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(parte prima) di Franco Vecchi |
[2^Parte] |
Tipologie per utilizzo
Le batterie si differenziano a seconda
dell'utilizzo e a seconda della costruzione.
Batterie per uso automobilistico:Sono batterie costruite per avere cicli di scarica medi del 5% rispetto alla carica completa. Soffrono se scaricate molto e per molto tempo, pero' sono in grado di fornire elevate correnti di spunto per l'avviamento e sono abbastanza leggere. Di solito sopportano alcune decine (tipicamente 50) cicli di carica/scarica all'80%Tipologie per costruzione:
Marine: sono di solito una via di mezzo tra le batterie cicliche e quelle automobilistiche: sono progettate per cicli di scarica al 50% ed elevate correnti.
Trazione: Sono costruite per cicli medi dell'80% ma con elevate correnti di scarica e alcune centinaia di cicli carica/scarica. (es. quelle dei muletti)
Cicliche: sono costruite per fornire energia per lungo tempo e poi ricaricate. Il ciclo di scarica media è dell'80%, e reggono da alcune centinaia fino a 1000 cicli di carica/scarica.
-Batteria al piombo normale :quelle coi tappini che si svitano per mettere acqua distillata, il tappino è forato per far uscire i gas.I "numeri"riportati sulle batterie
-Batteria senza manutenzione o a bassa manutenzione: sono le batterie standard di oggi. Non esiste più il tappo col forellino, anche se è possibile, trafficando un pò, aprire l'elemento, aggiungere acqua distillata e misurane la densità. Grazie al sistema di chiusura degli elementi, se anche rovesciate per pochi istanti non causano fuoriuscita pericolosa di liquidi.
-Batterie speciali stagne: la soluzione elettrolitica è incorporata in un gel ed il contenitore è completamente stagno (c'è una specie di valvola di sicurezza in caso di forte formazione di gas). Queste batterie non sopportano i sovraccarichi, in quanto le bolle di gas che si formano restano sostanzialmente "imprigionate" nel gel causando una riduzione della superficie di contatto dell'elettrolita con riduzione della capacità della batteria. Per questo motivo spesso vengono aggiunte apposite sostanze chimiche per assorbire o riconvertire in acqua i gas in modo da renderle un pò più' tolleranti ai sovraccarichi. Sono molto costose ma se trattate bene hanno una durata superiore a quelle normali. Se trattate male invece durano meno.
-Tensione Nominale: è il "voltaggio" che possiamo misurare ai capi di una batteria carica a vuoto, cioé' senza carichi che assorbano corrente. Di solito è 6, 12, 24VAd esempio: una batteria da 120 Ah puo' erogare 12 ampere per 10 ore.
-Capacita' Nominale: è la "quantita' di energia" che la batteria è in grado di accumulare. Viene misurata in AmpereOra (abbreviato Ah) su una scarica di 10 ore.
-Corrente di spunto: è la massima corrente che la batteria può' erogare quando è fredda (mi pare che venga misurata a -30°C., che è la condizione peggiore) In pratica è la corrente erogata in corto-circuito. Non serve a fare calcoli, almeno al nostro livello, ma indica la "predisposizione all'avviamento" della batteria. Più questo valore è alto e più la batteria sarà' in grado di alimentare il motorino di avviamento in condizioni critiche. Se la batteria è sovradimensionata, come è spesso sulle imbarcazioni, questo parametro (secondo me) diventa meno importante che su una automobile.
Perché una batteria si guasta o si "esaurisce"
-Solfatazione: A batteria scarica, o se tenuta per molto tempo ad un basso livello di carica, può avvenire una reazione chimica sulle piastre che porta alla formazione di ossidi di piombo cristallino, isolante e stabile. Questa sostanza ricopre progressivamente la superfice delle piastre impedendo la normale evoluzione delle reazioni chimiche che danno l'accumulo di energia.Il rovescio della medaglia è che queste particelle tendono a staccarsi e precipitare sul fondo, riducendo quindi nel tempo la capacità della batteria. Se però maltrattiamo la batteria, la produzione intensa di gas e calore può favorire il rigonfiamento e il distacco di questi ossidi che si accumulano in quantità sul fondo fino a mettere in CORTO-CIRCUITO l'elemento. Inoltre le piastre, col calore, potrebbero deformarsi provocando ulteriori distacchi o interruzioni, se si interrompe il contatto tra una serie di elementi.
-Autoscarica:a causa della solubilità del piombo nell'acqua ed altri fattori (impurità nella soluzione ecc.) la batteria, molto lentamente, perde l'energia che ha accumulato fino a scaricarsi completamente. La perdita può andare dall'1% al 10% al mese. E' più alta per le batterie da avviamento. Per questo si consiglia di ricaricare la batteria una volta al mese (se non usata), in modo da mantenerla ad un livello di carica maggiore del 80% e ridurre la solfatazione. Pannelli solari e/ o generatore eolico sono molto adatti a compensare l'autoscarica.
-Fanghi: La piastra è formata da un supporto di piombo con una serie di "cavità'" rettangolari, dentro le quali vengono pressati gli ossidi di piombo già formati. Questo aumenta la capacità a parità di peso e dimensioni in quanto questi ossidi pressati si "impregnano" della soluzione di acido solforico aumentando la superficie di contatto con l'elettrolito.
Sistema di diagnosi:
Il corto circuito di un elemento
è diagnosticabile facilmente: la batteria avrà 2V di meno
del normale: cioè sarà diventata da 10 V anziche 12. Questo
valore si può misurare col voltmetro in condizioni di riposo cioé
senza nessun utilizzatore collegato. In tale situazione la batteria è
da buttare.
L'interruzione invece si vede facilmente:
la batteria a riposo da' 0 V. Anche in questo caso è da buttare.
Esistono pero' situzioni intermedie:
puo' capitare ad che si abbia una forte solfatazione di una sola cella
o piu' (spesso nelle celle vicine ai morsetti, che sono soggette a maggiore
riscaldamento): sono batterie che a vuoto danno 12 V, ma applicando un
minimo carico passano a 10 V, oppure quasi a zero.In questi casi si può
tentare una carica molto spinta (il "ribollire" potrebbe rimuovere strati
di solfato di piombo), ma in ogni caso la batteria durera' poco.
Carica
Anche in fase di carica la batteria
èsollecitata.
Si considera che una carica normale
sia effettuata con una corrente pari a 1/10 della capacita' della batteria
per 12 ore. Esempio: alla nostra batteria da 120 Ah possiamo applicare
con sicurezza una corrente di 12A per dodici ore. 12x 12 = 144: è
vero , la batteria non ha un rendimento del 100 %, per ottenere 120 dobbiamo
fornire 144.
Questo però va bene
nel capannone di un elettrauto o nel nostro garage, che è' un ambiente
grande e un minimo ventilato. Infatti quelle sono le condizioni di corrente
massima per non danneggiare la batteria, ovvero il miglior compromesso
tra rapidità di carica e durata della batteria, ma si ha un lieve
riscaldamento e produzione di gas specie a fine carica.
In realtà, se non abbiamo
fretta, possiamo ridurre la corrente ed aumentare il tempo della ricarica.
Io userei per esempio una corrente di 5-6 Ampere per 24 ore. Posso assicurare
che una batteria perfettamente carica bolle già benino anche con
5A.
Se vogliamo controllare manualmente
il ciclo di ricarica: serve un caricabatterie almeno a due posizioni: es.
corrente alta (4-5 A) e bassa (diciamo sui 2A) ed un voltmero preciso,
se possibile un amperometro per verificare la corrente di carica.
All'inizio della carica la tensione
sara' poco superiore ai 12 v, diciamo 12,6-13 V, poi questa tensione continuerà
a salire molto lentamente. Quando la tensione arriva a 13,5-13,6 V significa
che la batteria è quasi completamente carica ( se possiamo osservare
gli elementi vedremo il formarsi di qualche bollicina, che peròrimane
"attaccata" agli elementi)
Potremo quindi commutare il caricatore
alla bassa corrente e lasciarlo ancora un pò di tempo per portare
la carica dolcemente al 100%. (a ricarica completa, con correnti cosi'
basse, di solito si osserva qualche bollicina che si stacca dalle piastre)
Una corrente di 2 A in una batteria
da 120 Ah può essere anche mantenuta indefinitamente senza danni
per la batteria, in quanto provoca solo un piccolissimo ribollimento. Però
significa calo del livello del liquido, quindi non conviene esagerare.
(se ci capita questo in banchina per pochi giorni all'anno non ci sono
problemi). Se la tensione sale oltre i 14 V anche nella posizione di bassa
corrente, allora significa che la batteria comincia ad essere vecchiotta,
e presto ci lascera' a piedi. Direi che se la corrente è più
bassa di 1/50 della capacità nominale e la tensione tende a superare
i 14 V allora occorre pianificare una sostituzione della batteria, magari
non immediata ma in occasione dei più imminenti lavori di manutenzione.
Sto parlando di tensione misurata
DIRETTAMENTE SUI POLI della batteria. Misurazioni diverse, magari fatte
sul caricabatterie o in punti diversi, non possono essere attendibili.
Chi dispone di un caricabatterie
con la funzione Stand-By (cioé che mantiene una carica continua
della batteria, detta anche carica di mantenimento o TAMPONE) deve controllare
che la tensione in stand by sia compresa tra 2,20 e 2,25V per elemento,
quindi tra 13,2V e 13,5 V; (in teoria dovrebbe cambiare leggermente con
la temperatura delle batterie, ma non stiamo troppo a sottilizzare!!! ).
Anche gli alternatori dei motori,
che sono notoriamente "abbondanti" dovrebbero essere tarati al massimo
a 14 V, ma si trovano spesso alternatori che caricano anche a 14,5 o 15
V con conseguente ribollimento della batteria quando essa è carica.
L'alternatore ha però la scusante che a motore fermo interrompe
la carica, quindi non resta indefinitamente connesso alla batteria....
ma causa poi la riduzione della durata a 1 anno anziché i 4 canonici
di una batteria trattata bene.
Tipi di caricabatterie:
Quelli normali economici:
sono molto semplici ed economici, ma vanno bene solo per ricariche occasionali
o sorvegliate. Se volete acquistare uno di questi assicuratevi della presenza
di almeno un amperometro e due posizioni di ricarica: a bassa corrente
e alta. L'amperometro, contrariamente al voltmetro, non ha bisogno di elevate
precisioni per questo utilizzo.
Caricabatterie automatici:
tipo semplice che si scollega a fine carica. Caricano con correnti abbastanza
elevate e si staccano a fine carica. Di solito come fine carica sentono
una tensione intorno ai 14V.
Caricabatterie automatici con
mantenimento: sono, secondo me, il miglior compromesso tra costo e
funzionalità. Tendono a mantenere la tensione a quella di tampone,
quindi 13,6 V circa, ed erogano tanta corrente quanta ne richiede la batteria,
fino ad un valore massimo. In pratica significa che all'inizio il caricatore
fornisce la massima corrente, che comincerà a decrescere con l'aumento
di tensione della batteria, fino a portarsi gradatamente al valore di mantenimento.
Il vantaggio è che il caricatore può essere connesso permanentemente
alla batteria e la manterrà sempre carica completamente senza danni.
Il piccolo difetto (sopportabile nella maggior parte dei casi) è
che la carica procede abbastanza rapidamente fino al 70% circa, poi comincia
ad avvenire sempre piu' lentamente fino al 100%.
Caricabatterie automatici MultiSteps:
Di solito dotati di un piccolo microprocessore, caricano la batteria con
un ciclo che permette di eliminare il difetto del caricatore a tensione
costante: Inizialmente utilizzano una corrente alta che mantengono fino
a carica quasi completata, poi passano ad una corrente piu' bassa fino
al 100% della carica cioe' superando anche i 13,6 V (diciamo fin verso
i 14V), poi passano alla corrente di mantenimento con una corrente bassa
e la tensione a 13,6 V circa.
Questi ovviamente sono i migliori
perché portano la batteria al 100% nel minor tempo possibile, ma
sono anche i più costosi.
Sapere lo stato di carica di una
batteria
Si puo ricavare dalla densita' dell'elettrolita
(cioé della soluzione di acido solforico e acqua) secondo la tabella
seguente:
Gradi Baumé
o Bé
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Densità
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Stato di Carica
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La densita' si misura con un apposito
strumento ,il Densimetro, che contiene un "galleggiante" graduato. Piu'
l'elettrolito è denso, più il "galleggiante", per il principio
di archimende, emerge. Esistono densimetri commerciali molto economici
adatti allo scopo. E' utile, se si fa la misura, controllare tutti gli
elementi per verificare che siano tutti allo stesso livello di carica.
Esiste anche la seguente tabella
che mostra la percentuale di carica e la tensione ai morsetti. Per usarla
serve obbligatoriamente un voltmetro elettronico assai preciso.
Carica % | 99 | 90 | 80 | 70 | 60 | 50 | 40 | 30 | 20 | 10 |
Tensione | 12,91 V | 12,80 V | 12,66 V | 12,52 V | 12,38 V | 12,06 V | 12,06 V | 11,90 V | 11,70 V | 11,42 V |
Se invece notate che la tensione
scende al di sotto degli 1,9 V per elemento quindi 11,4 V per una batteria
da 12, (escluso il momento dell'avviamento, dove puo' scendere per qualche
istante anche a 6V ) occorre RICARICARE al piu presto. la batteria è
scarica e siamo in zona solfatazione.
Se invece siamo sicuri che la batteria
è sufficientemente carica oppure è stata ricaricata da poco,
allora significa che un elemento ci sta dicendo ...ciaociao... in tal caso
sostituirei la batteria appena possibile.... :-[
Usare bene la batteria:
Franco Vecchi
(sono gradite richieste di approfondimenti,
chiarimenti, contestazioni) ==>> Franco Vecchi vecchi@ciaoweb.it