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parte seconda di Franco Vecchi |
[1^Parte] |
Come ho già riportato nel mio precedente scritto,
la principale differenza tra le batterie da avviamento e quelle marine,
oltre al fatto di essere più o meno ermetiche, sta nel fatto che
quelle da avviamento sono progettate per resistere a molti cicli (diciamo
parecchie centinaia) di scarica del 5%,cioè passaggio dal 100% di
carica al 95%, ma per contro reggono pochissimi cicli di scarica profonda
che di solito è intesa dell' 80% cioè dal 100% al 20%.
Il caso di scarica totale dalle batterie al piombo
non è preso in considerazione: è fatale per tutti i tipi.
Le batterie marine invece sono progettate per resistere
a molti (diciamo alcune centinaia) di cicli di scarica al 50% , cioè
dal 100% di carica al 50%, e mantengono la possibilità di
erogare decenti correnti di spunto e quindi permettere l'avviamento. Inoltre
una batteria marina ha una corrente di autoscarica minore, diciamo la metà.
La differenza è sulla costruzione : senza entrare
troppo nei dettagli, che non conosco bene neanch'io, posso dire che
si puo' giocare sulla forma delle piastre, sullo spessore, sulle leghe
che le compongono: di solito non sono di piombo puro, ma leghe di piombo
/antimonio, piombo-calcio o altre che danno alla batteria caratteristiche
migliori sia dal punto di vista meccanico che elettrico, densita' della
soluzione elettrolitica (una piu' alta concentrazione di acido solforico
favorisce le reazioni chimiche con gli ossidi di piombo e riduce
la resistenza interna della batteria, percio' la batteria sara' piu' adatta
all'avviamento. Per contro avra' una corrente di autoscarica maggiore ed
una durata inferiore).
A questo punto:
Come riesco ad usare la mia batteria?
Ovvero: quanto e quando uso la barca?
Quali servizi elettrici voglio avere sulla barca?
Che possibilità di ricarica ho?
Quante batterie ho?
I dispositivi di ricarica sono ottimali o no?
Evidentemente non esiste una risposta standard a tutte queste domande. La durata della nostra batteria dipenderà' contemporaneamente da tutti questi fattori. Per non rischiare di imbarcarmi in spiegazioni complicate e magari poco comprensibili, proporro' alcuni esempi.
Esempio 1
Uso la barca un week-end al mese più 15 gg in estate. Non ho frigo, raramente navigo di notte (luci di via), diciamo 3 volte all'anno e normalmente ormeggio in banchina dove ho a disposizione la corrente elettrica per ricaricare.
Ho una sola batteria.
Vediamo : in un anno potrei fare circa 35/50 avviamenti (cicli al 5%) e 3 cicli di scarica al 50%.
Ogni volta che lascio la barca, la batteria e' carica al massimo o comunque piu' del 90%. Entro un mese torno ad usare la barca, quindi il fenomeno della autoscarica non mi preoccupa.
In queste condizioni mi posso aspettare una durata della batteria molto lunga, mediamente di più di quanto dura su una automobile.Esempio 2
Ho frigo, uso spesso l'autopilota, uso la barca un week-end al mese + 15gg. D'estate, anche nei week-end amo ormeggiare in rada o in porti in transito dove non ho la corrente in banchina. Uso il meno possibile il motore (solo entrata uscita dal porto)
Anche in questo caso possiamo stimare 35- 50 avviamenti all'anno, pero' i cicli di scarica al 50% possono passare dai 3 del caso precedente ai 15.
In questo caso potrei aspettarmi una durata circa equivalente o leggermente inferiore a quella di una automobile. Se però ho il verricello elettrico e altri dispositivi che consumano dovrò fare molta attenzione e dovro' usare il motore un pò più spesso per mantenere sufficientemente cariche le batterie.
Esempio 3
Uso la barca solo in estate, mi rimane ferma da novembre a maggio. Poi la uso 2 week-end al mese e 15 gg. In estate.
Numericamente siamo a valori simili al caso 1, ma con la differenza che in inverno la batteria rimane ferma 5 mesi. Se lascio la batteria in barca, in maggio la troverò quasi completamente scarica. Magari riesce a farmi un avviamento, poi il motore la ricarica e tutto sembra tornare alla normalità, ma quasi sicuramente il processo di solfatazione sarà progredito e la mia batteria avra' una capacità inferiore a quella nominale, poniamo del 40% inferiore. Avrò l'impressione di un ottimo funzionamento, ma se per caso un giorno il motore non parte al primo colpo, non parte al secondo.... la batteria non mi consentirà il terzo tentativo. Inoltre ogni ciclo di scarica piu profonda, anziché del 50%, a causa della ridotta capacità, diventerà dell' 80% facendo ultriormente soffrire la batteria. Probabilmente una batteria montata nuova nel maggio 99 sara' da sostituire nell'estate 2000 dopo che mi avrà lasciato a piedi. Mi conviene quindi portarla a casa in autunno, tenerla in garage e ricaricarla una volta al mese, oppure lasciarla permanantemente collegata ad un buon caricabatterie elettronico.
Se ho un motore fuoribordo, che di solito carica molto poco, la situazione diventa grave: mi conviene portarmi a casa la batteria ogni volta e ricaricarla per benino in garage, oppure ricaricarla bene in banchina tutte le sere e prima di andarmene.
Esempio 4:
Faccio un traversata atlantica. Devo prevedere lunghi periodi senza usare il motore, anche perché il gasolio è prezioso. Useròspesso la radio ed il pilota automatico. Ho un generatore a vento.
In questo caso la batteria è molto sollecitata in quanto, dopo i primi giorni, verrà usata a livelli di carica pittosto bassi: i generatori a vento danno poca energia, specie alle andature portanti, e la radio SSB ne consuma molta. Anche il pilota automatico e le luci interne ne consumano. Le luci di via le posso accendere non sempre, la notte, se le condizioni lo consentono e se sto bene all'erta. Diciamo che dopo tre giorni verrà usata a livelli di carica che raramente supereranno l' 80% (solo se accendo il motore per alcune ore) e diciamo quasi sempre tra il 40% e l'80%.In questo caso la batteria prende una bella batosta, che però viene retta un pò meglio per l'uso quotidiano. Infatti cicli di carica-scarica ravvicinati mantengono in movimento la soluzione eletrolitica, cosa che riduce lievemente la solfatazione in quanto una parte degli ossidi solfatati possono precipitare sul fondo lasciando scoperto del piombo "fresco". Diciamo che se per il resto dell'anno la usiamo bene può durarci forse un paio di anni, ma non aspettiamoci più di tanto, conviene tenerla ben controllata.
Cosa si può dedurre:
L'aspetto economico
Non conosco bene il mercato, ma dai pochissimi dati che
ho reperito, ho l'impressione che il costo della batteria possa essere
circa proporzionale alla durata, almeno in casi di uso medio. Ad
esempio: una batteria da lire 100.000 mi potrebbe durare due anni. una
batteria marina da 300.000 potrebbe durarmi 5/6 anni. La spesa per anno
è la stessa. Diverso è il caso se siamo in condizioni un
po' limite, come in alcuni degli esempi sopra, oppure dove la sicurezza
è importante.
Se ho bisogno di maggiore sicurezza la batteria marina
è superiore, a patto che la sostituisco comunque anche se non è
in fin di vita, ad esempio la sostituisco comunque dopo 4-5 anni anche
se sembra ancora buona.
Per fare i calcoli degli assorbimenti:
La potenza si misura in Watt (W)
La corrente si misura in Ampere (A)
La tensione si misura in Volt (V)
Potenza (W) = Volt (V) x Ampere (A)
Esempio: un dispositivo che assorbe 5 A a 12 V ha una
potenza di 5x12=60 W
Corrente (A) = potenza(W) / Tensione (V)
Esempio: un verricello elettrico da 1000 W assorbe 1000/12=
83,3 A circa
Considerate, sommando i vari assorbimenti, di non sfruttare la batteria piu' del 20 /30 % tra una ricarica e l'altra, e non piu' del 40-50% se abbiamo una batteria marina.
Un esempio di consumo elettrico per una giornata di navigazione con una sosta in rada:
frigo ( a cella di peltier) | 5 A per 18 |
ore luci interne (in tot.35W ) | 3 A per 3 ore |
salpaancora da 1000 W | 84 A per 1/10 ora |
radio in ricezione | 1 A per 12 ore |
radio in trasmissione | 4 A per 1/2 ora |
Caricatore telefonino | 0.5 A per 6 ore |
Pilota automatico | 2 A per 4 ore |
Supponendo di avere una batteria da 80 Ah ( che sia l'unica
o che sia dei servizi non importa, è sempre da 80 Ah) significa
che dobbiamo tenere acceso il motore altrimenti non riusciamo ad alimentare
tutto per tanto tempo. Volendo arrivare a scaricare la batteria del 50%
avremmo bisogno di una batteria da circa 250 Ah (attenzione: 250 amperora
di capacita' effettiva, non 250 A di corrente di spunto!).
Supponendo che l'alternatore carichi la batteria con
una corrente intorno agli 8- 10 A (dipende molto da caso a caso), possiamo
dedurre che dobbiamo accendere il motore per 132/8= 16-17 ore circa nell'arco
della giornata, che vanno aumentate del 25% per compensare le perdite
di ricarica. Se è una giornata ventosa e vogliamo tenere il motore
spento dobbiamo rinunciare a qualche dispositivo elettrico a nostra scelta.
Non ditemi "Ma il mio alternatore è da 40 A !
Il vostro alternatore può erogare una corrente
massima di 40 A, ma la corrente di carica della batteria è la massima
corrente che essa puo' assorbire senza superare i famosi 14 Volt. Finché
la batteria è scarica, la corrente di carica sarà abbastanza
elevata, ma quando comincia ad avvicinarsi alla carica completa tale corrente
diminuisce di molto.
Solo forzando un po' le cose , ovvero caricando a tensione
superiore a 14 V, si riesce a far assorbire più corrente alla
batteria riducendo i tempi di carica. Ciò avviene però a
costo di un ribollimento della soluzione acida, che, come abbiamo
già visto, non è molto conveniente. E' ammissibile solo in
caso di emergenza. Ma il nostro alternatore non puo' distinguere
i casi di emergenza, perciò: o carica a tensione piu' alta di 14
V, ottenendo corti tempi di ricarica ma un sovraccarico della batteria
nelle lunghe smotorate, o carica a max 14 Volt, con tempi maggiori di
ricarica ma senza danni a lungo termine.
Allora perche' l'alternatore è da 40 A? L'alternatore
da 40 A e' comodo mentre abbiamo il motore acceso: puo' alimentare tutti
i carichi elettrici (escluso il salpaancora) e contemporaneamente caricare
la batteria, quindi possiamo eliminare dal bilancio energetico i
carichi alimentati nel tempo in cui lasciamo il motore acceso. Ad
esempio se salpiamo l'ancora col motore acceso possiamo dire che
degli 80 A richiesti dal verricello, 40 sono forniti dall'alternatore e
"solo" 40 dalla batteria; in questa ottica si potrebbero rifare i
calcoli di cui sopra e scoprire che il motore in realtà potrebbe
essere acceso qualche ora in meno.
Proviamo: Supponiamo di tenere il motore acceso 5 ore
in totale, e cerchiamo di averlo acceso quando usiamo il salpaancora,e
cerchiamo di avere i carichi accesi per quanto possibile nel momento in
cui il motore e' acceso. Solo la radio verra' usata a motore spento per
avere meno rumori ed interferenze.
Carico | Assorbimento | Con motore acceso |
frigo | 5 A per 18 ore | 5 ore |
uci interne 35W | 3 A per 3 ore | 1 ora |
salpaancora da 1000 W | 84 A per 1/10 | 1/10 ora |
radio in ricezione | 1 A per 12 | 5 ore |
radio in trasmissione | 4 A per1/2ora | 0 ore |
Caricatore telefonino | 0.5 A per 6 | ore 5 |
Pilota automatico | 2 A per 4 | ore 2 |
Ricarica: 4 0re x10 A x 75% = 66,9-30 = 36.9 amperora mancanti dalla batteria, che è molto meno del caso precedente. Probabilmente con un pannellino solare o un generatore eolico riusciamo a compensare questi consumi su base giornaliera.
Metodo pratico per determinare lo stato di invecchiamento
della batteria:
Gli elettrauto hanno uno strumento formato da due puntali
collegati ad un voltmetro e ad una resistenza di basso valore che assorbe
una corrente molto elevata (una specie di molla) . Mettendo i puntali a
contatto coi morsetti, si ha in pochi secondi un indice di qualità
e di carica della batteria. Se la tensione rimane abbastanza alta anche
con una corrente molto elevata allora la batteria è abbastanza buona.
Se la tensione scende sensibilmente allora la batteria è molto
scarica o rovinata.
Chiaramente questa è una misura molto approssimativa,
e solo se si ha un po' di esperienza con tale strumento ed il tipo di batteria
in prova, si puo' avere una indicazione attendibile.
Un altro metodo è quello di tenere sotto controllo
i valori di tensione con un voltmetro preciso al secondo decimale e collegato
direttamente ai morsetti della batteria, in fase di carica e di scarica
della batteria, e un amperometro (anche di precisione "normale") sul caricabatterie.
Si procede come segue: si lascia la batteria a riposo,
cioe' senza niente acceso, e si misura la tensione. Occorre rilevare
il valore esattamente con i due decimali. In base alla tabella esposta
nella precedente relazione, valutiamo la percentuale di carica della
batteria. Poi colleghiamo il caricabatterie per un certo tempo, facendo
attenzione alla corrente che passa. Se si hanno delle variazioni
significative occorre annotare l'ora ed il valore, in modo da sapere quanta
corrente è passata. Oppure si puo' applicare un carico costante
e noto per un certo tempo. Poi si torna a misurare la tensione a vuoto
della batteria e si valuta il nuovo stato di carica della batteria.
Facciamo un esempio: misuriamo una tensione di
12.52 Volt che corrisponde al 70% circa. Lasciamo il caricabatterie
collegato per 2 ore e mezza. Il caricabatteria eroga, per esempio,
4 A abbastanza costanti. Ha quindi fornito alla batteria 2,5 x 4 = 10 Ah
. Lasciamo riposare la batteria per una mezz'oretta e ricontrolliamo
la tensione: ora misuriamo 12.66 Volt che corrispondono ad una carica dell'80%.
Supponiamo anche che la nostra batteria sia da 80 Ah nominali. In
questo caso i conti tornano: La batteria ha incrementato la sua carica
del 10% La batteria ha un rendimento di circa il 75%. Ha assorbito 10 Ah
x 0.75= 7.5Ah al netto delle perdite Questi 7.5 Ah rappresentano
il 10% della capacità reale della batteria. 7.5 Ah x 100/10 = 75
Ah. 75 è molto vicino ad 80, quindi siamo tranquilli: la batteria
è buona.
Se invece, dopo la carica, misuriamo una tensione di
12.80 corrispondente al 90% di carica, significa che i famosi 7.5
Ah netti corrispondono ad un 20% della capacita' della batteria.
Rifacendo il calcolo otteniamo che: 7.5Ah x 100/20 =37.5Ah di capacita'
totale effettiva della batteria: la nostra batteria ha dimezzato
la propria capacita' a causa di fenomeni di invecchiamento e/o solfatazione.
Quindi dobbiamo trattarla come una batteria da 40 Ah circa, e comunque
sostituirla, magari non con urgenza ma alla prima occasione, e nel frattempo
tenerla ben carica per evitare altri rapidi deterioramenti. Potrebbe essere
utile anche verificare l'autoscarica: si misura con precisione la tensione
prima di lasciare la barca per rientrare a casa (ricordarsi
che deve essere da un po' a riposo) e poi la si ricontrolla quando si ritorna
dopo ad esempio un mesetto.
La carica deve essere diminuita di poco, qualche punto
percentuale se la batteria e' marina, 5-10% se è automobilistica.
Valori superiori indicano che l'ettrolito non è piu' buono, è
inquinato o la batteria è molto vecchia, comunque conviene pianificare
una sostituzione in quanto la batteria "non tiene la carica".
Conclusioni
Non prendete alla lettera questo metodo della tensione,
nel senso che errori di misura, variazioni di temperatura tra le misure,
ecc. potrebbero far prendere qualche granchio: conviene ripetere la misura
piu' volte. Se si acquisisce un po' di pratica, si possono ricavare indicazioni
anche osservando gli strumenti: per esempio, se si ha l'impressione che
la batteria si ricarichi in tempi troppo corti e altrettanto tende a scaricarsi
piu' rapidamente del solito, significa che ha perso una buona fetta della
sua capacita', analogamente se si ricarica apparentemente troppo lentamente
potrebbe avere un elemento in corto o che non tiene la carica, e cosi'
via.
Quindi: se avete una batteria sicuramente buona, perche'
è quasi nuova (non piu' di 6 mesi) osservate spesso il voltmetro
e gli eventuali amperometri presenti nelle varie condizioni di utilizzo:
col caricabatterie inserito, con le luci accese, con il motore che sta
ricaricando, e cercate di annotarvi mentalmente gli andamenti (che in questo
caso possiamo definire "normaliî) dei valori di tensione e
di corrente nel tempo. Se ci si abitua a fare queste osservazioni, si sara'
in grado di valutare per tempo eventuali decadimenti delle prestazioni
della batteria e quindi essere in grado di sostituirla prima di rimanere
a piedi. Cosi' come si capisce al volo se una vela non è perfettamente
a segno, senza dover andare a misurare col metro la posizione del grasso
o misurare col dinamometro la tensione della drizza. Ovviamente chi non
ha voglia di fare tutto questo, puo' rivolgersi ad un buon elettrauto di
fiducia, dotato anche di un po' di pazienza, per farsi controllare la batteria
almeno una volta l'anno e prima di navigazioni impegnative.
Ultima precisazione: Le cose che ho scritto sono frutto
della mia esperienza,di nozioni apprese nel corso della mia vita da varie
fonti e deduzioni puramente personali in gran parte ricavate da un "archivio
mnemonico" custodito nella mia mente, quindi soggetto ad errori.
Non mi assumo nessuna responsabilita' implicita o esplicita
su quello che ho scritto. ;-)
Buon Vento
Franco Vecchi
(sono gradite richieste di approfondimenti, chiarimenti,
contestazioni) ==>> Franco Vecchi vecchi@ciaoweb.it