SCARRAFONE LATINO
di Nicola Rainone

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Le vele

Nello spirito dell'autocostruzione ho ritenuto di dover provare anche ad autocostruire le vele.
La difficoltà maggiore, pensavo, è quella di reperire un materiale adatto senza spendere capitali per dacron e simili.
Quando ho visto su Spray il Lankotex ho pensato di aver risolto anche questo problema, ad un costo, tutto sommato (in caso di insuccesso), molto contenuto.
Per la progettazione delle vele mi sono servito del programmino Sailcut4, scaricabile dal sito www.sailcut.com, non prima di aver letto tutto quello che bisogna sapere sulle vele, grazie all'ottimo testo LE VELE di Howard-Williams, edito dalla Zanichelli, oltre a tutto quello che sono riuscito a trovare in Internet.

Alla fine, anche se con un po' di insicurezza e confusione, ho utilizzato i seguenti parametri per la randa:

sailcut1 (34K)
sailcut2 (32K)


Il Lankotex utilizzato nella realizzazione delle vele è venduto sotto forma di teli da 180 g/mq nella misura 4x3 m al prezzo di Euro 17,5, (c'è anche il telo da 270 g/mq, nella misura 6x4 m) e presenta lungo i bordi degli occhielli a pressione. Questo materiale si presta sia ad essere incollato con nastro biadesivo sia cucito, io ho scelto la seconda possibilità, utilizzando del normale nastro biadesivo solo come imbastitura dei ferzi, in modo da facilitare la cucitura a macchina.



Per tracciare i ferzi ho fissato al pavimento, con del nastro di carta, l'intero telo, che, a causa della sua natura, è difficile da distendere bene.
Infatti restano comunque delle pieghe, che rendono difficoltoso sia il tracciamento, sia il successivo taglio dei ferzi.

Per tracciare le linee ho utilizzato un pennarello indelebile a punta fine, cancellabile facilmente, a vele finite, con trielina.
Devo dire che quello della tracciatura è il lavoro più duro e lungo, oltre ad essere scomodo a causa della posizione da tenere.
il telo fissato al pavimento


SailCut produce un disegno dei ferzi con i vari punti dati da coordinate x-y per gli angoli e come dx e dy per i punti intermedi.

Si devono disegnare, quindi, prima i punti dati e poi raccordare questi con linee dritte o curve.
Per la localizzazione dei punti mi sono servito di un metro a rullo e di un profilato di alluminio come riga per le linee dritte, le linee con maggiore freccia (poche per fortuna) le ho tracciate utilizzando un listello di ramin fissato con nastro adesivo, mentre per piccole frecce (i ferzi più in alto) ho raccordato i vari tratti tra i punti con il profilato di alluminio (la freccia è talmente piccola che l'errore che si commette è insignificante).


Nella foto si vede la tracciatura del terzo ferzo della randa.


vele4 (8K) vele5 (9K) vele6 (8K)
I ferzi della randa in posizione. La curvatura della ralinga ben visibile I ferzi del fiocco in posizione


Siamo all'assemblamento dei ferzi. Per facilitare la cucitura ho "imbastito" i ferzi con del normale nastro biadesivo, il filo utilizzato è di poliestere detto "GRAL", con la caratteristica di essere continuo, quindi resistentissimo ( superata ampiamente la prova di strappo con le mani: impossibile spezzarlo!). Il colore scelto è un grigio, dando ascolto ai manuali che consigliano colori contrastanti con quello della vela per individuare eventuali rotture durante l'uso.

Dunque, con l'aiuto di mia madre e la sua macchina per cucire ultra-ventennale PFAFF, le vele iniziano a prendere forma.


Utilizziamo un punto zig-zag molto grande, in modo da allontanare quanto più possibile i fori nel tessuto. Prima vengono cuciti tra loro i ferzi (il nastro biadesivo resta tra le cuciture) con due passate a distanza di qualche millimetro, probabilmente bastava una sola cucitura, però... non si può mai sapere.

Questa operazione è complicata dalla rigidità del Lankotex, che, quando la vela comincia a crescere, rende difficile movimentare questa sotto la macchina per cucire casalinga.


Rifilata la vela lungo la ralinga, viene cucita la fettuccia (nastro di poliammide, che non risulta molto resistente, ma solo questo ho trovato!) che porta il gratile. Per effettuare questa operazione abbiamo prima di tutto imbastito con ago e filo, a mano, la fettuccia avvolta ad U intorno alla cima, con punti aderenti alla cima stessa, successivamente è stata effettuata una prima cucitura con punto dritto lungo il gratile in modo da bloccare questo nella fettuccia (la linea scura più vicina al gratile nella foto).

Il passo succssivo è stato quello di inserire il bordo della vela fra i due lembi della fettuccia, bloccando quello inferiore con il biadesivo e passando a macchina sull'altra parte (nella foto si vede la prima cucitura a zig-zag).


I rinforzi negli angoli delle vele li ho ritagliati dallo stesso tessuto e cuciti sovrapponendoli, come si vede nella foto per il rinforzo alla penna del fiocco, prima della cucitura del gratile.
Oltre a questi ho cucito anche dei rinforzi per gli occhielli della mano di terzaroli della randa.

Ultimo atto della cucitura delle vele è l'esecuzione della piega di rifinitura (e rinforzo) lungo la balumina, cucita con una sola cucitura a zig-zag.

Infine sono state cucite le tasche per le stecche sulla randa.
In mancanza di indicazioni ho assegnato la lunghezza delle stecche a... naso. Probabilmente dovevano essere uno o due decimetri più lunghe.


Ho fatto montare occhielli a pressione in alluminio sulla penna della randa (dove ho montato una tavoletta in compensato resinato da 3mm), il punto di mura di questa, un'altro un po' più su in previsione di un attacco per il caricabasso e due per la mano di terzaroli.

Invece sulla bugna di scotta della randa ho cucito un anello di acciaio inox con un rinforzo costituito da una fettuccia in materiale sintetico (una di quelle fettucce fermapacco per auto). La stessa cosa ho fatto per il fiocco (vedi foto). Mentre per la penna e il punto di mura di quest'ultimo ho risolto ripiegando e cucendo il gratile a formare degli occhielli, che andranno a fermarsi nei grilli posti sull'avvolgifiocco e sull'albero.


La bugna di scotta della randa con l'anello inox e le due fettucce di rinforzo passanti nell'anello. Si notano i rinforzi cuciti in sovrapposizione. Il punto di mura della randa con i due occhielli di alluminio, in alto quello per il caricabasso, sotto quello che fissa la vela al gancio sull'albero La penna della randa, si nota la tavoletta cucita dentro una tasca, con l'occhiello metallico. Il nastro è servito a bloccare l'usura, rapida, della fettuccia di poliammide.


La prima foto, a destra, mostra la bugna di scotta collegata al tesabase, manovrato attraverso la scotta che fuoriesce sotto il boma e appoggiata sopra di esso. La seconda foto mostra la situazione (lo so, non proprio da manuale, in quel momento!) del punto di mura e del gancio del caricabasso.


Questa foto mostra la randa in tutto il suo splendore. Certo, c'è qualche grinza, forse la forma potrebbe essere migliorata, le stecche dovrebbero essere calcolate meglio, si tratta, però, di finezze che certamente saranno migliorate con la prossima costruzione.
Per queste, come prima esperienza, tenuto conto anche del tipo di materiale e del costo irrisorio di questo, è un risultato più che entusiasmante, soprattutto se si considerano le prestazioni in condizioni dure: almeno tre volte il vento è stato abbastanza cattivo e le vele hanno tenuto benissimo, svolgendo il loro lavoro in maniera più che adeguata.

Ho parlato di "prossima costruzione" in quanto, incoraggiato da questi risultati, già mi frulla per la testa il passaggio ad un tessuto serio, il dacron, che sicuramente sarebbe più facile da cucire e rifinire. Ora, però, mi godo per qualche tempo queste fatiche, contando più sulla resistenza del materiale che sulle sue prestazioni.

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