla fibra di vetro di aderire perfettamente.
Durante questa fase dei lavori, ho anche cercato per quanto
possibile
di realizzare tutte quelle sedi e raccordature che andranno
poi ad
ospitare gli accessori in acciaio inox che in gran parte ho
costruito,
in quanto customizzati.
Per fare un esempio: ho realizzato sulla ruota di prua la
sede per la
piastrina di appoggio dell’anello di alaggio, oppure sempre
sulla ruota
di prua, ho fatto le sedi dove andranno poi applicate le
piastre
laterali del musone per la catena del salpaancora, anche
questo (il
musone) verrà realizzato custom.
Al piano velico del progetto, ho anche deciso di
aggiungere una
controranda con circa 4 mq. di tela da aggiungere quando le
condizioni
con venti leggeri, diventano critiche.
Con l’aggiunta della controranda, avremo una superficie
velica totale
che sfiora i 30 mq. quindi la barca risulta essere
abbastanza invelata.
Ad oggi i lavori, sono un pochino più avanti da
quello che si
può vedere sulle fotografie allegate, in pratica
oltre a
costruire la chiglia, ho quasi terminato di applicare
l’ultimo strato
di tessuto di vetro, previsto dal progetto.
Un saluto a tutti e alla prossima…sperando di averla
girata!!! (…la
barca)
Stefano Guazzaroni
Particolare della testa poppiera della linea d'asse.
Particolare del calcagnolo, dove andrà ad appoggiare il
timone.
L'anello di alaggio in acc. inox Aisi 316 autocostruito e
lucidato a
specchio.
Nota redazionale:
Stefano tra le tante foto mi ha inviato anche queste:
Come al solito casco
dal pero.... :" ma
allora l'hai finita?!" -"No. E' un
render che ha fatto un
amico al computer .
Sbalordisco. .. e penso che forse
tra qualche anno
basterà mettersi un casco integrale con una
visiera e uscire con
la propria barca stando seduti nel salotto. Magari
neanche il casco...
solo una chiavetta USB alla base del cranio....
Pialla Stefano, pialla che è meglio!
Aggiornamento
Novembre 2009
Salve e ben ritrovati a tutti!!!
Dopo circa nove mesi di silenzio, sono di nuovo ad
aggiornare la pagina
dei lavori relativi alla costruzione della Lancia
22’ Evolution.
Dunque,…eravamo rimasti alla costruzione della
chiglia e alla messa in
opera dell’ultimo strato di fibra di vetro esterno
con la tecnica del
sottovuoto.
Il passo successivo, è stato quello di
realizzare i due
longheroni che
fungono da deriva e che quindi, vanno a contrastare
lo scarroccio
durante la navigazione a vela.
Lo scafo è
stato portato fuori
dal capannone per essere girato.
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Vista dalla
tre quarti anteriore
sempre da dritta
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I due longheroni, sono stati costruiti in mogano
massello, hanno una
superficie di circa 0,5 mq. caduno e sono composti,
ognuno da due assi
con la venatura contrapposta e giuntati di spalla, con
l’inserimento di
un listello interno (mm.30x6) sempre in mogano.
Una volta posizionati sullo scafo, sono stati incollati
con resina
epossidica addensata, avvitati dalla parte interna dello
scafo e
raccordati esternamente.
A questo punto, ho provveduto a girare lo scafo.
L’operazione, tutto sommato è stata più
semplice del
previsto, infatti dopo aver tolto tutte le seste, un po’
di paratie e
le viti che fissavano il tutto alle due travi dello
scalo di
costruzione, abbiamo (insieme ad Amici!!!) semplicemente
sollevato lo
scafo di qualche centimetro e lo abbiamo appoggiato a
terra.
Una volta tolto da sotto lo scalo di costruzione, lo
abbiamo
posizionato a fianco della barca (ancora da girare) e
poi abbiamo fatto
semplicemente rotolare lo scafo, facendo in modo che una
volta compiuto
il giro di 180°, si fosse trovato di nuovo sopra lo
scalo di
costruzione, ma in posizione dritta.
Ovviamente durante la fase di rovesciamento, sono state
interposte tra
lo scafo e il terreno delle vecchie gomme di automobile,
in modo da non
rovinare la superficie dello scafo stesso.
Tutta l’operazione è durata circa una ventina di
minuti ed
è stata eseguita con “solo” sei persone. (due che
sollevavano a
prua, altre due che sollevavano a poppa e le altre due
spostavano lo
scalo di costruzione mentre la barca era sollevata)
Ho così potuto apprezzare la leggerezza del
manufatto che in
questa fase di costruzione, secondo me non dovrebbe
pesare più
di 180/200 kg.
Una volta riposizionato lo scafo ho provveduto a mettere
il tutto in
bolla per mezzo di una livella laser, per la parte
longitudinale
basandomi sulla linea di galleggiamento e per la parte
trasversale,
basandomi su una linea d’acqua segnata su una paratia
centrale, prima
che questa venisse tolta.
Successivamente, una volta che il guscio è stato
completamente
“svuotato” ho iniziato a carteggiare internamente e
applicare il
tessuto di vetro da 300 gr/mq. (uno strato dalla chiglia
fino alla
falchetta ed un secondo strato dalla chiglia, fin sopra
la linea di
galleggiamento per una ventina di centimetri.)
Questi due strati di fibra di vetro sono stati applicati
bagnato su
bagnato con l’aggiunta del peel-ply.
Mano a mano che procedo con l’applicazione degli strati
di fibra,
provvedo anche a installare definitivamente le paratie,
in modo che il
guscio, cominci a prendere consistenza.
Mano a mano che
vengono
posizionate le paratie, si procede con
l'applicazione dei due strati di
tessuto di vetro da 300 gr-mq
|

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Un'altra vista
della parte
interna della barca.
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In questa foto,
si possono
vedere la paratia n.2 ed il baglio di rinforzo
sotto l'albero già
posizionati in modo definitivo.
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Attualmente, ho installato le prime due paratie e il
baglio posizionato
sotto l’albero, infatti come già detto, la barca
sarà
equipaggiata con l’albero in legno poggiato in coperta.

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Il supporto in
mogano massello,
dove andrà avvitata la testa portatenuta della
linea d'asse.
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La parte
anteriore dell'astuccio
della trasmissione, completo di testa
postatenuta in Arnite già
avvitata e posizoionata
|
Come già detto, durante i tempi morti ho
cominciato a realizzare
anche gli accessori che poi andranno ad equipaggiare la
Lancia finita.
Ho preparato una parte dei bozzelli necessari in mogano
(sia semplici
che a violino) i paternoster per l’infieritura della
randa, la barra
del timone e l’oblò in teak, posizionato sulla
paratia che
divide internamente il pozzetto dell’ancora ed
altro ancora!!!

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Uno dei bozzelli
semplici che
equipaggeranno la Lancia 22' Evo
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Ancora un
bozzello customizzato,
ma questa volta a violino, con l'arricavo.
(tutto autocostruito ad
eccezione della puleggia e del grillo)
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Una parte dei
paternoster in
rovere per l'infieritura della randa
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La parte in
acciaio inox Aisi
316 della barra del timone
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La barra del
timone in abete e
mogano con la sua impugnarìtura in pelle e
l'attacco per lo stick. |
Per adesso mi fermo qui, sperando di fare un altro
aggiornamento entro
la fine dell’anno…2009!!!
Ciao a tutti…e alla prossima!!!
Stefano
Aggiornamento Aprile 2010
Ben ritrovati a tutti!!!...e un Grazie a quanti mi hanno
scritto
in merito a questa mia costruzione!!!
Come promesso, (anche se con un po’ di ritardo!!!) continuano
gli
aggiornamenti relativi alla costruzione della Lancia 22’
Evolution.
Dunque...come dicevo nell’aggiornamento precedente, attualmente
sono
impegnato con il rivestimento della parte interna dello
scafo,
con tessuto di vetro (300gr./mq.) resina epossidica e relativo
posizionamento delle paratie interne.
Lavoro piacevole ma alquanto impegnativo, specialmente se
eseguito da
una sola persona. (come nel mio caso)
Le paratie infatti, prima della loro messa in opera all’interno
dello
scafo, vanno preparate incollando tutti i rinforzi previsti dal
progetto, realizzando gli ombrinali per lo scarico in sentina e
quant’altro.
Inoltre il loro posizionamento và eseguito con molta
cura,
controllando la perpendicolarità e l’ortogonalità,
rispetto alla linea di galleggiamento, la distanza tra una
paratia e
l’altra che è rilevabile sul progetto ed infine la
messa
in bolla da dritta a sinistra del supporto precedentemente
incollato e
su cui successivamente, andrà a poggiare il paiolato.
Le paratie così predisposte, sono poi appuntate
all’interno
dello scafo con resina epossidica addensata e quindi
fissate
definitivamente per mezzo di un raccordo di resina epossidica
caricata
con una miscela di Aerosil e microsfere e successivamente
rinforzato con due nastri di tessuto di vetro da 200gr./mq. su
ogni
lato della paratia stessa.

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Il pozzetto delle
batterie,
messo in opera prima di riempire con la schiuma. Si
possono notare i
tubi grigi per l'impianto elettrico descritti
nell'articolo.
|

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Ancora il pozzetto per le
batterie in fase di costruzione.
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Per ovviare alle temperature piuttosto basse di questo inverno e
far
polimerizzare la resina epossidica appunto a temperature
decenti, ho
utilizzato delle lampade a raggi infrarossi, proteggendo la
parte
interessata, con vecchie coperte e morali di legno, in modo da
formare
una sorta di “capanna” sul manufatto stesso e inserendo poi al
suo
interno il supporto con le lampade che resteranno accese tutta
la notte
e tutta la mattina del giorno successivo.
Con questo sistema, riesco a mantenere la temperatura interna
della
cosidetta “capanna” intorno a 18/20° per tutta la
durata del
processo di polimerizzazione.
Successivamente alla messa in opera delle singole paratie e mano
a mano
che procedo, ho anche provveduto ad inserire tra l’una e l’altra
tutti
i rinforzi longitudinali che vanno a sostenere il
paiolato.
Detti rinforzi sono stati realizzati con quadrelli di mogano da
mm.25x25
Ho poi provveduto a riempire la parte sottostante il paiolato
con della
schiuma poliuretanica a cellula chiusa (poliolio+isocianato) in
modo
che una volta riempiti tutti gli spazi calcolati a progetto, si
ottiene l’inaffondabilità della barca.
 |
I volumi di prua, sotto
il
paiolato, sono stati riempiti con schiuma poliuretanica
a cellula
chiusa. I riflessi rossi sono prodotti delle lampade a
infrarossi |

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Il gavone dell'ancora,
munito di
luce led |

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Il piano in compensato
delle
cuccette che una volta incollato, sarà pronto a
ricevere le
doghe di teak.
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Il pozzetto per le
batterie, è
stato costruito a parte e solo successivamente messo in
opera dentro lo
scafo.
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Sopra la schiuma, (una volta irrigidita) viene incollato, sempre
con
resina epoxy caricata, un supporto di compensato marino spesso 6
mm.
che come si può vedere dalle foto, ho già
provveduto a
sagomare e posizionare, ma non ho ancora incollato.
Una volta che sarà incollato, il supporto sarà
pronto per
ricevere le doghe di teak massello da mm. 45x10 separate tra
loro da un
comento di 5 mm. riempito con Sikaflex nero.
Le pareti di dritta e di sinistra della “cuccetta” verranno
ricoperte
con compensato marino da 4 mm. incollato alle murate stesse,
quindi
resinate e verniciate.
Sotto al paiolato, (annegati nella schiuma) ho fatto passare i
tubi
rigidi in pvc (quelli per gli impianti elettrici) con i
relativi
cavi di adeguata sezione, che vanno ad alimentare le utenze a
prua,
ossia il verricello salpaancora e il suo relè, gli
avvisatori
acustici posti uno per lato all’estrema prua e una plafoniera
con luci
led, che in caso di necessità, provvederà ad
illuminare
il pozzetto dell’ancora.
Tutti i cavi elettrici, confluiscono in una scatola stagna
fissata
all’interno del pozzetto dell’ancora sulla paratia.
Da questa scatola, i cavi vanno poi cablati alle rispettive
utenze.
In questo modo, sia pure in piccola misura ho incominciato a
definire l’impianto elettrico di bordo.

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La carenatura delle luci
di via
laterali messa in opera, sarà verniciata con lo stesso
colore dello
scafo.
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La scatola stagna di
derivazione
per le utenze a prua, con i rispettivi cablaggi.
|

|
L'avvisatore acustico
già
cablato e posizionato all'interno del gavone ancora
|

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Una delle mascherine
esterne
degli avvisatori acustici, ricostruite in mogano.
|
Tra la paratia 2 e la paratia 3, in pratica subito a proravia
del
tambuccio, prima di riempire con la schiuma poliuretanica, nella
parte
sottostante il paiolato ho inserito un gavone, costruito a parte
e in
precedenza con compensato marino, dove andranno posizionate le
due
batterie che serviranno: una per il motore e l’altra per i
servizi.
All’interno del gavone ho previsto un sistema di fissaggio per
le
batterie, che in pratica le blocca al pavimento del gavone
stesso, in
modo da aumentare la sicurezza in caso di beccheggi o
sbandamenti
eccessivi della barca durante la navigazione.
Come si può notare dalle foto, ho anche realizzato il
coperchio
del suddetto gavone e relativo trincarino in teak, incollato ai
bordi
del gavone stesso, prima della sua messa in opera.
In questo modo, a mio avviso risulta più semplice la
messa in
opera delle rispettive parti in teak, che riguardano appunto il
trincarino ed il coperchio.
Finisce qui, questo aggiornamento e ringraziando ancora una
volta tutti
quelli che hanno dimostrato interesse a quanto stò
realizzando,
vi rimando al prossimo.
Ciao a tutti
Stefano Guazzaroni
6° aggiornamento - Giugno
2010
Ciao a tutti!!!
Con l’arrivo della bella stagione, le temperature si fanno
più
gradevoli, la resina epossidica catalizza in tempi più
umani e
soprattutto senza l’ausilio di lampade e ammennicoli vari,
ragion per
cui i lavori sulla Lancia, proseguono un po’ più
speditamente.
I rinforzi in mogano sul
ponte
di prua, come descritto sull'articolo.
|

|
Ho infatti realizzato i rinforzi in mogano massello nella
parte
superiore del ponte di prua, in pratica nella zona che va dalla
ruota
di prua fino alla paratia 3 che delimita appunto il suddetto
ponte di
prua.
Detti rinforzi, sono costituiti dalla tavola cosidetta
“regina”
in mogano massello, larga circa 90 mm. con uno spessore di 25
mm.
incollata sopra ad un listello sempre in mogano con sezione
30x25mm.
messo di taglio in modo che il tutto, come si può vedere
meglio
sulle foto, vada a formare una sorta di “T”
La suddetta tavola, a poppavia poggia su un baglio
inserito tra
la paratia 2 e la paratia 3 e serve a reggere lo sforzo a
compressione
dell’albero che come ho già avuto modo di dire, è
poggiato in coperta ed è proprio per questo motivo che
tra la
paratia 2 e il baglio, il rinforzo si allarga
ulteriormente
fino a circa 250 mm.
La tavola regina, a proravia prosegue poi fino alla ruota di
prua,
allargandosi di nuovo in questa zona (tra la paratia 1 e la
ruota di
prua) in modo da creare ancora un rinforzo su cui andranno poi
imbullonati, il winch salpaancora ed il musone di prua.
Oltre che dalla tavola regina, la coperta è rinforzata
nella sua
estensione con altri quattro listelli quadrangolari (25x25
mm.) in mogano, posizionati due per parte ai lati di
quest’ultima.
Ho poi preparato la paratia 4 rivestendo con la fibra di vetro
(200
gr/mq.) il lato verso poppa della paratia stessa che
andrà poi a
delimitare la parete di proravia del vano motore e applicato le
due
mani di resina epossidica sull’altro lato.
Ho inoltre realizzato tutti i vari rinforzi come previsto dal
progetto,
oltre agli ombrinali che servono a scaricare l’eventuale acqua
dal
pozzetto che si trova a proravia del vano motore verso quello di
poppavia.
Ovviamente i suddetti ombrinali, una volta montate le doghe di
teck
relative al paiolato, si troveranno a filo con il piano di
calpestio,
essi sono formati da una sorta di asola lunga 80 mm. e alta 20,
mentre
il trasferimento dell’eventuale acqua attraverso il vano motore,
fino
al pozzetto di poppa è realizzato con un tubo rigido in
pvc
avente un diametro esterno di 32 mm.

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In evidenza il tubo di
pvc per
il drenaggio dell'acqua. Si può notare sul fondo, anche
il doppio
rinforzo per una presa a mare ed un trasduttore. |

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Il vano motore visto
dall'alto,
con la dima del motore in posizione ed il filtro
dell'acqua già
fissato definitivamente.
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Per questa ragione, ho dovuto realizzare una sorta di raccordo
che
dalla forma ad asola eseguita sulla paratia vada poi ad
innestarsi nel
tubo tondo che si trova all’interno del vano motore.
Ho eseguito le sedi per i led di cortesia che ho previsto di
istallare
su questa paratia e che andranno ad illuminare la parte di
paiolato
davanti al tambuccio.
Una volta preparata ed equipaggiata con tutti i suoi accessori,
sono
passato alla messa in opera della paratia stessa all’interno
dello
scafo, fissandola nella posizione esatta prevista dal progetto,
con la
procedura già ampiamente descritta negli aggiornamenti
precedenti e che riguarda ovviamente tutte le paratie.
Anche tra la paratia 3 e la paratia 4, per quanto riguarda i
volumi
posti al di sotto del paiolato ed al di sotto dei due gavoni
laterali,
ho provveduto a riempirli con schiuma poliuretanica a cellula
chiusa.
Sono poi passato alla preparazione della paratia 5 rivestendo il
lato a
proravia della paratia stessa con tessuto di vetro e resina
epossidica,
per lo stesso motivo e nello stesso modo con cui ho preparato la
paratia precedente.

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Gli strati interni di
rinforzo
in fibra di vetro, sono stati messi in
opera, da notare l'ulteriore rinforzo su cui andranno a
scaricare gli
sforzi del timone |
Questa paratia è sicuramente la più lunga e la
più
impegnativa da preparare, in quanto nella pianificazione della
disposizione degli interruttori e della strumentazione, ho
previsto di
posizionare il tutto, appunto su questa paratia.
Ho ritenuto quindi opportuno realizzare delle carenature, che
andranno
ad ospitare gli strumenti per la navigazione, concepite in modo
da
rendere più facile e immediata la lettura degli strumenti
stessi, anche stando comodamente seduti alla barra.
Come si può vedere abbastanza chiaramente dalle foto, la
carenatura centrale ospiterà quattro strumenti digitali,
che
sono: il log, lo scandaglio, la stazione del vento e lo
strumento per
il monitoraggio della batteria servizi, la carenatura a
sinistra,
ospiterà il quadretto elettrico con i rispettivi
interruttori,
che saranno 10/12 equipaggiati con i rispettivi fusibili o
interruttori
magnetotermici.
Tali interruttori, serviranno a gestire le varie utenze ad essi
collegate.
Nella carenatura di destra invece, troveranno posto gli
strumenti
relativi alla gestione del motore: contagiri, pressione
olio,
temperatura acqua, chiave di accensione e relative spie di
controllo.
La paratia 5 con le
carenature,
realizzate per ospitare gli strumenti di navigazione.
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Sempre sulla paratia 5 ai lati delle carenature, trovano posto:
sulla
destra una presa idrica con attacco rapido a baionetta, su cui
potrà essere inserito il tubo di una pistola a getto per
il
lavaggio del ponte con acqua di mare e sulla sinistra un'altra
presa
identica alla prima sulla quale, si potrà collegare il
tubo di
una doccetta con acqua dolce.
Ovviamente alle suddette prese, è previsto il
collegamento
alle rispettive pompe munite di autoclave, in modo che l’acqua
all’interno dei tubi, rimanga sempre in pressione e una volta
innestato
il tubo sulla presa, l’utenza è pronta per essere
utilizzata.
Ad onor del vero e come si evince chiaramente dalle foto, in un
primo
momento al posto delle prese idriche, pensavo di inserire due
nicchie
ricavate sulla paratia stessa con compensato marino ed inserire
dentro
a queste la rispettiva pistola a getto da una parte e la
doccetta
dell’acqua dolce dall’altra.
Ma una volta realizzate, mi sono reso conto che non sarebbero
state
molto pratiche nel loro utilizzo, in quanto per un uso comodo
delle
rispettive utenze, bisogna collegare alla pistola ed alla
doccetta un
tubo lungo almeno 2,5 metri, pertanto una volta riposto il tubo
attraverso il foro sulla nicchia, questo andava ad occupare
molto
spazio dietro la paratia stessa, per cui ho preferito la
soluzione
sopradescritta.
Ho quindi ho rimosso le nicchie e chiuso le aperture sulla
paratia,
stuccando il tutto con resina addensata, senza preoccuparmi
troppo
dell’estetica, in quanto tutte le paratie, andranno in seguito
pitturate con fondo epossidico e smalto bi-componente
poliuretanico
bianco opaco ad effetto bucciato.
Tra le paratie 4 e 5 andrà posizionato il motore
entrobordo, che
come già detto in altre occasioni può essere
scelto tra
le potenze di 13 o 20 HP.
Per semplificare la costruzione dei supporti in mogano lamellare
su cui
andrà a poggiare il motore ho realizzato una dima in
legno,
rispettando scrupolosamente le misure ricavate dalle schede
tecniche e
da diverse telefonate intercorse con l’Ufficio Tecnico della
Ditta
costruttrice del motore stesso.
Sulla dima, ho poi posizionato il mancione su cui andrà
infilato
l’asse portaelica avente un diametro di 25 mm.
Pertanto una volta bloccata la dima sull’asse portaelica tramite
le
viti del mancione stesso, quindi ho messo in bolla nel senso
trasversale, la dima stessa.
A questo punto tutti i riferimenti essenziali del motore, si
troveranno
nella posizione definitiva e perfettamente allineati con l’asse
portaelica.
Ovviamente, una regolazione di fino verrà poi eseguita al
momento dell’istallazione del motore, tramite i quattro supporti
flessibili di cui è dotato il motore stesso.

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Una vista della dima
motore,
completa anche dei supporti per visualizzare l'ingombro
del motore
stesso.
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Segnando poi sulle suddette paratie l’ingombro laterale del
motore (che
è identico per le due potenze descritte) ho stabilito la
posizione e quindi posizionato i due rinforzi per l’inserimento
delle
due prese a mare, necessarie per il raffreddamento del motore e
per
alimentare la pompa relativa alla pistola a getto e per i due
trasduttori, relativi al log e allo scandaglio.
Detti rinforzi, sono stati realizzati applicando tre strati di
fibra di
vetro da 300gr/mq. a scalare, sopra i due già esistenti
su tutto
il fondo dello scafo ed un ulteriore rinforzo in compensato
marino di
10 mm. di spessore incollato con resina epossidica addensata,
sopra gli
strati di fibra.
Ho quindi provveduto a realizzare i piani in compensato marino
da 8 mm.
ricoperti con fibra di vetro da 200gr./mq. che formano il
basamento per
i due serbatoi: sulla parte destra quello del gasolio che ha una
capacità di 42 lt. e sulla parte sinistra quello
dell’acqua
potabile con una capacità di 45 lt.
Il serbatoio del gasolio
della
capacità di 42 lt. già posizionato definitivamente e
fissato per
mezzo di una cinghia.
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Il serbatoio dell'acqua
potabile, della capacità di 45 lt. allocato nella sua
sede, ma non
ancora fissato. |

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All’interno di questo vano che poi a tutti gli effetti è
il vano
tecnico della barca, troveranno posto, oltre al motore le varie
pompe
per l’alimentazione delle rispettive utenze ed il
caricabatteria, oltre
ovviamente al filtro per l’acqua di raffreddamento del motore,
la
marmitta/silenziatore del motore, il prefiltro del gasolio e
quant’altro necessario a rendere la barca il più
possibile
sicura, durante la navigazione.

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L'intelaiatura,
realizzata con
listelli di mogano (25x25mm) che andrà poi a formare il
gavone di
destra.
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L'asse motore da 25 mm.
è stato
inserito e montata anche l'elica.
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Ciao a tutti al prossimo aggiornamento!!!
Stefano Guazzaroni
Un aggiornamento "al volo" di Gennaio 2011:
Il salpaancora ed il modello del musone, visto da dritta
Ancora un'altra vista del salpaancora e del finto musone
Ancora il salpaancora visto dalla parte dell'apertura gavone
pozzetto
ancora
Il verricello salpaancora, è un Quick con motore verticale da
500 watt
Il motore del salpaancora, visto da sotto
L'impianto elettrico definitivo del salpaancora, dei
segnalatoi
acustici e dell'illuminazione del gavone.
Il foro a fianco del musone, serve ad ospitare il
rollafiocco,
che sarà montato all'interno del gavone.
Sia dell'ancora che del musono, sono stati ricostruiti i
rispettivi
simulacri in legno e compensato in modo da definire l'impatto
visivo
Una vista complessiva della prua della barca.
Novembre 2011
Finalmente eccomi di nuovo ad aggiornare i lavori sulla
Lancia 22’ Evo.
Come già detto e ripetuto più volte, i lavori
proseguono molto a rilento.
Per contro l’avanzamento del lavoro in generale procede in
modo meticoloso e certosino, cercando il più
possibile di eseguire il tutto con la massima precisione e la
massima funzionalità, in modo da infondere estrema
sicurezza sia a chi stà al timone, sia ai membri
dell’equipaggio.
I due gavoni a proravia
del vano motore, sono stai chiusi con due paratie di
compensato marino da 4 mm. lasciando a proravia del
gavone stesso uno spazio per lo stivaggio delle drizze
durante la navigazione con le vele a riva.
Questo per fare in modo che durante la navigazione non
si abbia in giro per il pozzetto le drizze della randa e
del fiocco.

In primo piano i due
gavoni laterali, uno dei quali dotato di presa a 12
Volts
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Il gavone sotto al
coperchio in carabottino di teak, serve a stivare le
drizze della randa e del fiocco, in modo da non averle
in giro.
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Ho anche costruito il coperchio del vano motore che come si
può vedere dalle foto, nella sua parte a poppavia (verso
il pozzetto) si prolunga, andando a formare una sorta di
protezione per gli strumenti digitali (che già sono
stagni) posizionati appunto sulla paratia a poppavia del vano
stesso.

il portello del vano
motore parzialmente aperto. Notare il il punto di
scotta della randa fisso sulla paratia, opportunamente
rinforzata.
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Il portello del vano
motore in posizione chiusa.
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Il punto di scotta della
randa, anch'esso realizzato in teak massello spesso 10 mm.
Il coperchio del vano motore è stato realizzato sopra ad
un rinforzo di listelli in Mogano (sezione 25x25mm.) costruito
precedentemente.
Come si può vedere chiaramente dalle foto è
già stato costruito anche il trincarino in teak,
rispettando l’andamento della venatura.
Ovviamente sopra la parte in compensato marino, manca ancora il
posizionamento delle doghe (45x10 mm) e la relativa gommatura.
Nella parte posteriore del suddetto coperchio, in linea
con la mezzeria della barca viene posizionato il trasto
della randa (anch’esso costruito custom) che ovviamente
rimarrà fisso sulla paratia.
Trincarino in teak ai latri
del portello vano motore. Il foro che si vede, serve ad
alloggiare lo sfiato del serbatoio.
Come già accennato, anche la parte sottostante il
pagliolato del pozzetto, è stato riempita con schiuma
poliuretanica a cellula chiusa e ricoperta (ad espansione
avvenuta) con uno strato di compensato marino da 4 mm. sopra il
quale (una volta verniciato il tutto) verranno applicate le
doghe di teak, anch’esse da 45x10 mm.
La Lancia, vista nel suo
insieme.
Ai lati del pozzetto sulla paratia anteriore della seduta
laterale di dritta, trovano posto gli alloggiamenti per gli
strumentini che segnalano il livello del serbatoio del
carburante e di quello dell’acqua dolce, proseguendo verso poppa
troviamo la presa rapida per l’acqua di mare, il comando
monoleva per la gestione del motore, il foro per l’inserimento
dell’altoparlante di dritta, l’interruttore per il comando dei
segnalatori acustici ed infine la nicchia che andrà ad
ospitare la scatola stagna con l’interruttore differenziale a
protezione dell’impianto a 220 volt per il collegamento con la
banchina.
Particolare del tubo di
scarico dei gas esausti.
Su quella di sinistra, troviamo l’alloggiamento per l’allarme
acustico e visivo della temperatura dei gas di scarico, la presa
rapida per l’acqua dolce, una grande nicchia dove sono inseriti:
lo strumento per la gestione ed il monitoraggio della batteria
dei servizi, due prese tipo accendisigari a 12 volts,
l’interruttore per lo stacco delle batterie.
Proseguendo verso poppa, abbiamo il foro per l’alloggiamento
dell’altoparlante di sinistra, i fori per l’inserimento
dell’interruttore megnetoidraulico e per l’interruttore
su/giù del salpaancora ed infine una nicchia portaoggetti
illuminata.
Al centro del pagliolato, si può chiaramente osservare il
gavone suddiviso in varie aperture, che servono ad ispezionare
la pompa di sentina, la linea d’asse e la tutta la sentina.
Il suddetto gavone, parte dalla paratia dove c’è il
tambuccio e corre fino all’estrema poppa, attraversando il vano
motore.

In questa foto vediamo il distanziale fissato dietro
all'alloggiamento di una cassa
acustica in modo che impedisca ai cavi di interferire